BRACCIANO – Abbiamo letto dell’allarme lanciato da Legambiente sull’inquinamento del lago, provocato dalle foci, meglio sarebbe dire “dalle feci” dei fossi che sfociano nel lago di Bracciano. I risultati dei 4 prelievi, confrontati con i dati 2013 e 2014 sono decisamente peggiorati, anzi “non danno speranza, essendo oltre i limiti consentiti dalla normativa vigente in Italia, la quale identifica la percentuale di microrganismi di origine fecale (Enterococchi intestinali, Escherichia coli, secondo le procedure indicate dal Dlgs 30 maggio 2008 n° 116). Le cause si fanno risalire alla presenza di scarichi civili non depurati.
Le zone a rischio riguardano tutti e tre paesi che si affacciano sul lago: Anguillara: “fortemente inquinato” uno dei due punti monitorati in località Pizzo Prato, “nei limiti consentiti”, invece, l’area limitrofa alla spiaggia in località Marmotta. Trevignano: “decisamente inquinata” la foce del canale all’incrocio tra via della Rena e via San Pietro, praticamente sulla spiaggia, spiega Legambiente. E Bracciano, dove sono state monitorate le foci di due fossi: il fosso della Lobbra e il Rio delle Mole.
Il primo, “fortemente inquinato” è stato recentemente oggetto di attenzione da parte dell’impietoso servizio TV di Striscia la Notizia, che ha sollevato indignazione e consapevolezza tra la popolazione locale per la vista dello sversamento di liquami di fogna nel lago (vedi parte finale). (http://www.striscialanotizia.mediaset.it/videogallery/2015/videogallery_jimmy_ghione.shtml?3)
Ci limitiamo a protestare e a scandalizzarci di fronte agli effetti sotto i nostri occhi. Ma le cause? Per quanto riguarda il Fosso della Lobbra, sembrano esserci problemi mai risolti sulla rete fognaria di una elegante lottizzazione di ville situata a monte, a poche decine di metri dalla riva del lago: nei periodi critici di sovraccarico, sembra che la cloaca trovi sfogo nel fosso della Lobbra, inidoneo perchè nato per la raccolta delle acque piovane. La situazione si ripete dal 2010. Da cinque anni c’è chi avvisa del pericolo, segnala, denuncia… niente, nessuno si muove. Eppure il Comune lo sa, i Vigili lo sanno, lo sanno la ASL e l’ARPA Lazio, lo sanno i Carabinieri, lo sa la Procura di Civitavecchia. Ma è tutto archiviato, nonostante le prove documentate, con filmati e foto molto espliciti, soprattutto durante le tracimazioni.
Il secondo fosso monitorato è quello di Rio delle Mole, con “valori di batteri fecali altissimi”. Il fosso che costeggia via del Paradiso, all’interno del Parco, è purtroppo noto alla nostra Associazione, che nel 2013 denunciò lo sversamento continuo di una cloaca proveniente niente di meno che dallo stesso COBIS.
Scattarono le denunce all’ACEA e agli altri enti responsabili (Comune di Bracciano, ARPA Lazio, ASL RMF). Vi fu il sopralluogo dei NOE, il Nucleo Ecologico dei Carabinieri. Ma non si trattava di una situazione eccezionale, bensì di un rimedio comune ad altri fossi, utilizzati non soltanto dagli allacci abusivi privati ma anche come “valvola di sfogo” delle fogne comunali, non certo saltuaria ma, purtroppo, perenne. Come lo è, ormai da molti anni, lo stato d’emergenza delle fognature.
L’amministrazione comunale si giustifica addossando la colpa alla insufficienza del collettore del COBIS (leggi ACEA) che, oltre ai tre comuni costieri, serve anche per i comuni limitrofi. Sarebbe utile capire allora come mai, nonostante questa situazione, ben nota da molti anni, si continua a costruire per una popolazione che cresce in modo esponenziale in un territorio senza un adeguamento fognario. A cominciare dalle molte carenze nella separazione delle acque chiare e scure, causa delle tracimazioni quando piove.
I responsabili continuano a insistere che l’acqua del lago è balneabile. Seconda l’ARPA è vero ma solo dopo i 250 metri di distanza dalla foce dei fossi.
http://www.arpalazio.gov.it/ambiente/acqua/dati/balneazione/balneazione.htm?comune=bracciano&prov=ROMA&lagoID=5
Rimane indimenticabile la sollevazione contro Legambiente dei vari enti responsabili, riportato dal Messaggero nel Luglio 2013: i tre Comuni del lago, il Consorzio dell’Lago, l’Ente Parco, l’ACEA, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Lazio. Si legge: “A rafforzare le affermazioni delle istituzioni locali – sottolineano i rappresentanti dei Comuni – si aggiungono le azioni di controllo e salvaguardia delle acque, svolte sia dal Parco Regionale di Bracciano e Martignano, sia dall’ACEA che monitora costantemente le acque del lago di Bracciano tutto l’anno”.
Oggi, la nostra assessora all’Ambiente si difende cercando di scaricare le responsabilità sul COBIS (Acea). Come se fossero responsabilità separate dalle sue. Dovremmo consolarci con la proposta dell’assessora Lucci, rimasta proposta, per “un lavoro di concerto con più enti coinvolti”, fatta l’anno scorso, allorchè si ripropose lo stesso problema? E che dire dell’apprezzamento per il “pungolo” di Legambiente?
Ecco, forse dovremmo convincerci che è meglio ignorare le cause, visto che, nel nostro caso, non servono a risolvere i problemi. Pungolate gente, pungolate!
Ass.Salviamo Bracciano