Ladispoli. “Ma al Comune interessa il destino dei clochard sgombrati da viale Europa?”

LADISPOLI – A Non c’è stato bisogno di utilizzare le ruspe tanto amate da Salvini e dai suoi seguaci al governo della nostra città. E non c’è stato nemmeno bisogno dell’intervento delle forze di Polizia. I pochi clochard che erano rimasti ad abitare, quel lembo di città dimenticato, nascosto e degradato che si trovava sotto il ponte di Viale Europa, se ne sono andati tranquillamente e, a detta del comunicato ufficiale, spontaneamente: “Si è chiusa una pagina di degrado sociale” cita il medesimo. Sicuramente se parliamo di degrado urbano, si potrà ora bonificare l’area interna (della quale sono state postate foto che dimostravano l’assoluta disumanità di quel rifugio di fortuna) ed anche l’area esterna, che “normali”, “civili”, cittadini di Ladispoli (non clochard), avevano trasformato in una discarica a cielo aperto di rifiuti ingombranti e pericolosi per la salute. Clochard è termine francese usato per far sembrare più raffinata la reale situazione di queste persone che in realtà è quella, del senza lavoro, del senza mangiare, del senza casa, del senza tutto: quelli che una volta venivano chiamati spregiativamente “barboni”. Il problema è che quei “clochard” sono esseri umani che vivono in condizioni disperate e sono il frutto della nostra società di falsa opulenza. Balza agli occhi l’assenza del politico che dovrebbe occuparsi dei problemi sociali. l’Assessore ai servizi sociali Lucia Cordeschi. Non era della partita? Nel comunicato di Palazzo Falcone, pubblicato dagli organi di informazione, possiamo leggere del delegato all’igiene urbana, Carmelo Augello e dell’assessore alla sicurezza Amelia Mollica Graziano. Ergo si trattava solo di un problema di “sicurezza” ed “igiene”. La “triste ed imbarazzante pagina di degrado sociale” quindi non è stata chiusa, è stata solo spostata, allontanata. Chissà dove andranno ora i senza fissa dimora che prima abitavano in quel tugurio… ma in fondo… chi se ne frega, basta che non stiano da noi. Vadano a rompere le scatole (sempre ammesso che lo facessero davvero, visto che così tanto erano invisibili e rassegnati, quei poveracci!) da un’altra parte. Il degrado sociale resta. A Roma (che pure di problemi ne ha parecchi!), per queste persone esistono luoghi dove possono lavarsi, mangiare, avere abiti di ricambio e soprattutto una residenza virtuale, dove poter ricevere posta e comunicazioni di ogni tipo. Luoghi gestiti da associazioni religiose ed associazioni laiche. A costi sicuramente molto contenuti. La attuale amministrazione di destra di Ladispoli, ha mai pensato a progettare, realizzare qualcosa del genere nella nostra città? Crediamo di no. Non sta nelle loro corde. Meglio fare riferimento alle ruspe ed all’egoismo sociale del quale la Lega Nord di Salvini (e Bossi!) ha fatto la sua redditizia bandiera. Tra i tanti soggetti che fanno riferimento alla Casa del Popolo di Ladispoli, sono diversi coloro che operano quotidianamente o hanno lavorato, per portare aiuti materiali o di semplice solidarietà umana nei confronti di queste persone. Sono realtà che conosciamo abbastanza bene e per le quali vogliamo intervenire concretamente, per dovere e bisogno etico e morale, anche se attività del genere non portano voti. Solo crescita di coscienza.

La Casa del Popolo di Ladispoli