“Perché aderisco alla campagna referendaria”

Edmondo CosentinoCIVITAVECCHIA – Aderisco alla campagna referendaria contro la svendita, contro la decisione della giunta comunale di mettere sul mercato, la maggioranza della società comunale Hcs. Sosterrò la raccolta delle firme necessarie a promuovere i due referendum, una battaglia per un doppio “Sì”.
Ho più volte manifestato la mia e la nostra contrarierà come segreteria uscente alla delibera 71 che riguarda la vendita del 60% delle municipalizzate. Ribadisco per l’ennesima volta che, a mio avviso, l’Amministrazione Comunale deve mantenere una quota di maggioranza nelle aziende comunali, le percentuali sono indifferenti… fate vobis, l’importante è che la maggioranza della società Hcs resti in mani pubbliche. La mia, è una posizione in coerenza con la linea della segreteria uscente del Pd locale, ma anche in linea anche con la proposta di legge per il governo della risorsa idrica e…..la gestione del servizio idrico integrato.
Certo, capisco la prudenza della maggioranza del mio partito derivante dalle difficoltà e dall’incerto esito del referendum, ma è tempo, penso, di mettere da parte i tatticismi e di far seguire alle parole i fatti, di prendere posizioni chiare e trasparenti, insomma mettere da parte i “né, né”, i “ma anche”, è il momento di fare scelte discriminanti su questioni vitali come quelle proposte nei quesiti del referendum. Sono “ideologicamente” convinto che una seria impostazione dello Stato sociale deve distinguersi dalla competizione propria dell’economia di mercato e dalle logiche di profitto. Questo presupposto è di fondamentale importanza per la nozione di cittadinanza democratica, perché implica l’affermazione di un sistema d’allocazione delle risorse e di distribuzione della ricchezza non soggetto alla spinta del mercato ed alle diseguaglianze.
Negli ultimi anni, in Italia, come in molti paesi dell’Occidente, con una martellante campagna si è imposta l’idea che il mercato sia sempre meglio del pubblico. Perché il mercato sarebbe il regno in cui i consumatori sono sovrani. Abbiamo invece imparato a nostre spese che non è così, perché in realtà sono i fornitori a scegliere inizialmente i loro clienti, decidendo poi a quali segmenti di mercato indirizzare i loro prodotti, o servizi. Del resto nessuna azienda privata è obbligata a soddisfare i bisogni di chicchessia.
Il problema in questo caso diventa particolarmente acuto perché con la privatizzazione o l’appalto dei servizi pubblici si stabilisce una relazione fra tre soggetti. Il governo (sia centrale che locale), il cittadino, il fornitore privato di servizi pubblici. Ebbene, il cittadino ha un legame, attraverso il sistema politico ed elettorale, con il governo (nazionale, o locale). A sua volta il governo  ha un legame (attraverso la legge, o il contratto) con il fornitore privato. Ma il cittadino non ha alcun rapporto, né di mercato né di cittadinanza, con il fornitore. Per di più, dopo la privatizzazione, non può nemmeno sollevare questioni con il governo, relative all’erogazione del servizio. Perché il governo ha privatizzato o appaltato la prestazione ad un soggetto terzo. Di conseguenza una parte dei servizi pubblici finiscono per essere collocati in una sorta di limbo post-democratico, dove il governo è responsabile verso i cittadini per opzioni di politica generale ma non più nella pratica dei diritti. Penso che com’è considerato un tratto distintivo della democrazia, il diritto di voto o il diritto ad un giusto processo non fossero, la stessa considerazione deve valere per il diritto a godere di determinati servizi pubblici, in caso contrario costituisce una diminutio del valore della cittadinanza.

Edmondo Cosentino