Yemen. Tregua tra i ribelli e Abdullah Saleh, che però non molla il potere

yemenContinuano in Yemen le manifestazioni di protesta. Sono ormai praticamente quotidiane e si sono intensificate sabato scorso per proseguire domenica, fino a far si che di nuovo il sangue scorresse impietoso in seguito a nuovi scontri tra i manifestanti (questa volta meglio equipaggiati e per giunta appoggiati da una divisione dell’esercito che ha disertato per unirsi a loro), e le forze di sicurezza fedeli al presidente Ali Abdullah Saleh. Quest’ultimo viene accusato dai ribelli di spingere il paese in una guerra civile vista la sua insistenza nel non voler abbandonare il potere per aprire una fase di transizione. Negli scontri nelle grandi città di Sanaa e Taiz in tutto si contano più di venti morti tra i manifestanti.
Solo che stavolta sono stati coinvolti anche inermi civili: una ragazza è stata colpita ed uccisa da un cecchino nella città centrale di Taiz, assieme a lei cinque civili, tra cui un bimbo, nella notte. Il fatto ha provocato grande indignazione tra i cittadini che hanno manifestato sotto le sedi istituzionali yemenite il loro dissenso. Si è così deciso per una temporanea tregua tra le parti: il governo si Sanaa e un generale dissidente hanno firmato oggi una tregua. Un rappresentante governativo ha detto che “l’accordo tra il governo del presidente Ali Abdullah Saleh e il generale Ali Mohsen è avvenuto con la mediazione di un comitato locale presieduto dal vicepresidente ed è in vigore dalle 15 di oggi”.
Entrambe le parti hanno acconsentito anche a rilasciare le persone rapite durante i mesi di proteste anti-governative che hanno spinto il Paese della Penisola araba sull’orlo di una guerra civile; conflitto che secondo gli analisti rafforzerebbe al Qaeda a livello regionale. Saleh si è sottratto finora alla firma dell’iniziativa del Golfo per una transizione pacifica nel suo paese, per tre volte ha rifiutato ogni compromesso, e dice che passerà il potere solo in “mani sicure”, continuando a sostenere che una guerra civile e la sua scomparsa politica non farebbero che favorire Al Qaeda; sull’ultima soluzione è apparso più possibilista. Nel frattempo i Qaedisti e l’Onu aspettano e gli yemeniti muoiono.