CIVITAVECCHIA – L’Udc marca sempre più le distanze dalla maggioranza. I Consiglieri comunali Mirko Cerrone e Mirko Mecozzi prendono infatti spunto dalla mancata risposta della coalizione sullo status delle casette di legno, non ancora assegnate, per sferrare altre critiche nei confronti dell’Amministrazione.
“Nessuno ci ha risposto – affermano i due consiglieri – Probabilmente perché il gruppo dell’Udc è visto, da tempo, come una cosa inutile e fastidiosa. Gente che fa domande, che cerca di dare il proprio contributo e di conseguenza pericolosa. Che discute le scelte che appaiono campate in aria e condotte con una approssimazione disarmante. Accettiamo. Ma proprio perché qualcuno si dovrebbe preoccupare quando domande non ne faremo più, oggi, una altra domanda dobbiamo farla, a favore di quelle centinaia di lavoratori, quelle migliaia di concittadini, quei secoli di storia e di tradizione, che si sta colpendo al cuore”. E la domanda riguarda il futuro del mercato storico.
“Attrazione della nostra città per decenni, cuore pulsante della nostra Comunità. Sfregiato, massacrato, vilipeso ed infine ‘recluso’. Ci chiediamo: è possibile? e soprattutto è tollerabile? Di chi è la colpa? Perché si è allestita quella recinzione sapendo che per mesi non si sarebbe spostata una mattonella? Va bene la presunzione e la smodata fiducia nella provvidenza, ma colpire al cuore la propria città con atti masochistici, sembra francamente eccessivo”.
E la misura per i due consiglieri sembra essere colma. “L’Udc non ci sta più – dichiarano – Qualcuno ha il dovere di rispondere (non tanto a noi ma alla Città). Non fosse altro per il rispetto che tutti dobbiamo a quelle centinaia di lavoratori che con il loro sacrificio e la loro passione avevano costruito il tradizionale mercato storico”. E le critiche a questo punto si concentrano sul Bilancio, a cui dicono di aver volto l’attenzione nella speranza di trovare qualche indicazione sul mercato. “Ma – commentano – siamo rimasti agghiacciati. Non solo perché non esiste nulla per il Mercato, ma proprio perché il bilancio si presenta profondamente ridimensionato ed assolutamente da migliorare (tutto abbondantemente previsto), doveva essere il documento con cui si raccoglievano i frutti di quattro anni di programmazione amministrativa. Niente di niente. Ma questo – concludono – è un altro discorso per il quale dobbiamo prima ritrovare le forze”.