“Fuorvianti le parole di Squarcione sul Registro tumori”

inquinamento tvnCIVITAVECCHIA – “Mai sostenuta l’inutilità assoluta dei Registri Tumori i quali, al contrario, sono potentissimi strumenti di studio per fotografare nel tempo, l’andamento di questa patologia”, affermazione, questa, corretta e più che condivisibile ma che imporrebbe, come misura consequenziale, l’attuazione del registro dal momento che nel nostro territorio gli insediamenti produttivi e l’inquinamento dovrebbero essere perfettamente valutati e combattuti sotto il profilo preventivo.
E’ peraltro fuorviante affermare, come fa il Direttore, che: “frequentemente sono su base nazionale, molto spesso sono su base regionale e, comunque, quasi mai al di sotto dell’area provinciale”, come se soltanto questo sia sinonimo di correttezza preventiva, mentre, a parte l’inesistenza ad oggi di un auspicabile Registro Tumori Nazionale e nell’attesa che si realizzi, è vero l’opposto e cioè che dovrebbero tali registri essere più frequenti, segnatamente alle zone “critiche” quale quella, appunto, di competenza della nostra ASL RMF. Del resto il sito ufficiale del Ministero della Sanità e quello dell’Associazione Italiana Registro Tumori (AIRTum) stabilisce che: “La maggior parte dei registri italiani sono registri di popolazione ovvero raccolgono i dati relativi alle malattie tumorali di tutti i residenti di un determinato territorio (può essere una singola città o un’intera regione, una provincia o il territorio di una ASL)”.
Le affermazioni del Direttore, inoltre, lasciano intendere che il problema sia solo economico, ma il Direttore dovrebbe essere consapevole che le incombenze epidemiologiche sono già in parte della sua Asl, e che il progetto di realizzazione di un Registro Tumori dei comuni di Civitavecchia, Allumiere, S. Marinella e Tolfa proposto dalla Asl nel 2005, che prevedeva il coordinamento da parte dell’Asp, stimava un costo totale di 97.930 euro anno! (cifra non impossibile e largamente inferiore al milione che annualmente viene inutilmente speso dal carrozzone del Consorzio Ambientale).
D’altra parte effettivamente vi è già l’Osservatorio Epidemiologico della Asl RmE, il quale attualmente già registra le cause di morte ed i tumori nel Lazio, oltre a svolgere indagini epidemiologiche. Non si comprende perché il Direttore non abbia interpellato o fatto rispondere al predetto Organo, che certo è tecnicamente organizzato e potrebbe con poca fatica “coadiuvare” la Asl nell’attuazione del registro, ponendo in essere una iniziativa congiunta di alto valore istituzionale.
Vero è, quanto sostiene il Direttore, che per “un’azione rapida, e non esclusivamente di studio, annualmente l’ASP-Lazio Sanità pubblica un rapporto contenente tutti i dati validati relativamente allo stato di salute della popolazione”, desumendoli “a costo aggiuntivo zero, attraverso la consultazione di archivi già esistenti quali quello di mortalità, le schede di dimissione ospedaliera, le esenzioni per tipo di patologia, etc”
Ma sorge spontaneo domandarsi come mai il Dr. Squarcione, invece di addentrarsi in sterili polemiche, non si sia soffermato, invece, a commentare detti dati, che peraltro indicano una situazione certamente da approfondire in alcuni comuni della Asl F, e non abbia reso edotta la popolazione su quali siano le sue determinazioni di prevenzione a seguito dei dati già esistenti ed a lui ed ai sindaci comunicati dall’Osservatorio Epidemiologico Regionale.
Ma le affermazioni del Dr. Squarcione divengono addirittura confondenti e fuorvianti, probabilmente perché mal riportate dal notista, quando lo stesso si addentra a parlare di incidenza e di presunte analisi del rapporto causa effetto.
Infatti c’è da dire che non si conosce in modo esatto la frequenza di accadimento dei fenomeni neoplastici nella zona (ad esempio se sono importati o meno) né l’esatta tipologia tumorale (ed è anche questo un problema di diagnosi) e se talune forme possono essere correlate nella zona a questioni espositive in senso generale (ambientali, alimentari, ecc..) perché “tumore del polmone” può voler dire molte cose, può voler dire “campagne contro il fumo non efficaci” oppure “inquinamento aereiforme” oppure “esposizione occupazionale”, ma pur sempre da una diagnosi tipologica si deve partire (ed i dati OER non danno questa differenza).
In sostanza non si conosce se gli eccessi di mortalità registrati possano o meno essere posti in relazione a caratteristiche emissioni o lavorazioni presenti sul territorio.
Il Registro, che il Movimento No Coke chiede da anni (2004), è quindi arma utile a complemento e perfezione dei dati già esistenti e servirebbe a monitorare negli anni l’adeguatezza o meno delle politiche generali di prevenzione sul territorio (non solo in tema di emissioni ma anche in tema di corrette politiche di screening, di educazione alla salute ecc…) tutti aspetti che la Asl prioritariamente deve tener presenti secondo il piano sanitario nazionale e le stesse linee regionali.
Infine ci preme sottolineare che concordiamo con il dr Squarcione nel dire che “di sanità pubblica bisogna parlarne in termini tecnici e non ideologici” ma vogliamo però ricordargli che tale affermazione può risultare corretta esclusivamente laddove viene rispettato il diritto della popolazione a conoscere i dati di mortalità e tumorali in modo esaustivo.
Ove ciò non si realizzasse, l’affermazione sarebbe solo giustificazione di una voluta omissione in relazione ad un legittimo diritto dei cittadini.
Per ulteriori informazioni (e chiarirsi le idee) sui “Registri Tumori”, si invita a visitare il sito dell’Associazione Italiana Registro Tumori, alla quale aderiscono i 34 Registri attualmente esistenti in Italia: http://www.registri-tumori.it

Movimento No coke Alto Lazio