Inauguriamo oggi una nuova rubrica di Centumcellae News, con la quale intendiamo osservare sotto una particolare lente di ingrandimento contesti ed esperienze della vita sociale che meglio sintetizzano questo delicato momento che sta attraversando il nostro Paese. Brevi vissuti e spaccati di vita a 360° di una Italia in cui povertà, emarginazione e sfruttamento generano situazioni di estrema sofferenza; ma anche sperienze di profonda generosità e solidarietà, da parte di chi in silenzio tenta di offrire un aiuto a chi altrettanto silenziosamente sprofonda nell’emarginazione e nel dolore. Una piccola voce, dunque, attraverso una piccola finestra, per chi avrebbe tanto bisogno di gridare. E questa prima “puntata” comincia non a caso proprio da un approfondimento sul tema del volontariato, vera inesauribile risorsa dell’Italia di fronte ai grandi mali e alle catastrofi che spesso devastano il Paese.
“In questo momento così tragico per la nostra Genova, un ringraziamento va a tutti i volontari Anpas che sono ancora svegli e stanno operando nelle zone colpite dal maltempo per dare sostegno alla popolazione”. Così ha si è espresso il comitato Anpas Liguria all’indomani della valanga di acqua che ha sommerso la città di Genova due settimane fa.
Dopo la conta delle vittime umane e dei danni materiali alle cose, si assiste in questa Italia, che sta materialmente cadendo a pezzi per incuria o negligenza della classe politica attuale e delle passate gestioni, a pari merito, il balletto delle responsabilità. Sui giornali nazionali e locali come sui network non si parla d’altro che di attività che andavano fatte pur essendoci i fondi e che per qualche motivo non sono state effettuate, con il benestare delle autorità.
Eppure i geologi hanno sempre dichiarato che l’Italia ha bisogno di un piano per prevenire i fenomeni alluvionali, come pure le frane e i terremoti, se vogliamo arrestare il ripetersi di eventi drammatici come le alluvioni di tre anni fa a Saponara, a Vibo Valentia in Calabria nel 2007 e nel 2010, a Vicenza e nella Bassa Padovana nel 2010 e nelle Cinque terre nel 2011.
I cittadini in Italia hanno paura perché non si sentono più al sicuro nelle proprie case. Tutto questo perché il territorio è stato devastato da politiche cieche e insensate, insensibili alla difesa delle regole che lambiente circostante richiede.
Per fortuna abbiamo i volontari del sistema di Protezione Civile che in occasioni come queste danno il meglio di sé, mettendosi completamente a disposizione della collettività bisognosa, prima ancora dei soccorsi ufficiali, meritandosi ampiamente i titoli in prima pagina di questi giorni: “Angeli del fango. Leggendo le cronache si capisce che lattività di volontario, espletata non solo nella Protezione civile ma anche in altri settori, altrettanto vitali, ha assunto un ruolo preminente nel nostro Paese. Ormai vanno a colmare delle carenze strutturali e anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi se ne è reso conto.
Durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi nel mese di luglio 2014, Renzi ha annunciato il varo della riforma del terzo settore ovvero del sistema del volontariato in Italia: “Una riforma snella: sette articoli per ridisegnare il ruolo e il modo di operare del terzo settore in Italia. Il disegno di legge delega «per lo svolgimento di attività di interesse generale» è stato approvato dal consiglio dei ministri. Ora ci sono sei mesi di tempo per il varo dei decreti delegati e la riforma dovrebbe dunque cominciare ad operare dal 2015.”
Questi in sintesi i punti chiave della riforma voluta da Renzi: “bond solidarietà, stabilizzazione del 5 per mille, servizio civile che porterà i giovani ad operare anche all’estero alla nuova ‘impresa sociale’, fino all’obbligo di trasparenza delle associazioni. Sono solo alcune delle novità che verranno introdotte per valorizzare il grande movimento del volontariato in Italia che si adopera su tanti versanti ‘in attuazione del principio di solidarietà’, e soprattutto una riforma che però non dovrà pesare sui conti dello Stato.”
Scontato il plauso dalle associazioni di volontariato che oggi coinvolgono in Italia più di sei milioni di persone, stando ai risultati emersi dalla recente indagine conoscitiva, attuata dall’ISTAT nel 2013 su un campione di circa 19mila famiglie, e resa nota a luglio 2014.
Dall’indagine è emerso che sono più di sei milioni gli italiani che hanno svolto “un’attività prestata gratuitamente e senza alcun obbligo” per almeno una volta al mese, per lo più all’interno di organizzazioni (associazioni, comitati, movimenti, gruppi informali) mentre i restanti, direttamente a favore di altre persone, della comunità o dell’ambiente. “Il tasso di volontariato è pari al 12,6 per cento della popolazione: un italiano su 8. Una percentuale in aumento: era il 6,9 per cento nel 1993, e il 10 per cento nel 2011.”
L’ISTAT fornisce anche altri dati: “La fascia di età fra i 55 e i 64 anni ha il più alto tasso di volontariato totale mentre il valore diminuisce con l’abbassarsi dell’età, probabilmente, per il minore tempo libero a disposizione. Sono 126 milioni le ore dedicate dagli italiani al volontariato in quattro settimane. Considerando una settimana lavorativa di 40 ore, l’ammontare del lavoro volontario si può considerare equivalente a circa 787mila persone occupate a tempo. L’impegno medio mensile è 19 ore, con punte di 25,6 e 24,9 rispettivamente in Friuli Venezia Giulia e Piemonte, fino a scendere alle 13,8 ore della Campania e 13,9 della Sicilia. Non ci sono differenze significative tra uomini e donne, mentre le ore dedicate aumentano con l’età dei volontari.”
Questi dati in conclusione cosa ci vogliono dire? Che l’Italia ha un grande potenziale umano che può e deve essere utilizzato per il bene e l’interesse generale del Paese allo scopo di realizzare una impresa collettiva sociale, finalizzata ad arricchire il panorama delle istituzioni economiche e sociali del nostro tessuto connettivo. Che capitalismo e solidarietà umana possono abbracciarsi, accogliendo nuovi valori di sviluppo in armonia e nel rispetto delle altrui diversità, attraverso l’autorganizzazione di cittadini in grado di “coinvolgere persone nuove, per costruire legami sociali, sperimentare soluzioni innovative al fine di ammodernare le modalità di organizzazione ed erogazione dei servizi del welfare, rimuovere le sperequazioni e ricomporre il rapporto tra Stato e cittadini, tra pubblico e privato, secondo principi di equità, efficienza e solidarietà sociale.” Che esiste un tesoro inestimabile di risorse umane , finanziarie e relazionali, di cui la riforma Renzi del terzo settore dovrà tenere conto, se non vorrà sciupare le grandi opportunità di lavoro e crescita professionale provenienti dal volontariato, danneggiando l’intera collettività.