Tra passato e presente Smeriglio racconta la periferia capitale

CIVITAVECCHIA – Venerdì 17 novembre, alle ore 18:00, la compagnia portuale di Civitavecchia ospiterà Massimiliano Smeriglio, Vice Presidente della Regione Lazio che presenterà il suo nuovo romanzo “Per quieto vivere”, Fazi Editore.
L’autore sarà intervistato dalla giornalista Cristina Gazzellini. Le letture saranno a cura di Alfonso Astuti. I saluti iniziali del presidente della Compagnia portuale, Enrico Luciani.

Da molti anni impegnato nell’attività politica, che l’ha portato dal 2013 alla vicepresidenza della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio ha sempre coltivato passione per la scrittura. Nel 2010 ha dato alle stampe, per i tipi di Voland Garbatella. Combat zone: un denuncia in forma di docu-racconto della violenza nello storico quartiere romano. Poi, nel 2012, l’autore ha pubblicato con Fazi Suk Ovest. Banditi a Roma: sempre sul grande solco tracciato da Romanzo criminale, Smeriglio continua qui a esplorare la periferia della capitale, fotografando il degrado sociale e antropologico di un’umanità priva d’identità. Fin qui una scrittura ispirata a un realismo attraversato da una vena noir, a tratti cinematograficamente pulp, che non sembra aspirare a un narrare puro.
Nel suo ultimo libro, Per quieto vivere, appena pubblicato da Fazi, tornando a raccontare una città che conosce fin troppo bene nelle sue pieghe più profonde, Smeriglio spinge invece sul pedale di una narrazione più piena, meno legata alla realtà cronachistica che tanto entusiasma le sceneggiature “crime”. Il romanzo intreccia presente e passato, indagando le ragioni dell’individualismo contemporaneo con una storia fatta di personaggi tormentati, tutti segnati da una inesorabile solitudine.

4 giugno 1944. Una donna si getta dal decimo piano di un caseggiato popolare. E’ la portiera del palazzo che, fedele al regime fascista, con le sue denunce ha provocato la condanna a morte di alcuni giovani partigiani. Settant’anni dopo, il nipote della donna è all’ossessiva ricerca dei parenti di coloro che considera i responsabili del suicidio. Sotto al suo sguardo morboso, si dipanano le vite dei condomini: un giornalista colpito da una malattia degenerativa e suo figlio; un’anziana donna, considerata matta, che cela nella sua follia un terribile passato; un uomo che è al contempo spacciatore spregiudicato e padre premuroso; una bambina enigmatica e solitaria; un uomo indifferente all’imminente morte del genitore. Il portiere osserva e si nutre dei tormenti di questa umanità disgregata, troppo spesso incapace di compassione, e quello che prova non è che sprezzante distacco: nel suo cuore, arido, c’è posto solo per il rancore.