“Troppa disperazione: attiviamo un punto d’ascolto”

crisiCIVITAVECCHIA – Con la crisi economica e sociale che il nostro paese sta attraversando è esponenzialmente cresciuto il senso di insicurezza che caratterizza l’esistenza di molti di noi: un’insicurezza che tocca tutti gli aspetti della vita fino a travolgerli. Fra questi vorremmo richiamare l’incertezza di un futuro sereno nonostante una vita di lavoro onesto, la mancanza di un lavoro dignitoso o la sua precarietà così come l’insanabilità di qualche piccolo debito. Sono tutti aspetti che mettono a nudo la persona e la sua fragilità spesso la sua solitudine e la sua incapacità di affrontare la vita quotidiana.
L’estromissione dal lavoro per lungo tempo oppure la dipendenza prolungata dall’assistenza pubblica o privata, minano la libertà e la creatività della persona e i suoi rapporti familiari e sociali con forti sofferenze sul piano psicologico.
Chi sta vivendo questa crisi in modo drammatico sembra essere la famiglia, spesso monoreddito, nella quale la perdita del lavoro e le varie situazioni di fragilità hanno paralizzato la creatività dei suoi stessi membri rendendoli incapaci di trovare una soluzione alla situazione che stanno vivendo.
Trovarsi improvvisamente in una situazione di totale precarietà, soprattutto per coloro che hanno figli da crescere e magari anche anziani da accudire, è una sfida spesso persa per la propria incapacità di mantenere un equilibrio emotivo e psichico. Una precarietà, che fra i tanti problemi che oggi assillano la vita delle nostre famiglie, è uno dei più difficili e pesanti da sopportare e da gestire perché genera ansia e senso di insicurezza. Nell’ansia può venire meno la consapevolezza delle proprie risorse e la capacità di utilizzarle per rimettersi in gioco. E allo stesso tempo sono le persone psichicamente fragili quelle più esposte alle conseguenze di questa crisi: chi vive un equilibrio psichico da sempre precario, chi fatica a causa delle sue fragilità interne a mantenere un lavoro e relazioni stabili.
La conseguente depressione che può portare a gesti disperati quando assume i contorni della malattia psichica investe anche vasti settori del mondo giovanile. Basti pensare alla sofferenza mentale indotta dall’uso delle droghe, dei psicofarmaci e dell’alcool oltre a forme di dipendenza senza sostanze quali il gioco d’azzardo, la dipendenza da internet e o shopping compulsivo. Così come non possiamo dimenticare le complesse problematiche e i disagi di varia natura indotti dall’avanzare delle nuove povertà: secondo l’Istat più otto milioni di persone vivono in condizioni di povertà relativa: rappresentano il 13,8% della popolazione, l’11% delle famiglie residenti. La povertà assoluta coinvolge, invece, oltre 3 milioni di persone, il 4,6% delle famiglie. Dati italiani, che riflettono anche qui a Civitavecchia una situazione in crescendo di suicidi, talvolta commessi anche da giovani e giovanissimi e che lasciano sconcertati familiari, amici e l’intera comunità cittadina. Non possiamo dimenticare neanche le persone che molto spesso sono trovate morte in casa chissà da quanto tempo, anche queste se non volontariamente suicida, sono avvenimenti che coinvolgono tutti noi. Ma il solo cordoglio non può bastare, né ci si può rassegnare. Urge allora una presa di posizione a favore di tutti coloro che non vivono in salute mentale. Ognuno è chiamato a chiedersi quale possa e debba essere il suo personale contributo in questa congiuntura storica in una crisi che per i suoi risvolti non può essere ridotta al solo ambito economico. Ben sanno coloro che hanno sperimentato il trovarsi in una situazione di estrema difficoltà, come non sia scontato il chiedere aiuto prima e il lasciarsi aiutare poi. Spesso infatti subentrano sentimenti di vergogna e di fallimento, si spera che il trascorrere del tempo cambi qualcosa e invece la situazione, per lo più, continua a permanere se non addirittura a peggiorare. Tante persone vivono in silenzio la loro sofferenza, chiedono aiuto ma sottovoce, non accedono ai servizi preposti alla cura del disagio psichico e spesso non possono permettersi di iniziare un percorso a pagamento.
Il Coordinamento delle Associazioni di Volontariato Partecipanti di Civitavecchia considera quindi quanto mai opportuno, come avvenuto in altre città, che venga istituito un punto di ascolto, un numero verde, che possa fattivamente aiutare coloro che rischierebbero di commettere gesti disperati contro la propria vita e curato da chi ha la competenza per farlo, perché riveste un ruolo istituzionale, oppure perché svolge una propria azione di volontariato nel campo della malattia psichica.
“Siamo convinti – dichiara Fausto Demartis Presidente del Movimento per la Vita – che il grado di civiltà di una società e di una comunità cittadina si misuri anche sulle possibilità offerte ai più deboli o a coloro che affrontano temporaneamente delle difficoltà perché possano superare i problemi e tornare ad una esistenza normale”.
“Si potrebbe organizzare- continua Adelmo Covati, Presidente del Coordinamento delle Associazioni di Volontariato Partecipanti di Civitavecchia- una struttura attraverso il coinvolgimento gratuito (o con rimborso spese) di un certo numero di psicologhe e volontari che siano stati adeguatamente formati con un apposito corso. Essi risponderebbero, in determinati orari ad un cellulare di servizio collegato ad un numero verde, collegato ad un cellulare di servizio, alle chiamate di chi si trova in difficoltà. Gli incontri di formazione potranno essere tenuti da esperti, volontari e professionisti competenti che già operano in questo campo, mirato al sostegno delle persone sole e depresse che meritano d’essere reinserite e recuperate attraverso l’ascolto e servizi idonei alla loro patologia”.

Coordinamento delle Associazioni di Volontariato Partecipanti di Civitavecchia