“Il sistema delle cooperative è fallito: ha portato allo sfruttamento dei lavoratori”

CIVITAVECCHIA – “La maggior parte delle cooperative non ha più nulla a che vedere con la cooperazione e con il sociale. Sono ormai delle aziende che mirano al profitto sfruttando i lavoratori”. E’ stato senza dubbio questo, nelle parole di Sara Lolli, il passaggio più forte durante la presentazione del libro “Mafia capitale sulla schiavitù del lavoro”, scritto insieme a Cesare Caiazza ed illustrato ieri al pubblico di Civitavecchia nella sala del Dopolavoro ferroviario.

Un libro di forte denuncia in cui, partendo dal racconto delle proprie storie (Sara Lolli lavoratrice e rappresentante sindacale nelle cooperative sociali, Cesare Caiazza dirigente sindacale di lungo corso, già segretario della Cgil Camera del Lavoro di Civitavecchia) descrivono ed analizzano la “precondizione” che è alla base del fenomeno assurto agli onori delle cronache come “Mafia capitale”: lo sfruttamento pesante, fatto di retribuzioni bassissime e pochi diritti, dei lavoratori e delle lavoratrici che operano nell’ambito di quelle cooperative sociali centrali e nevralgiche nel sistema Buzzi-Carminati. Un contesto in cui, ha evidenziato Caiazza, alcune recenti leggi approvate dal Governo, prima tra tutte il Jobs act, “stanno ulteriormente e pericolosamente determinando un peggioramento delle condizioni di lavoro ed un drastico sfruttamento dei lavoratori”, con una conseguenza evidente, oltre al fenomeno della corruzione, nella vita dei cittadini: il peggioramento della qualità dei servizi in settori strategici come la sanità e il sociale. “Perché è palese – ha rimarcato Caiazza – che un lavoratore sottopagato non può offrire una prestazione lavorativa elevata e chi ne paga le conseguenze sono poi i settori più deboli della società”.

Una riflessione che ha offerto anche uno spunto di severa autocritica nei confronti della sinistra italiana e delle sue trasformazioni nel corso degli ultimi decenni, in cui è stata partecipe, se non promotrice, di processi di liberalizzazione e privatizzazione del lavoro i cui risultati oggi possono a ragione definirsi fallimentari. Una sinistra che non è riuscita a porre un argine, divenendo in alcuni casi complice, della degenerazione corruttiva del sistema delle cooperative, come i fatti di Mafia capitale hanno palesemente documentato.

Tutti concordi, nei vari interventi che si sono succeduti (il sindaco Antonio Cozzolino, la Deputata Marta Grande, il Presidente della Compagnia portuale Enrico Luciani, il consigliere regionale Devid Porrello), nell’individuare l’unica via di uscita da questo sistema incancrenito in un ripristino della tutela e della dignità dei lavoratori, attraverso una reale applicazioni di quegli articoli fondanti della nostra Costituzione.

Appassionato e perentorio, in tal senso, l’intervento della staffetta partigiana Tina Costa, autrice della prefazione del libro e presente all’incontro. “Non c’è bisogno di cambiare la Costituzione – ha tuonato – quella scritta con il sangue dei partigiani che tanto hanno lottato per garantirci diritti e libertà. Basta semplicemente applicarla ricordandoci che tutti quanti, ogni giorno, con le nostre azioni siamo partigiani a difesa della Costituzione”.

Marco Galice