CIVITAVECCHIA – Le vicende note circa gli investimenti effettuati dal consiglio di amministrazione della locale Fondazione Cassa di Risparmio manifestano non poche differenze con alcune delle migliori pratiche seguite dal settore. Se infatti gli investimenti a sostegno di iniziative di carattere sociale, culturale del no profit più in generale hanno sostenuto l’intero territorio in un momento economico particolarmente sfavorevole, non si può non sottolineare come sia mancata l’apertura a nuove iniziative che avrebbero potuto, e lo possono ancora, favorire l’avvio di start up nel settore ad esempio della ricerca scientifica e tecnologica.
Peraltro, la parcellizzazione dei contributi, a parte nel settore sanitario, ha sicuramente creato un vastissimo consenso, ma ha prodotto ben poco dal punto di vista dello sviluppo del territorio e sul fatto che, come giustamente dice l’avvocato Calderai, le scelte condotte negli ultimi tempi (asilo, università in quel modo, e televisione) hanno sottratto enormi risorse economiche che potevano essere utilizzate meglio in favore del territorio e del suo sviluppo economico e sociale. Ciò, avrebbe dovuto determinare anche un cambiamento da parte dei responsabili dell’Ente di qualcuno dei settori di intervento.
Voglio dire che tante risorse economiche “sparse” nel territorio in questi anni potevano essere meglio indirizzate per risolvere il problema dei problemi di questo territorio: la mancanza di lavoro.
Già nel dicembre del 2013 Giorgio Righetti, direttore dell’Associazione fra le Casse di Risparmio e delle Fondazioni di origini bancarie, auspicava “investimenti nella nuova imprenditorialità” dove non contava “l’immediato ritorno economico” perché “responsabilità, condivisione e impegno civile” erano le nuove parole chiave. Significative a questo proposito il finanziamento di “spin-off dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca” operanti nel settore delle biotecnologie”o più direttamente sociali come il sostegno all’artigianato artistico con l’obiettivo di non perdere competenze tecniche ma anche occupazione.
Nel nostro caso, lo sviluppo del turismo crocieristico avrebbe potuto essere un’opportunità ancora poco sfruttata per valorizzare il patrimonio artistico e ambientale nel raggio di venti chilometri favorendo la nascita di un settore che potrebbe competere nel futuro al settore termoelettrico ma che dopo 16 anni di crocierismo, pur avendo raggiunto il primato per traffico del Mediterraneo, rimane il grande incompiuto.
A conferma di quanto sostengo, è di questi giorni un altro progetto importante messo in campo dalla Fondazione Cariplo per festeggiare i suoi 25 anni di attività filantropica, che ha avuto ampio risalto sul Corriere della Sera (http://buonenotizie.corriere.it/2016/04/30/cariplo-factory-fabbrica-delle-idee/#more-10397). A Milano, nei locali dell’ex Ansaldo, è stato creato un ambiente con persone competenti pronti a trasformare in imprese le idee dei loro giovani ma ci sono opportunità anche per quei giovani che vedono per sé un futuro da dipendenti. Un nuovo modello per fare politiche attive sul lavoro con l’obiettivo di realizzare 10.000 nuovi posti di lavoro in 3 anni.
Viene da chiedersi: perché a Civitavecchia queste cose sono impossibili?
Vittorio Petrelli – Ripartiamo dai cittadini