Privilege, parla un operaio: “Un cantiere sospetto fin da subito”

CIVITAVECCHIA – La crisi della Privilege vista dagli occhi di un lavoratore. Sono quelli di Andrea Pergolesi, ex operaio Privilege e portavoce del Comitato di Lotta, il quale, intervista dal Circolo di Rifondazione Comunista, prova a fare luce sui fatti presenti e passati e sul futuro di questa contorta vicenda.

La nascita del cantiere Privilege è stata interpretata con ottimismo, perché finalmente Civitavecchia poteva iniziare a porre le basi per la crescita di un settore come la cantieristica navale. Cos’è che invece è andato storto fin da subito? Quali elementi hanno fatto nascere i primi sospetti di anomalie?

“Senza dubbio l’iniziale ottimismo per nuovo polo industriale che fosse lontano dall’egemonia di Enel, lasciò progressivamente il posto ad una consapevolezza che, nel tempo e con la professionalità acquisita negli anni di cantiere, ci diede le prime avvisaglie fin dalla costruzione dei primi blocchi della nave. Nello specifico sembrò quantomeno opinabile il fatto che la progettazione seguisse con un margine di anticipo troppo stretto la fase di costruzione, con un continuo modificare i blocchi anche quando questi erano già stati accorpati agli altri. In aggiunta a ciò ma non di meno considerazione, la domanda ricorrente, anche da parte di esperti tecnici della Privilege, era relativa al perché tali blocchi venissero assemblati privi degli impianti tecnologici, elettrici e strumentali, considerato che successivamente si crearono non pochi problemi di natura logistica per la posa e il montaggio degli stessi”.

Nella vicenda che ha portato al fallimento, qual è stato il ruolo del committente dei mega-yachts, quale quello della Privilege s.p.a. e quale quello delle ditte appaltatrici? Ti sentiresti di attribuire delle responsabilità per negligenze che hanno portato al fallimento e alla perdita del vostro posto di lavoro?

“In questo strano gioco delle parti le imputazioni sono di carattere generale. Nello specifico, committente e Privilege erano figlie della stessa gestione, poiché la Privilege Yard s.p.a. era proprietaria del cantiere e concessionaria dell’area sulla quale parallelamente si portava avanti la realizzazione della nave e la costruzione del cantiere stesso. La vendita della nave in realtà era più una locazione con formula di riscatto dopo circa dieci anni da parte della Privilege Fleet Management Spa, società nella quale venivano versati i fondi dalla Ultrapolis 3000 Investment LTD di Singapore. In tutto ciò le ditte appaltatrici, mi permetto di sostenere mai capaci di fare corpo unico, anzi piuttosto votate a quella pratica che in termini moderni viene descritta come ‘dumping aziendale’ (gioco al ribasso molto in voga anche nel cantiere di Torrevaldaliga Nord), indirettamente hanno consentito alla Privilege Yard di fare la voce grossa sempre e comunque, garantendosi conseguentemente il prezzo più basso per le lavorazioni”.

Cosa poteva, cosa può fare e cosa effettivamente ha fatto la politica istituzionale come parte attiva?

“Probabilmente poteva essere meno accondiscendente e più attenta ai dubbi che venivano sollevati, invece che partecipare a sfarzose feste e funzioni religiose di circostanza per benedire dei pezzi di ferro che non avrebbero mai visto il mare. In aggiunta a ciò, è triste rilevare che tutto questo ha visto negli anni l’alternarsi di giunte di ogni genere e colore senza distinzioni. Quello che potrebbe fare, bada bene che non a caso ho tralasciato la parte su ‘cosa effettivamente ha fatto’, è porre una reale attenzione, se non altro da qui al futuro, per scongiurare che certe discutibili gestioni possano uscire dalla porta ed imboccare la via del tribunale per poi rientrare puntualmente (e impunite) dalla finestra. A buon intenditor poche parole…”

Assieme a molti altri civitavecchiesi rappresentate un vero e proprio polo metalmeccanico, come pensi che possiate essere impiegati nella realtà portuale? A cosa dovrebbe essere destinata quell’area?

“Senza mai mollare alcuni di noi hanno avuto l’opportunità di essere temporaneamente impiegati all’interno del porto. Chiaramente la nostra professionalità ne è venuta meno, ma del resto in tempi di crisi lavorativa, finanziaria e soprattutto occupazionale, la predominante è sempre stata portare uno stipendio nelle nostre case. Certo è che le realtà metalmeccaniche all’interno del porto sono poche se non uniche e già in difficoltà (faccio riferimento ad esempio alla ditta Sportiello s.r.l.), pertanto allo stato attuale vedo piuttosto difficile il reimpiego di maestranze specializzate in un settore come quello navale che, inspiegabilmente, è inesistente nel porto di Civitavecchia. L’area ex Privilege Yard è posizionata in una zona in forte espansione, ma vedo in quell’area, e questo è un parere personale, piuttosto difficile l’attività di cantieristica navale visti i problemi di ubicazione e logistica, almeno per quanto riguarda navi di grande stazza. Se si considera il cantiere così come è allestito, almeno sotto un punto di vista immobiliare, l’area in questione potrebbe essere dedicata a qualsivoglia attività di stoccaggio e conseguente snodo di distribuzione”.

Un lavoratore che reclama i propri diritti a testa alta, è sicuramente una persona che non ha perso le speranze. Quali sono le tue per il futuro?

“Le speranze in tutto questo tempo sono state disattese ed a volte sono venute meno e sarei un bugiardo affermando il contrario. Certo è che l’epilogo della settimana scorsa inizialmente spiazzante pone un punto ed un conseguente nuovo capitolo che vogliamo scrivere noi stessi. Le mie speranze a questo punto sono strettamente legate all’inizio di un nuovo percorso professionale che mi consenta, tra un po’ di tempo, di guardare indietro sentendomi orgoglioso per tutto quello che ho fatto insieme a tutti gli altri che mi hanno sostenuto, per poter dire un giorno a mio figlio che non si deve mollare mai quando si è dalla parte della ragione e della dignità”.