Il Centro Archeologico Studi Navali diventa laboratorio universitario

CIVITAVECCHIA – All’ultimo dei “Meeting di Navalia” organizzati presso i Magazzini Romani, dove erano esposti i macchinari idraulici della flotta romana imperiale allestiti interamente dal Centro stesso, parteciparono – tra i tanti altri – il Professore Roberto Petriaggi dell’Università di Roma Tre e la Professoressa Barbara Davidde, Direttore del Nucleo per gli interventi di Archeologia Subacquea dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, facente capo al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Sinergie, quelle sviluppatesi nell’occasione, che hanno contribuito a portare gli amici del Centro Archeologico Studi Navali ad un traguardo d’eccellenza, ossia la firma, ad aprile scorso, di un importantissimo Protocollo di collaborazione con la Cattedra di Archeologia Subacquea che ha permesso così al medesimo di diventare “Laboratorio Universitario e Centro di Formazione” e soprattutto partner dell’Università stessa nelle indagini archeologiche navali sottomarine.
Spiega il Comandante Mario Palmieri: “Casn-Lans, con il suo Laboratorio di Archeologia Navale Sperimentale, opera ormai da cinque anni in sordina nel territorio civitavecchiese in relazione ai ritrovamenti di relitti di fase archeologica sparsi nel Mediterraneo e conduce ricerche sulle tecniche di costruzione e propulsione navale antica e sulle presenze di materiale e sistemi tecnologici imbarcati di natura idraulica, di sollevamento e balistica. Il Casn, oggi è l’unico Centro specializzato in Italia, nel recupero sperimentale di tecnologie pertinenti alla navigazione antica e romana, che dopo aver lavorato per anni con diversi Musei Archeologici, Direzioni di scavo navale e Università Italiane e straniere come il Cnrs francese e con una delle quattro Università di Oxford, si è lanciato in modo indipendente in nuove ed inedite Ricerche, presentandosi in questa nuova veste, proprio presso la Città di Civitavecchia la scorsa estate con una Mostra concepita come Progetto sperimentale. L’Esposizione chiamata ‘Navalia’, per i realizzatori ha rappresentato tutto quello che i Musei non hanno mai voluto o potuto fare. Progetto e Mostra sono un vero e proprio viaggio all’interno delle navi antiche e romane esibendo, in questa prima fase, tutto quello che il mondo scientifico internazionale e a conoscenza dell’idraulica di bordo e delle sue macchine di sentina oltre che delle tecniche di costruzione navali più antiche che si conoscano. La collezione delle pompe esposta rappresenta l’unica e la più aggiornata Esposizione scientifica al mondo di questo genere di apparati, consegnando oggi alla visione di tutti macchine altrimenti completamente dimenticate da duemila anni”.
“Questi meravigliosi apparati – prosegue il Comandante – erano montati sulle navi romane ed utilizzavano tecniche e tecnologie capaci di alzare, come dimostrato in Laboratorio, con una persona sola, a quattro metri di altezza, fino a 9-10 litri di acqua al secondo. Un rilevante dato sperimentale ottenuto dal continuo studio, e dalla sperimentazione e dal perfezionamento dell’utilizzo delle antiche tecniche. Risultati eccezionali che hanno fatto stupire tutti i più importanti Ricercatori del mondo dell’Archeologia navale. L’Esposizione ha attratto, oltre gli addetti ai lavori, Media, crocieristi, tante Scuole, civitavecchiesi e romani; ma soprattutto l’entusiasmato di tante persone completamente neofite sia della navigazione moderna che di quella antica, le quali, tramite la Mostra hanno empiricamente compreso l’alto livello tecnico e tecnologico espresso dal mondo Greco-Romano; una capacità tecnologica che spesso supera le conoscenze del nostro Rinascimento. Il Casn ha finito di ricostruire a dicembre 2015, qui a Civitavecchia, in collaborazione con l’Università di Lecce e grazie allo studio di quattro relitti romani, a dimensione reale, una piccola imbarcazione da trasporto dell’olio romana di sette metri, per la regione Puglia e precisamente musealizzata presso il Museo della Riserva Naturale di Torre Guaceto. Ultimamente il medesimo ha anche siglato un importante Accordo di collaborazione tecnica scientifica con la Asso Onlus che esegue ricerche in mare su relitti antichi per conto della Sovraintendenza Archeologica del Lazio e dell’Etruria Meridionale. Tramite le suddette Conferenze (‘i Meeting di Navalia’) aperte alla cittadinanza ed al contributo di altre Associazioni locali come ‘La Castellina’ ed ‘I Tirreni’, il Centro, di concerto con ‘La Civetta di Civitavecchia’, ha contribuito a stimolare l’incontro tra Istituzioni come Capitaneria di Porto di Civitavecchia e Sovraintendenza Archeologica e ad avviare le prime ricerche archeologiche subacquee effettuate in modo scientifico all’interno dello Scalo, nell’area del Molo del Lazzaretto, con operazioni subacquee (vedi foto), aeree e topografiche svolte dalla stessa Asso su delega della Sopraintendenza del Mare del Lazio”.
“I Porti di Traiano – conclude il Comandante Palmieri – sia quello di Civitavecchia che quello di Fiumicino, erano dei veri e propri trampolini di lancio per le navi romane Imperiali che arrivavano e partivano dalle Province romane che erano collocate in tutto il bacino del Mediterraneo, sino a Inghilterra, Asia, Africa, Mar Nero, Azzorre, Arabia, India e Vietnam. Tutto ciò non può far altro che dimostrare la vera natura dell’Impero Romano come di un Impero espressamente marittimo. Infatti questo, senza una propria ed organizzata flotta, non sarebbe probabilmente andato oltre l’antico stivale. Il supporto logistico della Flotta navale di Roma, in un lavoro coordinato e sinergico con le truppe di terra, ha realmente fatto la differenza con le altre Civiltà che occupavano l’Europa di quei tempi. Oggi è difficile pensare che c’è stato un tempo in cui marinai libici, comandanti greci, prodieri egiziani, timonieri galli, vogatori mauritani ed ispanici, fanti di marina italici e siculi navigavano insieme sentendosi in un sol modo; Romani”.