Voluta da Carlo Emanuele II di Savoia, la Venaria Reale è un gioiello del torinese incastonato nel verde dei suoi giardini, con roseti e pergolati, antiche sale e giochi d’acqua. La tenuta di caccia dei Savoia, progettata da Amedeo di Castellamonte e finita da Filippo Juvarra, fa innamorare di sé con i propri profumi e le proprie suggestioni e offre (almeno) cinque gemme che ci invitano a scoprirla:
1. Prende vita davanti ai nostri occhi
Il primo motivo per cui bisognerebbe visitare la Venaria è che ad ogni angolo riprende vita davanti ai nostri occhi, rimodellandosi, talvolta con gusto moderno, sulla base degli antichi usi e forme della reggia. Il lavoro di restauro è costante ed incessante e sembra svolgersi davanti agli occhi dei visitatori, che, sorpresi, scoprono lo stato di devastazione in cui versava fino a pochi anni fa. Basti pensare che tutti gli arredi che ora ricreano l’antica atmosfera delle sale del palazzo, gli arazzi, i pannelli cinesi e le statue sono di recente acquisizione. Alcuni ritrovati nelle altre tenute dei Savoia, altri rimpiazzati, gli elementi che ornano le stanze del re e della regina, dei duchi e dei servi di Savoia non erano presenti nella reggia fino al 2006. Guardando le foto di appena dieci anni fa, con le pareti spoglie e le stanze vuote, si coglie come sia stata affrontata la necessità di ripopolare la reggia, che in un decennio ha ripreso a splendere come nell’antichità. E’ infatti degno di nota anche il progetto “Ripopolare la Reggia”, che ha visto Peter Greenaway alla regia di suggestivi video che ricreano i personaggi e i sentimenti della Venaria.
2. E’ stata ristrutturata nel rispetto filologico dell’antico…
Il restauro di cui la reggia è stata protagonista non lascia nulla al caso: la tenuta è stata risistemata sulla base dei testi e delle stampe sei/settecentesche che la descrivono, riportando alla luce il palazzo nella sua filologica bellezza. Ecco un secondo motivo per visitarla: rivivere le atmosfere barocche degli antichi monarchi di Savoia, con gli antichi arazzi alle pareti, le coperture di taffetà dei colori originali e i mobili riposizionati secondo i vecchi cataloghi.
3. …e del nuovo
Dove non arrivavano le fonti o i ritrovamenti si è allora intervenuto con l’inserimento del moderno, per tentare di ricreare le suggestioni di un tempo in una reinterpretazione contemporanea del giardino barocco. Ne sono uno splendido esempio le Sculture Fluide di Giuseppe Penone inserite nel Parco Basso al posto delle statue andate perdute. Tronchi di bronzo che si piegano, o aprono o che addirittura eruttano il fumo proveniente dalle centrali termiche presenti sotto la Peschiera della reggia sono protagonisti dei prati di questa parte di giardino, che affianca il muro castellamontiano e la grande vasca.
4. E’ una visita piacevole per tutti
La reggia offre un ampio spettro di attività adatte a chiunque, dalla visita del palazzo a quella dei giardini, oppure ancora quella delle scuderie Juvarriane o delle numerose mostre che si tengono nelle Sale delle Arti (fra cui attualmente la mostra di Steve McCurry). In estate fervono le attività serali e nei fine settimana il Fantacasino nel Boschetto dei Giochi è protagonista dell’intrattenimento dei bambini. Giri in gondola sulla Peschiera oppure visite del giardino su carrozza o con il trenino animano i giovani alberi della Venaria, piantati recentemente dopo il recupero del parco (sparito nel periodo napoleonico per diventare campo di addestramento).
5. E’ piena di sorprese
La visita della Reggia (soprattutto se fatta con l’audioguida) permette di scoprire tutte le piccole e grandi curiosità del luogo, dalla sua storia ai suoi pettegolezzi, dalla strategia del recupero alla vita di corte. Eppure una delle sorprese migliori è, dopo aver mangiato una trota in carpione (tipica del Piemonte) nel ristorante della Venaria, oppure aver preso una grande insalata mista, scoprire che il Potager Royal ospita gli orti e i frutteti da cui vengono i prodotti venduti nel Caffè degli Argenti e nel Ristorante Patio dei Giardini. Le spezie della trota, la lattuga dell’insalata e i frutti con cui vengono fatti i dolci sono tutti coltivati nei bellissimi orti e frutteti del Parco Basso, curati costantemente dai lavoranti, fra fontane e pensiline, tanto belli quanto utili.
Lorenzo Piroli