“Se Bracciano piange Civitavecchia non ride”

ospedaleCIVITAVECCHIA – I decreti sulla sanità ci sono e sono stati pubblicati. Gli spazi per una loro modifica non si sa se ci sono e quali siano.
I criteri utilizzati, e ribaditi nei più recenti comunicati stampa regionali, sono del tutto criticabili poiché non tengono presente né l’assetto della struttura né la programmazione delle nuove attività, con sinergie istituzionali importanti proprio per generare un ciclo virtuoso sul piano della efficienza-efficacia.
Alcuni esempi: su Bracciano, essendo stata eliminata la pediatria (storico elemento di richiamo) senza attivare forme alternative di assistenza in acuzie, essendo stata incredibilmente chiusa l’ostetricia e ginecologia, non avendo la precedente Giunta consentito la riattivazione seria di reparti come l’ortopedia e la chirurgia, come si può pretendere che gli accessi al Pronto Soccorso siano i 28-30.000 di 10 anni or sono? Sembra, viceversa, una grande dimostrazione di affezione alla struttura e di stima nei suoi professionisti da parte della popolazione il fatto che, a fronte di quelle “inesistenze” ci siano ancora 19.000 accessi al Pronto Soccorso, di cui solo il 15% di fatto “obbligati” dal trasporto in ambulanza. Cosa significa ciò? Che l’85% vi ricorre spontaneamente, che quel 15% ha una quota di codici rossi impossibile da trattare in un punto più lontano, che l’assenza di specialità importanti costringe al trasferimento verso altri ospedali così motivando il “vero” perché ci sia un indice di fuga alto.
Insomma, quello che contestiamo è il metodo non ragionato, non condiviso, non aggiustato alle realtà locali, insomma il metodo ragionieristico utilizzato.
E ciò è dimostrato anche da cosa è accaduto per l’ospedale di Civitavecchia: forse qualcuno ha pensato che alcune decine di posti in più per ortopedia e chirurgia necessitano certamente di più posti di terapia intensiva? No! Anzi, non è stata tenuta presente la nuova strutturazione della rianimazione dell’ospedale, finanziata, in via di ultimazione, che vede più posti letto ed un letto dedicato agli infettivi.
Lo stesso rappresentante regionale inviato alla Conferenza dei Sindaci lo scorso 4 agosto, dichiarò (registrazione video confrontabile sul sito della Roma F) che sarebbe stato necessario confrontarsi con le Usl prima di definire reti e macroaree, rilevando lui stesso la irrazionalità di scelte sull’attività oncologica (manca un qualunque punto sulla costa da Grosseto a Latina! Civitavecchia area a particolare rischio in ambito oncologico), sull’attività infettivologica (a Civitavecchia c’è il più grande porto passeggeri del Mediterraneo e due carceri), sul punto nascita (la viabilità su Viterbo è particolarmente difficoltosa).  
A tale presa d’atto non sono seguiti fatti. Anzi, l’invito a discutere con razionalità ha prodotto ulteriori problemi, anche nel settore privato accreditato.
Forse è arrivato il momento di fare cose che si sarebbero dovute fare molto tempo prima: confrontarsi con chi sul territorio gestisce la sanità ed ha il polso reale della domanda e del bisogno vero di salute, oltre che l’onere applicativo di decisioni non partecipate.
Parlare con i cittadini è certamente importante, ma l’analisi della realtà e le scelte da questa discendenti non possono che essere fatte in ambito istituzionale.
Altrimenti si da politicamente ragione a chi in passato ha gestito per se stesso, sia sul territorio che al centro.

Gabriele Lancianese – Consigliere Provinciale PdL