Mubarak ascolti il suo popolo

rivolta egittoIl Guardian raccoglie le testimonianze vive della marea umana che sta travolgendo il governo Mubarack, alcune sono toccanti: “sono un medico di Damietta e sto vivendo i momenti più belli della mia vita, mi sento vivo ! Guido la mia auto per le vie della città e non ho paura”. L’Egitto sta cambiando, sembrano lontane anni luce le solenni parole del Segretario di stato americano “Abbiamo la situazione sotto controllo”, no Huston: avete un problema. La parola d’ordine della rivolta è “niente violenza”, il popolo egiziano è così stanco di avere paura che probabilmente non è intenzionato ad infliggerne, questo spiega il rifiuto corale da parte di molti settori delle forze dell’ordine di aprire il fuoco sui manifestanti. Oggi oltre un milione di persone sono scese in piazza; Mubarak, come Ben Alì prima di lui, dopo le iniziali resistenze sembrerebbe pronto alla fuga. Dal mondo islamico (Turchia) a quello occidentale (Usa) il messaggio è unanime: “Mubarak ascolti il suo popolo”, che suona come una dichiarazione di impotenza da parte di una nazione che ha fatto (oltre al piano Monroe in America Latina ovviamente) della fascia nordafricana una zona di “alchimie” politiche da tenere sotto stretta sorveglianza. Domenica l’ex premier Massimo D’Alema, intervistato da Lucia Annunziata, nel suo programma auspicava nuove elezioni ed alla domanda “poi ci si dovrà relazionare con chiunque vincerà?” la risposta lasciava pochi dubbi: “Certo, siamo paesi democratici”. Quello che sta accadendo nell’Africa del Nord ha una portata storica ed implicazioni geopolitiche sovranazionali enormi; se il superfalco Benjamin “Bibi” Netanyahu arriva addirittura ad auspicare un ritorno in sella dell’ex arcinemico Mubarak. L’uomo del momento? Naturalmente è Mohamed El Baradei, Premio Nobel per la pace, l’ex ispettore nucleare dell’Onu, durante le ultime consultazioni popolari si cantava il suo nome al Cairo. El Baradei strizza l’occhio a Cameroon e ai leader occidentali, strizza l’occhio al presidente “uscente” e sembrerebbe il più quotato per guidare una fase di transizione, il punto è capire se l’Egitto sia disposto ad entrare nella letale melassa delle “fasi di transizione” (che ormai sono diventate situazioni-marchio di fabbrica della politica mondiale postnovecentesca) o voglia fino in fondo autodeterminarsi. Mohamed El Baradei è di sicuro l’uomo del momento, forse però non è l’uomo del popolo. Soltanto la storia dirà se sarà l’uomo della provvidenza.