Il “Polluce” e il suo tesoro ritrovato

SANTA MARINELLA – Venerdì 14 settembre, alle ore 21:15, nel piazzale delle Barrozze al Castello di santa Severa, si terrà una conferenza dal titolo “Il relitto del Polluce: al naufragio al recupero”, a cura di Laura Pagliantini (Università degli Studi di Siena).

La conferenza fa parte del ciclo di conferenze scientifico-divulgative “Cose, Uomini, Paesaggi del Mondo Antico”, organizzate da Flavio Enei, Archeologo e direttore del Museo del Mare e della Navigazione Antica di S. Severa e dal Gatc (gruppo Archeologico del territorio Cerite), in collaborazione con la Regione Lazio, LAZIOcrea, Mibact, Comune di Santa Marinella e Coopculture.

Il piroscafo “Polluce” era stato costruito, nel 1839, dai cantieri Normand di Le Havre ed acquistato dalla compagnia di navigazione De Luchi-Rubattino insieme all’unità gemella Castore. Raffaele Rubattino fu un protagonista della navigazione e dei commerci marittimi nell’Italia risorgimentale (ed alla sua compagnia appartenevano i piroscafi con i quali Giuseppe Garibaldi partì da Quarto per l’impresa dei Mille. Il Polluce possedeva un motore a vapore inglese che forniva una potenza di 160 cavalli per muovere le due ruote a pale laterali e consentirgli una velocità di 10 nodi. Il suo arrivo a Genova fu il 13 aprile 1841 e dal 21 dello stesso mese iniziò la sua regolare linea Marsiglia–Genova–Livorno–Civitavecchia–Napoli, trasportando merci e un massimo di 90 passeggeri divisi in due classi.

Nella notte del 17 giugno 1841, alle ore 23:45, al largo delle coste di Capoliveri (isola d’Elba) il piroscafo Polluce fu speronato dal Mongibello a circa 2,9 km da Capo Calvo, inabissandosi con il suo “tesoro”, un ingente carico di monete e preziosi (70.000 columnario d’argento e 100.000 monete d’oro).

Il 25 settembre 2014, la Marina Militare, in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIBACT), ha recuperato una serie di monete provenienti dal “tesoro” del relitto. L’operazione è stata condotta da Nave Anteo e dal Gruppo Operativo Subacquei (GOS) del Comando Subacquei ed Incursori (COMSUBIN) “Teseo Tesei”, ad una profondità di oltre 100 metri. La scoperta è stata possibile grazie all’impiego del nuovo ROV (Remoted Operative Vehicle) PEGASO, in dotazione a Comsubin, un sofisticato sistema robotico dotato di potenti bracci manipolatori, telecamere ad alta definizione e sonar di ultima generazione, che può raggiungere i 2.000 metri di profondità.