Un nuovo inizio non potrà prescindere dalle donne

Quello di ieri è stato un lungo corteo in cui noi abbiamo trovato tutto: la rabbia, la felicità, la commozione, l’amore, il sesso, le generazioni, l’amore, la disperazione, nuovi modi di dirsi donne e femministe.

Quello di ieri è stato un corteo che ha evidenziato la necessità di una genealogia di donne.

Durante la world women’s march di Washington del gennaio 2017, tutte le donne che sono intervenute hanno menzionato le loro madri, le loro nonne. In Italia questo non avviene mai, ma ieri ho visto generazioni vecchie e nuove non travalicarsi, non avere la necessità di dirsi troppo vecchie, troppo giovani.

L’unico vero movimento di questo Paese, che è stato capace di mettere insieme una marea di persone, in piazza, contro questo Governo, è quello delle donne. Perché se essere militanti, significa avere un chiaro progetto di società, un’idea di Paese, le donne lo hanno dimostrato. Quando c’è una piattaforma chiara, le manifestazioni riescono.

Ieri, in una Roma uggiosa, hanno sfilato i collettivi di “Nonunadimeno” di tutta Italia, le reti dei centri antiviolenza, le cooperative sociali che si occupano di violenza contro le donne, e di donne trattate.

Donne migranti, studentesse, professoresse, insegnati e precarie. Generazioni di donne. E anche di uomini.

Perché quando si parla di femminismo si parla di diritti, quando si parla di una società a misura di donna si parla di una società in cui la scuola, il welfare, l’accudimento è a carico di tutta la comunità. La società, l’idea di società giusta che ieri chiedeva questa piazza era decisamente antirazzista, antiviolenta, includente. Contro le politiche eversive di questo Governo.

Credo che questa sia stata la dimostrazione innegabile che il movimento delle donne sia, ad oggi, la soggettività politica più delineata e avanzata del Paese. E che se un momento di riscatto, di consapevolezza, di un nuovo inizio, non potrà prescindere dalle donne.

VDG