Guidi e Ingrassia ci raccontano la loro commedia “off Brodway” sul palco del Traiano

CIVITAVECCHIA – Gli scorsi sabato 25 e domenica 26 gennaio la Grande Stagione del Teatro Traiano ha offerto al pubblico civitavecchiese l’occasione di assistere allo spettacolo “Serial Killer per Signora”, con Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia, in sostituzione di “Modigliani”, con Marco Bocci, previsto per gennaio. I protagonisti, Guidi e Ingrassia, in questa intervista raccontano le particolarità di questo spettacolo: una commedia musicale cosiddetta Off-Broadway di Douglas Cohen, ripresa a sua volta da un romanzo di William Goldman, poi film nel ’68 dal titolo italiano “Non si maltrattano così le signore” con Rod Steiger e George Segal. Guidi, che in veste di regista, nonché produttore, ha avuto modo di mettere in scena questo spettacolo nel 2001, vincendo anche il premio IMTA (Italian Music Theatre Award) per miglior regia e miglior produzione di musical, si cimenta nuovamente in quest’opera.

Come è venuto a conoscenza di questo e testo e perché riportarlo nuovamente in scena a distanza di sedici anni?

“Nel 2000 mi trovavo a Londra e andai in un negozio che vendeva tutti i musical possibili e immaginabili, il Dress Cirle, dove comprai di tutto e tra l’altro anche le ultime due copie in vinile rimaste in Inghilterra di ‘Aggiungi un posto a tavola’ nella versione inglese, pagandole anche parecchi soldi, come se fosse Abbey Road dei Beatles. Il commesso, che a quel punto mi avrebbe venduto anche la madre, mi consigliò un disco, ‘No Way To Treat a Lady’, un musical messo in scena solo poche volte in Inghilterra e poi dimenticato. Io lo comprai e lo ascoltai una volta tornato a Milano. Mi piacque moltissimo, soprattutto il modo di scrittura musicale. Allora decisi di chiamare il teatro dove era stato messo in scena, che compariva sul retro del disco chiedendo di essere messo in contatto con l’autore. Ci riuscii e allora decisi di produrlo e dirigerlo, per quattro giovani attori non molto conosciuti… bene feci perché colei che fece allora Sarah Stone oggi è mia moglie.”

Dopo una risata generale, preceduta da molte altre, prosegue: “Poi abbiamo fatto con Giampiero ‘Taxi a Due Piazze’ e visto che il connubio aveva funzionato molto bene, abbiamo pensato ad uno spettacolo che potesse valorizzare entrambi altrettanto bene, deviando dall’inarrivabile comicità di ‘Taxi a Due Piazze’. Quindi mi sono ricordato di questo spettacolo che avevo fatto molti anni fa, a Giampiero è piaciuto e siamo partiti”.

Spiega poi che si tratta di un musical con soli quattro elementi, due uomini e due donne, in cui una delle due, Alice Mistroni, interpreta cinque personaggi diversi. Si tratta di un sottogenere del musical, quello Off- Broadway, che in Italia siamo in effetti poco abituati a vedere.

Chiediamo allora a Giampiero Ingrassia, che al Traiano abbiamo potuto vedere il musical con grandi compagnie come “Cabaret” o “Frankenstein Junior”: com’è stato il passaggio dal musical con grandi compagnie a una commedia musicale con solo quattro interpreti?

“Questo spettacolo forse è più difficile rispetto agli altri, che sono più grandi, più scintillanti con più personaggi, proprio perché siamo in pochi e proprio perché non è uno spettacolo facilissimo. Non ci sono delle canzoni proprio orecchiabili, sono bellissime, ma anche difficili da eseguire, non è proprio una passeggiata. La bellezza di uno spettacolo non varia in basa a quanta gente c’è sul palco, questo è uno spettacolo pensato per quattro attori e i giusti equilibri sono quelli. È molto più difficile anche perché essendo in quattro se uno traballa, traballano anche gli altri, non ci sono ballerini o pezzi d’assieme che distraggono, noi non ci riposiamo mai, siamo sempre in scena. Però proprio per questo anche più stimolante”.

A questo punto domandiamo ad entrambi: come ha reagito il pubblico di Civitavecchia a questo spettacolo?

Ingrassia: “Questo è uno spettacolo che ha un impatto diverso sul pubblico, perché essendo un musical non conosciuto, diverso dai musical che è abitato a vedere, lo incuriosisce molto di più. Mi è sembrato che il pubblico ieri ci seguisse molto bene, noi ci accorgiamo quando la platea ci segue, e anche gli applausi finali sono stati tanti”.

Guidi aggiunge: “I personaggi poi si fanno amare, è uno spettacolo mai banale, con un allestimento per certi aspetti curioso. Siamo in una scatola nera, con delle porte che si aprono in diversi punti e delle luci particolari. È uno spettacolo in sé più moderno di tanti altri che si mettono in scena oggi, abbastanza blasonati, ma in fondo anche un po’ noiosi…”.

Una delle tematiche fondamentali di questo spettacolo è la fama, il successo da raggiungere a tutti i costi e la smania di apparire sui giornali, che in quest’epoca social è più che mai centrale nelle vite di ognuno di noi.

Chiediamo allora che cosa rappresenta per loro il successo e più in particolare: serve davvero il successo per avere legittimazione artistica? Un bello spettacolo è anche uno spettacolo di successo?

Guidi: “La tematica del successo, contenuta in questo testo, è ritornata oggi attualissima, con questa smania di apparire e allora ho cavalcato l’onda, inizialmente non ci avevo proprio pensato. Comunque sì, un bello spettacolo tendenzialmente è anche uno spettacolo di successo, se gli dai il tempo di essere conosciuto. Se metti in scena uno spettacolo bello, si attiva il passaparola, che è quello che ancora in teatro oggi funziona meglio di tutti, e la terza settimana magari cominci a fare i pieni”.

Ingrassia però aggiunge: “Però non è una regola, ci sono spettacoli orribili che vanno benissimo. È un po’ inspiegabile ma lo si accetta… magari sai di fare un bello spettacolo che poi a fine tournee ti accorgi non è andato bene, oppure fai uno spettacolo orribile che chiama però le masse televisive e funziona. Per me l’importante è la coscienza con la quale affronti un lavoro. Noi sappiamo che questo è un bello spettacolo, poi può piacere o non piacere, però è fatto con il cuore, intelligenza e professionalità… Se piace bene se non piace, stics!”.