E’ crisi nera: il mondo del commercio cittadino scende in piazza

CIVITAVECCHIA – **Ri–PORT–iamo il COMMERCIO**. Con questi slogan l’associazione Luci spente-Commercianti Civitavecchia, l’Unione commercianti e artigiani Civitavecchia hanno indetto per domenica 24 maggio, alle ore 11.00, all’interno del porto, un flashmob di protesta per la situazione nel porto e per la tragica situazione che vede coinvolto il commercio cittadino.

Porto e commercio, due pilastri economici su cui si fondava lo sviluppo di Civitavecchia, vivono una crisi devastante – si legge in una nota congiunta delle due associazioni – Cassa integrazione, banchine vuote, negozi che rischiano di non aprire più. Una città allo sbando, che rischia di perdere la propria identità, di essere un pericoloso focolaio di disoccupazione; una tragedia per i piccoli negozi, in particolare una carneficina per alcune tipologie di vendita, quali abbigliamento e calzature, tutto quello che gira al mondo delle cerimonie, che racchiude tantissime realtà produttive, completamente bloccate, bar e ristoranti; per questi ultimi applicare la regola dei 4 metri sarebbe dichiararne la morte certa. In pratica non si continua a comprendere che dietro il piccolo commercio non c’è capitale, ci sono famiglie, passione lavoro, che rischia di scomparire per sempre”.

Tutti, rilevano, si sono espressi sulle modalità di intervento: “Servono indennizzi a fondo perduto, a fronte di aziende indebitate; fermare il fisco e cancellare, ripetiamo cancellare, per quest’anno gli acconti Ires ed Irpef; avviare lo stop dell’occupazione di suolo pubblico. Va bene anche il credito d’imposta per gli affitti ma va esteso a tutte le tipologie catastali; le stesse spese sostenute dai commercianti per gli adeguamenti necessari debbono essere recuperabili in credito d’imposta. Auspicheremmo a un intervento diretto da parte dello Stato con i locatori dei locali commerciali. Chiediamo un decreto per il turismo (15 % pil nazionale). Chiediamo un sostegno concreto per tutte le professioni coinvolte, dai tour operator, agenzie di viaggio, guide, accompagnatori, hotel e tutte le strutture di accoglienza, tassisti, ecc. I prossimi mesi debbono essere a zero burocrazia, se non si vuole che migliaia di imprese chiudano per sempre. Crediamo comunque che la novità della protesta sia nel connubio tra associazioni di commercianti e aziende che lavorano nel porto per estendere poi a tutte quelle che sono le attività che caratterizzano una città e ci riferiamo a tutte le realtà culturali che riguardano il teatro, cinema e musica e ancora tutte le grandi realtà sportive e soprattutto l’enorme realtà turistica che comprende tantissime figure strutture lavorative molto importanti in questa città”.

“Il porto è un bene comune – aggiungono – anzi il porto appartiene alla città e, diversamente da come è ora, deve dialogare con la città non rinchiudersi nella torre eburnea in cui si è trincerato. Da anni chiediamo che questa città diventi una città porto cercando di abbattere quella barriera materiale che esiste tra Civitavecchia ed il porto. La crisi delle crociere, che ricordiamo portavano nel commercio e nei servizi, circa 80 milioni l’anno, sarà una ulteriore mazzata al commercio cittadino, che si andrà aggiungere al lockdown. Questa è una città che vedrà consumi in calo, disoccupazione crescente, aziende in crisi. Noi abbiamo dato la nostra solidarietà ai lavoratori a rischio licenziamento, ai metalmeccanici dell’Enel, ora chiediamo la solidarietà dei lavoratori al rischio della scomparsa di un intero sistema commerciale. E diversamente da altre organizzazioni, che discutono in ambiti oligarchici, vogliamo aprirci alle circa cinquemila partite iva, che stanno vivendo una crisi devastante, vorremmo che si discutesse la strategia e lo sviluppo economico di questa città nel prossimo futuro. I commercianti, gli operatori turistici, debbono assolutamente partecipare alle decisioni strategiche che verranno prese. A nostro avviso vorremmo che Civitavecchia abbandoni un vecchio modello di sviluppo energetico legato al fossile e si aprisse al ritorno di una vocazione turistica che è stato l’elemento centrale per uno sviluppo sostenibile. Vorremmo che tutti si esprimessero e vorremmo che la categoria del terziario, sino ad oggi primaria per occupazione e partecipazione al pil, potesse partecipare allo sviluppo strategico di questa città”.

“Per questo – concludono l’associazione Luci Spente e l’Unione Commercianti e Artigiani -abbiamo deciso di avviare una manifestazione con le imprese del porto; nella consapevolezza che ci troveremo nel prossimo caldo autunno, ad una vera guerra tra poveri, tra precari, cassa integrati, partite iva e commercianti disoccupati, lavoratori in nero; su questa guerra tanti ci soffieranno sopra. Il flashmob della prossima domenica deve essere la chiara consapevolezza che in questa città ci si salva tutti insieme, con una alleanza mai avvenuta, ma a una crisi anomala, dove è saltata sia l’offerta che la domanda, si debbono dare risposte diverse da quelle classiche. Invitiamo, nei limiti delle indicazioni dovute al coronavirus, consiglieri regionali, comunali, parlamentari a dare un supporto a questa protesta così come estendiamo l’ invito a tutte le forze sociali ed economiche”.