SANTA MARINELLA – Tantissimi e agguerritissimi i cittadini di Santa Marinella presenti sabato pomeriggio alla conferenza organizzata dalla minoranza per provare a fare chiarezza sui Piani Integrati tanto discussi negli ultimi tempi. I relatori Stefano Massera, Giovanni Caudo e Antonella Rocchi hanno fatto passare in sintesi un messaggio importante: “I Piani Integratori non sono di per sé il diavolo, ma così come sono stati approvati non vanno bene, i privati guadagno tanto più del previsto e la popolazione di Santa Marinella ottiene molto meno del dovuto. L’Amministrazione non se ne è accorta? Se se ne è accorta e non ha fatto niente c’è qualcosa sotto da indagare e se non se ne è accorta, benchè salti all’occhio anche da una lettura sommaria e superficiale, è preoccupante forse ancora di più”. I Piani Integrati sono stati introdotti dalla legislatura nel 1992 e sono strumenti con cui gli investitori privati mettono i soldi e il pubblico, ovvero il Comune, concede le autorizzazioni per costruire con più libertà di quella concessa dai Piani Regolatori. In cambio, il privato deve regalare alla collettività opere pubbliche come chiese, parchi, parcheggi, refettori, centri per la società, oltre alle infrastrutture come strade, ponti e marciapiedi, che sono obbligatorie opere di urbanistica. Di per sé, quindi, i Piani Integrati sono un vantaggio per tutti, per pubblico e privato, perché si risparmia tempo e denaro rispetto ad una eventuale modifica del Piano Regolatore (a Santa Marinella è ancora vigente il Piano Regolatore del 1975), il Comune non spende soldi che non ha rischiando di trasformare tutto il paese in un cantiere aperto e abbandonato per mancanza di fondi, e in cambio si ottengono tante opere di beni pubblici. Questo in teoria. Questo qualora il pubblico e il privato abbiano gli stessi interessi in ambito cittadino. Ma il privato vuole guadagnare, è la sua natura di investitore, spetta però al Comune vigilare sul privato e accertarsi che tutto si svolga per il bene della collettività. Ma pare che questo non stia avvenendo a Santa Marinella. Perché? Dei 14 Piani Integrati approvati dalla giunta Tidei, solo 5 sono andati avanti e di questi i due previsti a Prato del Mare sono praticamente completati. E le opere per la collettività? Non sono state fatte, o meglio, sono di difficile accesso per la cittadinanza: c’è un parco a ridosso della ferrovia per accedere al quale occorre passare dalle strade private del rione e ci sono i parcheggi, pressochè nascosti e delimitati da siepi che impediscono un unicum con la città. Le opere pubbliche richieste ai privati, hanno sottolineato dall’opposizione, devono andare invece nella direzione di un completamento della città e di una libera fruizione. “Santa Marinella non è più un paese di villeggiatura – ha affermato Paola Rocchi – ma non è ancora una vera e propria città, deve svilupparsi per quartieri e lotti, ma deve cominciare a pensare a creare un’identità unica, zone di raccordo tra un quartiere e l’altro, ponti, strade, marciapiedi, elementi che colleghino le varie parti del paese, all’interno di una coerenza globale comunale”. Il privato che realizza opere pubbliche compensative della maggiore libertà di costruzione concessa dal Piano Integrato rispetto a quello Regolatore, deve essere quindi controllato e approvato dal Comune. “L’Amministrazione pubblica deve assumere piena responsabilità nello stabilire i benefici ottenuti dai privati e deve pretendere in maniera proporzionale al guadagno del privato, altrimenti ci rimette la cittadinanza”. Ad oggi, nei Piani Integrati terminati o in fase avanzata, o non sono state fatte le opere compensative o sono state spacciate per esse opere di infrastruttura e urbanistica obbligatorie, quindi che il privato avrebbe dovuto fare comunque, o sono state fatte in zone di accesso esclusivo, impedendone, di fatto, la fruizione collettiva. Queste carenze dovevano essere controllate dall’Amministrazione, così come i bandi stessi dei Piani Integrati, che, secondo le osservazioni del Prof, dell’Università di Roma Tre Giovanni Caudo, “sono sciatti e non personalizzati sul caso specifico, sono modelli standard fatti con un copia e incolla da internet, in cui le cifre cambiano da una pagina all’altra, i prezzi non corrispondono a realtà e, in linea di massima, sono tutti da rivedere e ripensare per il bene dei cittadini perché, in questo modo, i privati guadagnano molto di più del previsto e restituiscono al pubblico circa il 40% in meno di ciò che gli spetterebbe”. Di fatto, privando la popolazione di opere pubbliche. “Il Piano Integrato va fatto, ma va fatto bene! – la conclusione della Rocchi -Deve essere controllato e per questo ci vuole la pressione della minoranza e dell’opinione pubblica.”. Con queste parole la minoranza esorta la cittadinanza a vigilare sulla mancata vigilanza dell’Amministrazione comunale, proponendo, contestualmente, un serio ripensamento dell’Intero Piano regolatore ormai sorpassato da circa 36 anni.
Francesca Ivol