Ladispoli. “Un Pua al servizio delle speculazioni”

LADISPOLI – Lo scorso maggio 2013 il Consiglio Comunale in pompa magna si è prodigato nell’approvare il Piano di Utilizzo degli Arenili. Nel teatrino delle parti è stato interessante vedere i consiglieri, per dirla con il poeta, “indignarsi, impegnarsi e gettare la spugna con gran dignità” ed arrivare ad approvare il Piano all’unanimità dei presenti, maggioranza ed opposizione compatta. Si potrebbe proseguire nelle citazioni dotte, riportando il passo finale della fattoria di orwelliana memoria, ma riteniamo sia più consono tacere su quanto riescono a produrre i nostri politici di professione.
Il PUA è stato pubblicato (anche se non con molta pubblicità da parte dell’Amministrazione Comunale a dire il vero) e la cittadinanza ha avuto 60 giorni per visionare la documentazione prodotta e produrre delle osservazioni critiche al piano.
Noi come Movimento 5 Stelle di Ladispoli abbiamo voluto sottolineare, producendo le nostre osservazioni, come ancora una volta il mare viene ad essere uno strumento per creare clientelismi (secondo il PUA approvato ci sarebbero procedure facilitate di assegnazioni in “casi particolari”) e per rilanciare speculazioni. In un contesto ambientale che vanta le presenza, nello stesso comune, di ben tre parchi naturali protetti a livello europeo, tutto quello che sanno proporre i nostri amministratori è un porto cemento turistico, peraltro già bocciato ampiamente dal Ministero dell’Ambiente della scorsa legislatura, che costituirebbe una chiave di accesso ad una colata di cemento su quanto resta del territorio di Via Roma e Torre Flavia.
Si ritiene che una pianificazione del territorio così importante come un piano di utilizzo degli arenili debba essere sostenuta da approfonditi studi preliminari e descrittivi della realtà esistente. La mancanza di tali studi mina alla fondatezza e completezza del piano, ed appare evidente la necessità di procedere ad ulteriori analisi territoriali.
La normativa vigente chiarisce l’importanza di garantire la presenza di spiagge libere sul territorio comunale (legge Finanziaria del 2007). In particolare il comma 254 della Legge Finanziaria del 2007, prevede che spetta ai piani dei Comuni e delle Regioni “un corretto equilibrio tra aree concesse ai privati e arenili direttamente fruibili”. Alcune leggi regionali usano l’aggettivo “significativo” per indicare le spiagge libere. Le spiagge libere e gratuite devono essere intercalate tra uno stabilimento e l’altro e non collocate nelle aree più lontane ed inaccessibili alla popolazione. Con l’approvazione del presente piano si prevede l’ulteriore trasformazione di ampi tratti di spiaggia libera nelle categorie di gestione previste dal Regolamento regionale 15 luglio 2009, n. 11 “Disciplina delle diverse tipologie di utilizzazione delle aree demaniali marittime per finalità turistico-ricreative e classificazione degli stabilimenti balneari”. È ben chiaro che, oltre a queste strutture dell’elenco devono essere rispettate le proporzioni tra spiagge gestite e spiagge libere. Questa proporzione sembra, con l’adozione del nuovo piano, sbilanciata verso le strutture gestite da privati. Tra l’altro nell’Art. 8 del Piano si prevedono “facilitazioni” per alcuni privati che richiedano concessioni. Si ritiene che tali agevolazioni, così come evidenziate nell’Art. 9 del PUA, non debbano sussistere, che tutto ciò che costituisce varianti allo stato attuale e nuove concessioni/permessi debba essere oggetto di bando pubblico aperto a tutti e non possano sussistere corsie preferenziali.
Si ritiene, inoltre, che tali agevolazioni possano favorire speculazioni incontrollate sul nostro territorio e che debbano essere assolutamente cancellate dal presente PUA.
Nel PUA proposto, inoltre, è scomparso ogni riferimento al diritto inalienabile per le persone diversamente abili di accedere alla spiaggia (Legge 5 febbraio 1992 n. 104); gli accessi per disabili sono contemplati come opere di abbellimento, come le fioriere e i campi da beach volley. Questo costituisce per noi un brutto esempio di inciviltà ed esclusione sociale di una parte della cittadinanza.
Nel PUA appare anche un contrasto evidente con le linee di indirizzo urbanistico della Città. Il PUA prevede concessionabile e lo definisce “rimessaggio” un tratto di spiaggia di Marina di San Nicola, in quanto considera il tratto di arenile della frazione di Marina di San Nicola dal Km 6,564 al Km 8,10 a “tutela limitata” (PUA pag 7 dell’Allegato A03. Relazione illustrativa). Lo stesso comune con delibera della giunta comunale n 151 del 8 agosto 2013 individua e propone come zona ad alta valenza turistica il tratto di costa di circa 4Km lineari che si estende dal limite estremo sud del confine comunale, dove sono presenti i resti della villa romana di Pompeo, alla struttura ricreativa “Alle Tamerici”. Appare evidente l’incongruenza tra le due diverse classificazioni del tratto di mare in questione.
Appare inoltre paradossale che in un Piano di Utilizzo degli Arenili non venga tenuto conto delle peculiarità naturalistiche del territorio comunale. Nel PUA, sia parte documentale sia parte degli elaborati grafici, sono riportati i confini del SIC – Sito di Importanza Comunitaria Bosco di Palo Laziale (Codice SIC IT6030022) e della Palude di Torre Flavia. Di quest’ultima area protetta non si riporta mai lo status di ZPS – Zona di Protezione Speciale (Codice ZPS IT6030020). Nel considerare tali aree protette non si tiene conto che la normativa vigente (Direttive CEE 92/43 “Habitat” e 79/409 “Uccelli” ss.mm.ii., recepite dalla normativa italiana) non considera solo protetti i confini perimetrali delle aree, ma prevede una fascia di rispetto, a ridosso delle aree stesse, in cui vi sono vincoli relativi alla possibilità di attività umane ed ogni progettazione è sottoposta a Valutazione di Incidenza per valutare i danni potenziali alla conservazione della flora e d ella fauna tutelati. Molte attività balneari contemplate nel presente piano devono, essendo previste a ridosso delle aree protette, fari riferimento a procedure di ammissibilità per evitare un loro impatto negativo sulle finalità di conservazione della natura dell’area.
Ancora più grave è l’assenza negli elaborati del Sito Manca completamente un riferimento all’area marina protetta SIC – Sito di Importanza Comunitaria denominata Secche di Torre Flavia (Codice SIC IT6000009), che si estende per 866 ettari sul fondale adiacente la costa di Ladispoli. Queste alcune delle gravi carenze del Piano di Utilizzo degli Arenili che il Movimento 5 Stelle di Ladispoli mette in evidenza.
La nostra idea di città è diversa, siamo convinti che si possa rilanciare il territorio creando un indotto legato al turismo naturalistico ed a quello culturale che valorizzi il nostro patrimonio archeologico, che riporti Ladispoli ad essere una città vivibile per il cittadino e visitabile per il turista. Potremmo, sfruttando le attuali risorse della città, compiere una rivoluzione economica e culturale a costo zero, eppure la nostra amministrazione continua a creare cattedrali nel deserto che divorano soldi pubblici, come il Centro Arte e Cultura, costato quasi quanto il Colosseo e che, grazie alla locazione ed in barba alla mobilità sostenibile, rischia di rimanere “isolato” dal resto del mondo, Ladispoli compresa.
La nostra amministrazione continua a pensare che le bancarelle estive siano la massima espressione artistica che un territorio può escogitare per coltivare i suoi turisti.
Noi abbiamo posizioni ben diverse, e siamo convinti che sia ora di riprenderci la gestione della nostra città.

Antonio Pizzuti Piccoli – MoVimento 5 Stelle Ladispoli