“Nutrire il futuro nel territorio di Civitavecchia”

CIVITAVECCHIA – In controtendenza rispetto all’andamento complessivo dell’economia italiana – segnato da un vero e proprio declino e da una drammatica riduzione dell’occupazione – la “green economy”, anche nel nostro Paese, come nel resto del mondo industrializzato, incide positivamente non solo sull’ambiente ma anche in termini di rilancio produttivo e di sviluppo.
Il rapporto annuale di “Unioncamere/Fondazione Symbola GreenItaly 2013. Nutrire il futuro” presentato l’altro ieri a Milano, descrive come la “green economy”, nell’anno 2012, ha fatturato 100,8 miliardi di euro (pari al 10,6% dell’economia nazionale) facendo registrare 3 milioni di posti di lavoro stabili.
Secondo il rapporto nel 2013 il 38% delle assunzioni programmate nell’industria, a livello nazionale, sarà determinato da investimenti nella “green economy”.
Rispetto a questi dati appare ancora più sconvolgente e desolante come, nel territorio di Civitavecchia – dove insiste uno dei poli di produzione di energia elettrica più importanti di Europa insieme ad una serie di possibili attività “green” legate alla necessaria riduzione di altre fonti di pesante inquinamento come i fumi delle navi – questi argomenti non siano al centro di un’idea compiuta di risanamento, riqualificazione e di rilancio economico.
Molto dipende dalla miopia di una classe politica che per decenni ha continuato ad utilizzare i soldi dati dall’ENEL, in ragione di specifici accordi e convenzioni, mai per le causali di “compensazione ambientale” e quindi anche per investimenti in “green economy”, bensì nella direzione di quelle logiche “clientelari” che oggi stanno sprofondando il Comune di Civitavecchia verso il declino economico.
Una miopia che, anche nell’oggi – segnato da una drammatica situazione sia per quanto riguarda l’ambiente e la salute che per quanto concerne l’occupazione e il lavoro – pare contraddistinguere l’agire complessivo della classe politica territoriale, incapace perfino di interrogarsi sull’esigenza di “invertire la rotta”, di ragionare su un modello di sviluppo che (come evidenziano i dati del rapporto di Unioncamere) rappresenterà quel futuro del Paese dal quale, continuando così, il territorio di Civitavecchia – malgrado le grandi potenzialità e opportunità – sarà tagliato fuori.

Cesare Caiazza – Segretario generale CdLT CGIL “Roma Nord Civitavecchia”