“Invisibili come sassi”, le emozionanti parole di Davide Toffoli

CERVETERI – Nell’ambito del programma di “Autunno in festa per il vino novello”, sabato 8 novembre, alle ore 16:00, presso la Cantina di Cerveteri, avrà luogo la presentazione del libro “Invisibili come sassi”, del Prof. Davide Toffoli. Saranno presenti, oltre all’autore, Maria Beatrice Cantieri, Presidente dell’Associazione Scuolambiente, e la Prof.ssa Giovanna Caratelli, autrice dei volumi “La vita comunque” e “Nessuno resti a terra”. “Invisibili come sassi”, un viaggio che attraversa, con lo “sguardo mai sazio”, luoghi familiari e destinazioni sconosciute, coinvolgendo antiche divinità e leggende più recenti, alberi e piante intrisi di simbolismi e consuetudine, nella “laica sacralità di un battesimo perenne” di una natura intesa come Grande Madre, nei suoi eterni contrasti di luci e di ombre, tra pietre aride e gustosi frutti. I versi risultano “zampilli di acqua limpida”, anche laddove le atmosfere si fanno più pesanti e toccano temi come la perdita o la morte, mai percepibili come definitive; dal sapore dei ritmi eterni e dei cicli della campagna dove i terreni spogli, a primavera, si accomodano “nel fare spazio / al ritorno quieto / delle prime bulbacee”.  La sezione centrale, “Tra tele e licheni”, è un suggestivo dialogo artistico tra parola e immagine, che propone letture in versi di lavori di una triade di artiste romane: la pittrice Nata Tranquilli, evocata o raccontata nei suoi giochi delicati e coloratissimi di architetture informali dalle suggestioni alla Kandinskij o nei tentativi più materici delle sue “Spiagge”; l’artista poliedrica Maria Pia Binazzi, colta nell’esotico linguaggio visivo delle sue figure etniche, bidimensionali e intriganti, tra “rettili” e “ali”; la fotografa Alessandra Lucci, incontrata nei suoi naturalissimi scatti, tra paesaggistiche distese di girasoli e dolomitici candori di neve. “Hanno occhi troppo attenti”, torna infine ad abbracciare la trascurata poesia del quotidiano, sottolineando a più riprese che “non siamo che istanti…” e che forse il vero sogno è proprio il gesto più “consueto”, tra immagine e ricordo, tra emotività e memoria, in “un’aria di deriva leggera”, su “tracce lievi di antiche bisacce”, che ci guidano nel mito antico e modernissimo della sfida al labirinto, con gli strumenti della quotidiana essenzialità, perché “è nei modi di perderti / che realmente / ti trovi…”.  Ma tra le avvolgenti immagini calde del presente (“oggi il glicine ha il sapore del mare”), “già trasuda il momento del volo”, dove l’istante si fa futuro o memoria e arriva a recuperare silenzi parlanti, bagnati di vento e di sole, mentre “le ali / restano libere / nel cielo”.