Andate a casa, e restateci

La crisi della maggioranza Tedesco e gli ultimi episodi da teatro dell’assurdo a Palazzo del Pincio restituiscono un quadro sempre più desolante della politica cittadina. Ed è forse il caso che Civitavecchia, se vuole salvare sé stessa e il suo futuro, prenda finalmente consapevolezza che il punto di non ritorno è vicino.

Non è più pensabile girare la testa dall’altra parte. La realtà, evidente anche ai più ingenui, è che da oltre 20 anni in questa città la politica è condizionata da una serie di personaggi che siedono costantemente in Consiglio comunale transitando con disinvoltura da un partito se non addirittura da uno schieramento all’altro; campioni del trasformismo che portano con sé il loro pacchetto di voti per alloggiare dentro la maggioranza di turno e condizionarne gli orientamenti in nome di un presunto quanto specioso “interesse della città”.

La composizione di buona parte dell’attuale maggioranza Tedesco ne è la più evidente conferma: due terzi dei suoi membri hanno cambiato almeno una volta casacca nel corso del loro percorso politico; alcuni di loro hanno cambiato addirittura schieramento, transitando da partiti o coalizioni di centrosinistra a quelli di centrodestra (Attig e Frascarelli, prima che fuoriuscissero dalla maggioranza, e poi Mecozzi, Magliani, De Paolis, Perello e Cacciapuoti solo per fare un esempio), con casi clamorosi come quello di Frascarelli, eletto prima con Forza Italia, poi con i Democratici di Sinistra, poi di nuovo con Forza Italia ed ora approdato niente meno che a Fratelli d’Italia, o dello stesso Perello che, da una prima elezione in Consiglio comunale con Rifondazione comunista, nel 2008, è riuscito nell’impresa di essere rieletto nel 2019 nella lista della Lega; partito, quest’ultimo, che può vantare pochi o forse nessun militante della prima ora e che più di ogni altro ha raccolto tra le sue fila,  alle ultime elezioni, candidati provenienti da altri partiti. Lo stesso Marino, considerato oggi tra i cosiddetti “dissidenti” di Tedesco, è stato eletto e candidato negli anni con Forza Italia, poi con la lista civica di Moscherini, poi di nuovo con Forza Italia per approdare infine alla Lega.

Diciamolo chiaramente: quanta credibilità hanno certi personaggi? Ma soprattutto: in tanti anni di presenza all’interno dell’Amministrazione comunale, cosa hanno prodotto per la città? Quali capacità politiche e amministrative hanno dimostrato ai cittadini? Il loro costante e ripetuto candidarsi, in partiti e schieramenti diversi, può essere ricondotto ad una finalità votata all’interesse pubblico o a quello personale, nella gestione del consenso e del potere politico? La risposta potrà trovarla ogni elettore considerando la situazione di Civitavecchia: la sua vivibilità, il suo sviluppo, i suoi servizi.

E’ il trasformismo politico il vero male che ha divorato e condizionato questa città negli ultimi 30 anni, da quando, finita la Prima Repubblica, i partiti hanno perso la loro capacità di formare e selezionare i propri quadri dirigenti, di arginare i fenomeni di transumanza politica, di porre rigidi argini alla coerenza e alla moralità, divenendo al contrario alberghi che spesso hanno spalancato le porte a quei trasformisti che hanno bussato con il loro pacchetto di voti, molto più appetibile rispetto alle loro effettive capacità e alla loro coerenza.

E tanti, troppi Sindaci hanno legittimato questa pratica deleteria, accogliendo tra i propri candidati degli habitue del cambio di casacca, preferendo la certezza della propria elezione alla moralità e alla solidità della propria maggioranza. Gli epiloghi delle Amministrazioni Saladini prima e Tidei dopo, quella probabile di Tedesco adesso, sono lì a dimostrarlo ed evidentemente non hanno insegnato nulla.

C’è veramente da sperare, allora, che questa sgangherata amministrazione Tedesco termini il suo mandato il prima possibile; sia per la sua chiara incapacità amministrativa, sia perché la sua fine anticipata può finalmente rappresentare l’occasione per selezionare una nuova classe dirigente e mettere fine, a partire dalle prossime elezioni, a quel perverso trasformismo che ha avviluppato la città negli ultimi 20 anni.

Non si dica che non è possibile. Civitavecchia, contrariamente a tante realtà, pur con il suo degrado politico continua ad essere espressione di valenti professionisti, di cittadini competenti e di politici onesti, che negli anni sono stati esclusi o non hanno volutamente offerto un contributo amministrativo proprio per non dover soffocare in un sistema politico così malato. Ma ci sono ed è ora che la città investa su di loro.

A questa sfida, ma soprattutto a questa responsabilità, sono chiamati in primis partiti e future coalizioni, iniziando dalla prima imprescindibile necessità: mettere definitivamente alla porta i casaccari civitavecchiesi. Per loro il messaggio deve essere chiaro: ora basta, andate a casa e restateci perché la città non ha alcun bisogno di voi.

Marco Galice