Un mio amico, poco tempo fa, mi disse che si accorgeva di essere arrivato a Civitavecchia dalla danza che la macchina faceva sulle buche.
Io gli risposi che me ne accorgevo da altre cose: dall’erba non tagliata lungo le strade, anche in pieno centro, dalla sporcizia generalizzata; ma sicuramente non dalle buche perché ci abbiamo fatto il callo.
Ironia a parte, vi siete mai chiesti il perché di così tante buche?
Per riparazioni o passaggi di servizi, per il ripristino degli stessi ci sono due possibilità.
La prima è quella che si è sempre adottata a Civitavecchia sulle strade di competenza comunale: si riempie la buca con la stessa terra di scavo e, quando va bene con pozzolana o macco di Tarquinia; tutti sanno che un materiale sciolto ed incoerente poi si assesta e, se ci sommiamo il carico dei mezzi che ci passano sopra, ecco che in breve tempo si formerà una buca, e questo avverrà per circa venti anni, finché il riempimento non si sarà compattato.
La seconda possibilità è fare, come ha sempre fatto la Provincia di Roma – ora chiamata Città Metropolitana di Roma Capitale, in cui lavoro come Funzionario dei Servizi Tecnici – che, sulla base di un disciplinare tecnico e su prescrizioni riportate dell’autorizzazione allo scavo, impone il riempimento con Geomix o conglomerato cementizio con 100 kg di cemento su metro cubo di inerte.
Si procede, quindi, al ripristino del tappeto di conglomerato bituminoso, previa fresatura per l’intera carreggiata e per dieci metri lineari a cavallo della buca o dell’attraversamento; se è un fiancheggiamento, il ripristino va fatto per l’intera carreggiata e per tutta lunghezza dello scavo.
Se anche a Civitavecchia si adottasse questo metodo, le buche non si riaprirebbero e rimarrebbe solo l’usura del tappeto bituminoso. Forse ci sono degli interessi reconditi? Meditate gente…
Domenico Manili