“Conosci Civitavecchia?”. La necropoli dimenticata della Scaglia

CIVITAVECCHIA – Chi l’avrebbe mai detto che un campo abbandonato lungo l’Aurelia potesse nascondere alcune tombe etrusche risalenti al VI-V secolo a.C.? In questo appuntamento di “Conosci Civitavecchia?” ci siamo avventurati alla ricerca di una necropoli introvabile, ben celata dietro lunghe transenne arrugginite.

La necropoli etrusca della “Scaglia”, situata attorno al km 77 dell’Aurelia, è uno dei preziosi beni dimenticati del nostro territorio (forse proprio uno dei più dimenticati) e presenta al proprio interno tombe etrusche a camera ipogea. Le tombe, precedute da un corridoio d’ingresso dotato di gradini (dromos), presentano lungo le pareti principali alcune banchine atte a contenere il corredo funebre e sono dotate di soffitti a due spioventi o ad ogiva. Non sono passati molti anni da quando la Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale le ha ripulite, eppure, dopo averle trovate (non senza difficoltà), viene da chiedersi quale sia stata l’utilità di ripulire delle tombe inaccessibili e praticamente invisibili.

Infatti, seguendo l’Aurelia fino al km 77, si raggiunge facilmente il cartello stradale che indica la necropoli: un solo cartello, che in realtà non indica nulla, perché, senza sapere dove sia situata esattamente, la necropoli della “Scaglia” non può essere trovata. Abbandonata la macchina in un posto di fortuna, non c’è altro da fare che avventurarsi lungo l’Aurelia, per poi ritrovarsi a girare intorno ad un campo incolto e recintato, che si rivelerà essere proprio quello della necropoli etrusca.

“Mah sì, ci sta qualche tomba, però non è accessibile – ci ha detto un residente della zona indicandoci le sterpaglie del campo – ma comunque non penso che se ne accorga qualcuno se entrate”. E così, recintate, ma comunque incustodite, le tombe della “Scaglia” vengono lentamente divorate dalla vegetazione proprio sotto una delle più importanti e trafficate strade del territorio e l’unico indizio della loro presenza sono un paio di transenne rosse in lontananza, che delimitano quella che sembra più una scena del crimine.

Lorenzo Piroli