CIVITAVECCHIA – In questo mese, subito dopo il risultato delle elezioni del 4 marzo, in disparte ogni considerazione sugli scenari futuri del PD in conseguenza del voto, si sono susseguite, a tutti i livelli, una serie di dichiarazioni di intenti in cui si fanno richiami all’unità, all’inclusione, al bene comune … che così come poste appaiono generiche e prive di alcun contenuto programmatico concreto tale da aggregare i gruppi dirigenti intorno ad un idea di partito e ad una visione di città.
Gli inviti all’unità infatti non sembrano frutto di una reale volontà in tal senso, bensì del trauma subito dal voto e del pericolo effettivo di estinzione del PD.
Questa sensazione è corroborata dal fatto che non sappiamo cosa vogliamo per questa città e come vogliamo strutturare la proposta del nostro partito alla città, non abbiamo risposte!
Poi vedremo … faremo … penseremo … non è il momento adesso dobbiamo fare l’unità.
Questo è un fatto grave che rappresenta la degenerazione della politica e della classe dirigente che non parla più neppure al suo interno per quanto è intenta in operazioni di marcatura serrata uomo a uomo, tutti in trincea allineati e ben coperti per evitare di scoprire le carte.
Esempio della mancanza di ogni forma di dialogo costruttivo con la cittadinanza (oltre che fra gli stessi dirigenti del partito) è rappresentato, a livello locale, dalla citazione di nodi che affliggono la comunità da anni quali terme, porto, italcementi…, tirati fuori in modo assolutamente approssimativo, dimenticando che il centrosinistra quando ha governato si è lacerato profondamente sulla visione degli scenari legati a queste tematiche.
Appare evidente che c’è soprattutto un problema di rappresentanza della volontà popolare. Non ci si chiede infatti quali sono le esigenze dei nostri concittadini in relazione anche alle possibilità che offrono i temi delle terme, porto, italcementi, zona industriale ecc.
Siamo convinti che per uscire dal ruolo di minoranza, sia a livello comunale che a livelli superiori, cui siamo stati relegati dai cittadini per la nostra inconcludenza e litigiosità, sia necessario un cambiamento radicale.
Come affrontare il processo di cambiamento e cosa si intende per cambiamento?
Cambiare significa voltare pagina, aprire una stagione nuova fatta di idee nuove diverse, evitare di perseverare negli errori che sappiamo di aver commesso e che la comunità ha già bocciato più volte.
Se così non fosse l’on. Di Maio non potrebbe mai essere alla guida di un movimento tanto sgangherato da ottenere il 32% dei consensi, degnamente rappresentato a Civitavecchia da un sindaco altrettanto inconcludente ed incompetente.
Nel processo di cambiamento molte delle responsabilità ricadono sui più giovani e sulla classe dirigente che dovrà necessariamente farsi carico di quelle problematiche che non sono state risolte, facendo certamente tesoro dell’esperienza di chi precedentemente ha affrontato queste spinose questioni.
Sono i più giovani che devono assumere l’iniziativa, diventare cuore pulsante del partito, offrire un contributo in grado di operare e ricucire quel rapporto con l’opinione della cittadinanza che manca da troppo tempo.
L’autorevolezza e la credibilità di una nuova classe dirigente, cui il partito si riconosce ed identifica, dipende dallo scatto d’orgoglio che i trentenni ed i quarantenni devono sentire come imprescindibile ed indispensabile se si vuole rilanciare il partito e recuperare un rapporto positivo con la città.
Gli interventi nelle direzioni devono essere costanti i più giovani non possono permettersi di recitare la parte degli spettatori non paganti.
La direzione non deve spaventare è il luogo del confronto, della costruzione della crescita se ci si astiene da questo è inutile farne parte.
Non ci possiamo permettere il copia e incolla di vecchi programmi elettorali dove si parla delle solite linee di sviluppo e si vendono libretti dei sogni triti e ritriti (oceanario, terme …).
La città manca dei servizi essenziali dall’acqua ai trasporti è una città pericolosa fatta di insidie a cielo aperto.
Dobbiamo comprendere che probabilmente oggi le esigenze della comunità vanno rimodulate attraverso una campagna di ascolto.
Per favorire ciò, è necessario in prima battuta dire basta alle riunioni nelle case, ai caminetti, dove partecipano pochi e si fanno strategie su chi vive e muore politicamente, ci dobbiamo imporre la buona regola di frequentare la sede istituzionale del circolo.
Le idee i confronti fra dirigenti stessi e militanti devono avvenire dentro il circolo possibilmente aggregando i cittadini, dando prova dell’impegno profuso, fin dalla fase embrionale della proposta, nell’interesse della collettività.
Chi aderisce a questo documento riconosce come strada maestra la selezione secondo criteri meritocratici, senza veti correntizi, convinti che ci sia bisogno delle migliori proposte e delle migliori intelligenze al servizio del partito e della città per sviluppare un rapporto ed una proposta credibile.
In tale contesto tutti hanno diritto legittimamente ad aspirare ad un ruolo, e, prima ancora a farsi portatori di idee e progetti per la città, senza che ciò debba spaventare al punto da essere stigmatizzato come personalismo o ambizione.
Infatti, un partito fatto di gente senza ambizione di soli soldatini è un partito ipocrita e piatto senza presente e senza futuro che non aggrega e non ha alcun appeal sulla cittadinanza.
Pertanto, Noi non parteciperemo più a riunioni intorno a caminetti e chiediamo con forza l’apertura della sede del circolo e se ciò non fosse possibile o non bastasse di tornare nelle piazze, nei luoghi di aggregazione della città!
In questo contesto lo sforzo che deve essere fatto dall’interno non si deve fermare qui, deve essere aperto a tutti i livelli realizzando l’inclusione di quelle proposte che oggi sono al di fuori del partito senza paura e senza complessi.
Riteniamo inoltre che la selezione del candidato sindaco debba passare imprescindibilmente dalle primarie, con la più ampia apertura possibile.
La strada è tutta in salita ed in questo contesto giocano un ruolo importante i rappresentanti del territorio appena eletti nel consiglio regionale del Lazio.
Dovremo convincere la cittadinanza dell’importanza del rapporto con le istituzioni sovracomunali in grado di contribuire in modo determinante alla realizzazione di quei progetti tanto attesi di sviluppo della città.
Crediamo che tanto ci sia da fare e che il tempo a disposizione sia poco, convinti che sia tramontata definitivamente la stagione ed il tempo dei tatticismi, è ora di fare quadrato su poche regole certe e di mettersi in marcia per riconquistare la nostra città.
Mirko Mecozzi e Manuel Magliani – Direzione del Partito Democratico