La vitamina B17, che si trova nei semi, sarebbe un vero e proprio elisir di lunga vita. Quella dei semi di albicocca è solo l’ultima mania salutista che, in pochissimo tempo, ha conquistato critiche e sostenitori che credono che sia un modo ‘alternativo’ in grado di curare il cancro. La vitamina B17, in presenza di cellule malate, agirebbe sprigionando cianuro, in grado di distruggerle. Le cellule tumorali contengono infatti un particolare enzima, assente nelle cellule sane, che permette l’attivazione dell’azione anticancro della vitamina B17. Al contrario, ora gli scienziati hanno segnalato che i semi dell’ albicocca contengono alti livelli di cianuro in ambito chimico altamente tossico e potrebbero di fatto uccidere. Il governo ha emesso un avviso ufficiale invitando la gente a evitare di mangiare i semi di albicocca per i timori che in casi estremi potrebbero essere fatali. Secondo la Food Standards Agency, i semi dell’albicocca producono elevati livelli di cianuro, un veleno mortale, quando sono consumati. Anche l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha messo in guardia adulti e bambini. Per una corretta informazione, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, occorre precisare che il cianuro non è contenuto nei semi di albicocca. L’origine del contenuto di cianuro avviene tramite l’idrolisi enzimatica dell’amigdalina, durante la fase di post-ingestione dei semi. In dettaglio, contengono l’enzima emulsina che, in presenza di acqua, agisce sui glucosidi solubili, sull’amigdalina e prunasina. L’amigdalina è il più importante glicoside cianogenetico. Oltre a essere contenuta in grandi quantità nei semi di albicocca, è presente nei semi di diverse Rosacee. L’amigadalina è un glucoside cianogenetico, cioè capace di liberare acido cianidrico che contiene a sua volta cianuro.Questa molecola può essere enzimaticamente degratata in uno ione cianuro, una molecola di benzaldeide e due di glucosio. L’emulsina, enzima contenuto nei semi, è capace di indurre la trasformazione dell’amigdalina in cianuro con produzione di benzaldeide e due di glucosio. Il cianuro, quindi, non è contenuto nesi semi di albicocca ma può essere prodotto dalla reazione di un enzima (emulsina) e un glicoside cianogenetico (amigdalina). L’amigdalina, di per sé è poco reattiva, inoltre, emulsina e amigdalina sono contenute sì nei semi ma in cellule vegetali separate. Queste due molecole, non entrando mai in contatto, nel ciclo di vita dell’abicocca non daranno mai vita al cianuro. Purtroppo, in caso di ingestione corporea amidgalina e emulsina possono entrare in contatto e portare alla formazione delle cellule suddette (cianuro, glucosio e benzaldeide). E’ per questo motivo che l’ingestione di semi di albicocca provoca forti sintomi da avvelenamento da acido cianidrico. Il cianuro, o meglio i reagenti, devono essere rimossi dai semi prima di essere consumati. La dose letale di cianuro negli esseri umani è di 0,5 – 3,5 mg per kg di peso, l’equivalente di circa 30 semi di albicocca. Per i bambini, il consumo di 5-10 semi può essere fatale. I semi sono commercializzati prevalentemente via internet da rivenditori situati in paesi terzi e venduti come rimedio antitumorale. Alcuni siti raccomandano il consumo quotidiano di 10 semi alle persone sane e di addirittura 60 semi ai malati di cancro. In questi casi, la dose acuta di riferimento viene abbondantemente superata, correndo il rischio di avvelenamento. I sintomi da avvelenamento da cianuro comprendono nausea, febbre, mal di testa, insonnia, sete, letargia, nervosismo, dolori articolari e muscolari e ipotensione.
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