Fine del partigiano

Anita Capuzi – classe III^ S (terza media) Istituto comprensivo Don Milani Cerveteri

Traccia
Inverno 1943. Fuggito di casa, ha iniziato la tua lotta partigiana nella Resistenza per liberare l’Italia dal nazi-fascismo tra orrori, pericoli, paura e devastazione.

“Via! Via! Arrivano i tedeschi! Più veloci! Prendete tutte le scorte, sia militari che alimentari!”. La brigata Garibaldina marchigiana, di cui io sono il capo, è sotto attacco il 31 dicembre 1943. I tedeschi hanno scoperto il nostro nascondiglio. Per fortuna mia moglie, che è una staffetta, ci ha avvisati in tempo. Anche questa volta ce la caveremo: “Pietro che facciamo? Dove andiamo adesso!? Qui le scorte stanno per finire. Non so quanto resisteremo. Ogni uomo vuole ritornare dalla propria famiglia, VIVO. Non sarebbe meglio sciogliere la brigata e chi vuole si unisce alle GAP?”. Lui è il mio vice, un cacasotto. Non lo sopporto. Ho come l’impressione che voglia morire ucciso dai tedeschi. E’ venuto da noi perché la sua casa è stata distrutta da quei maledetti: “Ma sei pazzo? Pensa a cosa andremo incontro se facessero tutti come dici tu. Altri anni di dittatura, uccisioni, tragedie, città demolite, cittadini minacciati da quegli esseri immondi, i fascisti con, ovviamente, il supporto dei nazisti. A me rimane poca vita, ho 50 anni, ma pensa a tutti i giovani e alle nuove generazioni. Dovranno vivere con questo caos per tutta la vita se noi non interveniamo adesso. Anche mio figlio. Non voglio che cresca con queste idee assurde che lo fanno diventare un deficiente, come i crucchi. Gli faranno il lavaggio del cervello. Se devo morire, tanto vale farlo per una giusta causa. E se i miei soldati vogliono andarsene facessero, ma così condanneranno l’Italia e i suoi abitanti futuri. Adesso incamminiamoci, andiamo in un fienile su una collina di Macerata. A metà percorso gli alleati lanceranno delle armi e del cibo”. “Signore ma è troppo lontano, ci scopriranno!” grida un fannullone. “E’ vero, sono 70 Km. Non ce la facciamo, non siamo in forze. Possiamo ritornare al vecchio nascondiglio!” dice un altro. “Fermi tutti! Neanche a me va di camminare per giorni! Non possiamo tornare al nostro nascondiglio, è quello che vogliono loro! Se mi fate parlare vi spiego! Abbiamo i tedeschi, rispetto a noi, a Sud, a Est, a Ovest e a Nord. La pattuglia a Nord si sposterà verso Nord-Est per poi passare nel punto dove siamo noi. Se noi andiamo al fienile, cioè a Nord, mentre loro si spostano, il gioco è fatto. Avete capito? Forza, si parte!”. Finalmente siamo partiti. Sono esattamente le 17:44. Sta facendo buio. Meglio fermarsi per la notte. Sono due giorni che non chiudiamo occhio. Ormai mi sono scordato la sensazione di dormire in un letto caldo, con una coperta di flanella sopra al piumone. Sono tre mesi che dormo tra due coperte di cartone, tutto vestito, accanto ad altri quarantanove uomini. E’ la dura vita del partigiano. Ogni giorno penso a mio figlio. Come sarà diventato? Certamente bello come il padre. A mia moglie che può essere anche morta per colpa del suo lavoro, il più pericoloso. Li penso solo quando ho il tempo di pensare. Sono pronto a dare la vita per la libertà. Se mi trovassi Mussolini davanti non so cosa non gli farei. Non ho pietà per quelli come lui e come Hitler, peggio ancora. Il problema è che di questi tempi è pieno di queste “persone” e ci saranno sempre. Basta, deve finire la guerra. Ringrazio il cielo per essere ancora vivo. Domani è un altro giorno ed un altro anno, ma non si sentono fuochi o spari e nessuno festeggia. Che cosa dovrebbero festeggiare, nessuno riesce a vedere il bicchiere mezzo pieno perché l’acqua non c’è. Buonanotte.
Il primo giorno dell’anno siamo tutti carichi al mille per mille. Abbiamo camminato per venti lunghi giorni tra mille imprevisti e spari e siamo arrivati oggi, 21 gennaio 1944, al fienile con dei risultati. Abbiamo distrutto parecchie cose dei tedeschi ma non mi metto ad elencarle. Abbiamo rischiato la pelle più volte ma ne siamo usciti vivi e solo uno è stato catturato. Durante una sparatoria il cacasotto non si è rivelato un fifone, al contrario. Per sparare ad un crucco si è spostato, un altro l’ha visto e l’ha catturato. Speriamo che non dica niente del nuovo nascondiglio. Sono le 18:53 e tutti, stranamente, sono felici. Il peggio di questa azione è passato e gli alleati stanno avanzando sempre di più. Mi sono rimesso a letto però non sono tranquillo, c’è qualcosa che non torna, è stato tutto un po’ troppo semplice. Non ho finito neanche il pensiero che sono arrivati i tedeschi e hanno fatto una strage con i mitragliatori. Per terra è tutto pieno di sangue. Solo io sono stato risparmiato. E sono stato portato ad Ussita per essere fucilato, almeno è una morte ufficiale. Mi hanno torturato, minacciato e ucciso moralmente. Mi hanno ordinato di scavare la fossa ma mi sono rifiutato. Adesso sono qui, in piedi, aspettando che il tedesco spari, però sono contento di morire per il comunismo, mio figlio, mia moglie e la mia Italia. Uno, due …