Dal Dottor Giovanni Ghrga riceviamo e pubblichiamo:
“In un Paese che vede sempre più crescere l’età media nazionale, aumentano anche le patologie correlate all’invecchiamento. Tra queste, le demenze la fanno da padrone con numeri da vera e propria emergenza sanitaria. Se ne è parlato recentemente a Roma in occasione di “Mind the gaps: poniamo l’attenzione sui divari regionali nella presa in carico delle persone con demenza”, incontro organizzato per fare il punto sullo stato dell’arte in merito all’utilizzo dei fondi stanziati nella legge di Bilancio 2021 per l’Alzheimer e le demenze. Fondo che è stato ripartito tra le Regioni per l’attuazione di piani demenza regionali che dovranno dare risposte concrete ai pazienti e alle loro famiglie troppo spesso chiamate a farsene carico direttamente in mancanza di servizi socio sanitari strutturali. Spesso l’impatto della malattia è devastante per le famiglie e per i caregivers che si trovano ad affrontare una sfida enorme sia in termini economici che sociali. Si stima che nel 2050 i casi di demenza interesseranno, a livello mondiale, circa 153 milioni di persone passando così dagli attuali 57 a un numero quasi triplicato di diagnosi (1).
In Italia quale è la situazione presente e futura? In generale l’incidenza e la prevalenza di demenze sono crescenti con l’avanzare dell’età e l’Italia è già oggi una delle nazioni con la struttura della popolazione più anziana, tanto che la Global Burden of Disease Collaboration identifica il nostro quale uno dei Paesi con il maggior impatto delle demenze. Le previsioni demografiche indicano che la nostra popolazione è destinata ad invecchiare ulteriormente, situazione che renderà però l’entità epidemiologica ancora maggiore. Se anche il carico di malattia crescerà, questo dipenderà dalla disponibilità di strumenti di prevenzione, diagnosi, trattamento e riabilitazione sempre più efficaci (1).
Nel campo della prevenzione delle demenze rientra il miglioramento della qualità dell’aria.
Uno studio recente ha preso in esame gli impatti dell’esposizione al particolato fine (PM2.5) sulla cognizione. Lo studio delle concentrazioni giornaliere di PM2,5 e dei cambiamenti nella direzione del vento locale, hanno reso possibile identificare gli effetti del PM2,5 sulle funzioni cognitive.
IN PRIMO LUOGO, l’impatto medio dell’esposizione al PM2,5 giornaliero è sostanziale anche a livelli inferiori all’attuale qualità dell’aria ambiente EPA 24 ore su 24, standard di 35?g/m3 ed anche a livelli inferiori alle precedenti linee guida dell’OMS sulla qualità dell’aria, valore di 25?g/m3.
Questi risultati suggeriscono che potrebbero esserci ulteriori benefici dalla riduzione di tali soglie di questi inquinanti.
IN SECONDO LUOGO, tra i sette domini cognitivi che sono stati studiati, l’effetto SULLA MEMORIA È IL PIÙ FORTE. I risultati dei danni alla memoria a seguito della esposizione può anche far luce sul meccanismo che sta alla base DELL’IMPATTO CAUSALE DELL’ESPOSIZIONE PROLUNGATA ALLE POLVERI FINIm E LA PROBABILITÀ DI RICEVERE UNA DIAGNOSI DI DEMENZA.
IN TERZO LUOGO, a differenza della maggior parte delle prove di effetti avversi del PM2,5 sulla salute dei bambini e degli anziani, i risultati di questo studio indicano che gli individui sotto l’età di 50 anni possono rappresentare la fascia più colpita dall’esposizione all’inquinamento dell’aria da questo tipo di particolato. Inoltre, sembra che la capacità di apprendere sia influenzata dalla variazione a breve termine del PM2,5.
IN QUARTO LUOGO, l’esposizione ad alti livelli di PM2,5 sembra esacerbare la disuguaglianza nelle prestazioni cognitive. Gli individui con ridotta capacità possono essere i più colpiti dal particolato fine. Questa è una prova suggestiva che gli investimenti nella qualità ambientale possono portare ad un risultato importante nel contesto del recente aumento nelle disuguaglianze di reddito nella maggior parte dei paesi.
Alla luce di queste indicazioni, l’assenza nella manovra di governo di investimenti importanti nella sanità e nel miglioramento della qualità dell’aria, lasciano poca speranza a porre un freno all’aumento vertiginoso dei casi di demenza anche in Italia”.
Panorama della Sanità. 2.300.000 mila persone con demenza in Italia entro il 2050: 900 mila in più rispetto a oggi 24/11/2022.
A La Nauze, ER Severnini. Air Pollution and Adult Cognition: Evidence from Brain Training. Working Paper 28785. National Bureau Of Economic Research 1050 Massachusetts Avenue Cambridge, MA 02138 May 2021, Revised November 2021. http://www.nber.org/papers/w28785
Herr D, Jew K, Wong C, Kennell A, Gelein R, Chalupa D, Raab A, Oberdörster G, Olschowka J, O’Banion MK, Elder A. Effects of concentrated ambient ultrafine particulate matter on hallmarks of Alzheimer’s disease in the 3xTgAD mouse model. Neurotoxicology. 2021 May;84:172-183. doi: 10.1016/j.neuro.2021.03.010. Epub 2021 Mar 29. PMID: 33794265; PMCID: PMC8268836.
Jew, K., Herr, D., Wong, C. et al. Selective memory and behavioral alterations after ambient ultrafine particulate matter exposure in aged 3xTgAD Alzheimer’s disease mice. Part Fibre Toxicol 16, 45 (2019). https://doi.org/10.1186/s12989-019-0323-3
University of Rochester-EPA Excellence PM Center. Ultrafine Particles: Characterization Health Effects and Pathophysiological Mechanisms. Progress Report Year 4. July 2003.