Accordo separato, malcontento diffuso

BrunettaLa FP CGIL Roma e Lazio snocciola i dati del referendum promosso dal sindacato tra le lavoratrici ed i lavoratori pubblici sull’Accordo separato, non firmato dalla CGIL, del 4 febbraio 2011.
“Più di 550 le assemblee realizzate, 31197 i dipendenti pubblici che hanno partecipato al referendum dei settori pubblici indetto dalla FP CGIL di Roma e Lazio contro l’intesa dello scorso 4 febbraio – afferma Lorenzo Mazzoli, Segretario Generale – I lavoratori si sono espressi su  tre quesiti. Oltre il 95% ha detto no al mancato rinnovo delle RSU, il 96% ha detto no al mancato coinvolgimento dei lavoratori attraverso il voto sugli accordi che li riguardano, addirittura il 97% si è espresso contro l’intesa del 4 febbraio. Il dato complessivo segna un + 25% rispetto al numero degli iscritti alla FP CGIL nella Regione e un + 15 % rispetto ai voti conquistati dalla nostra federazione nell’ultima tornata elettorale delle RSU.” Mazzoli fa notare un dato molto rilevante che smentisce il presunto isolazionismo della CGIL nella scelta della mancata firma e cioè che “nelle quasi totalità dei posti di lavoro l’affluenza al voto è stata superiore al numero dei lavoratori iscritti alla CGIL.”
In sanità spicca il risultato dell’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma con 1934 votanti. Quasi 700 i votanti negli uffici della Provincia di Roma. Oltre 500 i votanti al Policlinico Umberto Primo e all’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma. Quasi 400 i voti al Ministero degli affari esteri, all’Agenzia delle Dogane di via Carracci a Roma, all’Ospedale Sant’Eugenio e al Ministero dell’Economia di via XX Settembre.
Incassato il risultato Mazzoli analizza la situazione allo stato attuale delle firme: “La pratica sugli accordi separati indebolisce il mondo del lavoro; firmare accordi senza sottoporli alla consultazione ed al voto certificato crea una distanza tra rappresentanti e rappresentati che può portare ad una crisi irreversibile del rapporto tra sindacato e lavoratrici e lavoratori. Nelle diverse centinaia di assemblee che abbiamo svolto, oltre alla condivisione della necessità di contrastare le politiche del Ministro Brunetta e del Governo per ciò che provoca di negativo nel lavoro e nell’erogazione e nell’organizzazione dei servizi, la richiesta di poter dire la propria ed incidere sulle scelte e’ stata molto forte. C’e’ un bisogno di democrazia praticata che nessuno può negare: votare per le RSU e votare sugli accordi.”
La CGIL non solo rivendica dunque la sua posizione di dissenso, ma anche e soprattutto lo strumento del referendum.