Non è Hcs, non sono le Sot. Non è l’acqua, né la Tia e nemmeno il Padellone. Il primo vero scivolone dell’Amministrazione Cozzolino è il mancato ritiro della delega a Rosanna Lau. Perché le affermazioni pubblicate e confermate alcuni giorni fa dall’esponente grillina sulla pagina personale di Facebook, non possono trovare alcuna giustificazione e segnano un’altra squallida pagina del già triste libro politico di Civitavecchia. Ed il Movimento Cinque Stelle, che ha avuto il grande merito di condurre una campagna elettorale, non a caso vincente, con toni equilibrati e assai distanti dalle megafonate di Beppe Grillo, con la difesa a oltranza della Lau è caduta mani e piedi nella peggiore delle consuetudini italiche: puntare sempre il dito contro gli altri e non riconoscere mai i propri errori. Vero è, e ha fatto bene a ricordarlo il sindaco Cozzolino nella sua replica ufficiale, che il Partito democratico locale non è stato esente in passato dal ricorso all’insulto gratuito, ma ciò non può rappresentare una giustificazione per non censurare le dichiarazioni della Delegata. Le sue parole sono gravi, offensive, assolutamente fuori luogo, pesantemente irrispettose nei confronti di chi vive il dramma del cancro nel momento in cui ha voluto ricorrere ad una metafora cinicamente impropria; e sono tremendamente qualunquiste laddove ha voluto identificare in blocco gli elettori di un altro candidato sindaco come la metastasi della città; una pratica perversa per cui si disconosce a priori l’onestà, la passione, l’impegno civile nei confronti di chi esprime un voto non condiviso e ritenuto non salutare per la comunità, innescando un pericoloso principio di base: tutto ciò che è diverso dal mio credo politico rappresenta il male assoluto, o per l’appunto il “cancro”, per dirla con le sue stesse parole. Non si tratta di negare gli errori, gli imbrogli, le spartizioni che in questi anni hanno caratterizzato la politica cittadina e devastato la città; la questione è che non è eticamente accettabile l’omologozione di tutto ciò con un intero elettorato. E in questo senso, valutando non la persona ma il politico, il Sindaco Cozzolino e l’intera amministrazione avevano il dovere morale di condannare fermamente le parole della Lau, ritirandole la delega; perché appare risibile la motivazione secondo cui non avrebbe espresso tali considerazioni nella veste di Delegata. Chi ricopre un incarico istituzionale, tanto più una delega sindacale, rappresenta le istituzioni in ogni contesto pubblico; e un social network come Facebook, come peraltro hanno riconosciuto già da decine di sentenze civili e penali, è certamente un contesto pubblico, in cui non ci spoglia della veste di Delegato per riappropriarsene quando si varca la soglia del Comune. In ogni contesto in cui si è a contatto con la cittadinanza, un rappresentante istituzionale deve mostrare sempre buon senso, equilibrio e rispetto. Si può certamente sbagliare, e una leggerezza, per quanto grave ma istintiva e poco ponderata, può capitare a chiunque; poi però occorre saper riconoscere i propri errori. Non lo ha fatto la Lau; peggio ancora, non lo hanno fatto nemmeno il Sindaco né l’intera Amministrazione comunale, secondo la più odiosa delle abitudini che caratterizzano la politica italiana: a dimettersi devono essere sempre gli altri, guai a toccare i nostri. E in questo l’Amministrazione Cozzolino, votata a furor di popolo per sradicare cattive consuetudini, cambiare la politica e riportare un po’ di moralità, si è mostrata assolutamente legata al più triste passato.
Marco Galice