Tarquinia. Inceneritore, le associazioni ambientaliste avanzano dubbi sulla documentazione per la Via

TARQUINIA – Il Forum Ambientalista e Italia Nostra Onlus, sezione Etruria, hanno inviato all’attenzione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e alla Soprintendenza Archeologia, per la Provincia di Viterbo, una segnalazione che riguarda l’Impianto di recupero Energetico di Tarquinia in località Pian d’OrganiTrattasi, interessato dalla V.I.A presso la Regione Lazio.

Le associazioni sollevano non pochi dubbi sulla documentazione presentata dal proponente dell’impianto, sulla parte che riguarda il rischio archeologico, dichiarato medio basso, “ignorando presenze archeologiche rilevanti, e persino ignorando i riferimenti dei ritrovamenti e le preesistenze nell’area di interesse”.

“Nonostante la meticolosa esposizione – riferiscono in una nota stampa le due associazioni ambientaliste – dei documenti presentati viene completamente omesso, che nella Relazione Archeologica Preventiva, fatto reso ancora più grave dalla specificità dell’area di interesse che, è bene sottolinearlo, è confinante con il sito archeologico di Cencelle e collocata vicino, seppure non confinante, alla Necropoli di Tarquinia proclamata, dal 2 luglio 2004, Patrimonio dell’Umanità dal Comitato Esecutivo dell’UNESCO. Fatto quest’ultimo di non poco conto che, nonostante in detta Relazione si analizzi inspiegabilmente il territorio fino a Cerveteri, si è fatto cura di omettere”.

Sollecitano pertanto l’attenzione delle Autorità “per una più compita verifica dell’interesse archeologico dell’area e dell’impatto che su di essa comporterebbe la realizzazione di un impianto che, vale ribadirlo, prevede un movimento terra di ben 265.000 m3 (pag.9 della Relazione Archeologica preventiva) e la realizzazione di 866.956 mc di volumi impiantistici di un impianto di recupero energetico tramite combustione di rifiuti di notevole entità e fortemente impattante, che si prevede si estenda per una superficie di 433.478 mq., con la costruzione di mc. 866.956 di volumi impiantistici di cui una ciminiera alta 70 mt”.

Sottolineano infine che “la realizzazione dell’impianto in questione, per la specificità e l’imponenza dello stesso e dei lavori per le infrastrutture di servizio, porterebbe alla totale scomparsa/distruzione di tali testimonianze che, invece, andrebbero valorizzate al fine di meglio ricostruire l’identità storico archeologica di un territorio tanto prezioso”.

“Quest’ultimo obiettivo –  concludono Forum Ambientalista e Italia Nostra – è, ben precisato nel ‘Piano di Gestione Unesco per le Necropoli Etrusche di Cerveteri e Tarquinia’. L’intento è quello di evidenziare l’incompatibilità dell’impianto proposto con il contesto paesaggistico e culturale, semmai ve ne fosse ancora bisogno”.