Pascale dà i voti alla Giunta Cozzolino

CIVITAVECCHIA – Cento giorni. Sono passati cento giorni dall’insediamento di Antonio Cozzolino. Il traguardo è puramente simbolico e segna il punto in cui si vengono a delineare chiaramente le strategie e le politiche amministrative: si fissano paletti e si decide una scala di priorità. Insomma ai cento giorni nessuno si aspetta miracoli, ma dovrebbe essere ben visibile quella che è la direzione dell’amministrazione nel suo complesso e dei suoi singoli settori. Di seguito le mie considerazioni in forma di pagelle alla giunta Cozzolino.

Daniela LUCERNONI (Vicesindaco, assessore al welfare)
Esordisce malissimo dichiarando che i servizi sociali non sono “ad personam”. Peccato che i servizi sociali servano proprio le persone, che debbano mettere al centro le necessità impellenti, quali il cibo, un tetto sulla testa e la salute, e che gli interventi vadano valutati caso per caso, ad personam appunto. Esteticamente pregevole, nella sua fascia tricolore che esalta la sua magrezza, mentre da’ coraggio agli operai dell’Alcoa, questo mentre contemporaneamente copre, politicamente, come il resto della giunta, un delegato di quartiere che discrimina gli operai sulla base dell’appartenenza politica. Intanto la povertà ed il bisogno incalzano e la fila davanti alla Caritas si fa sempre più lunga. Ma anche quella davanti all’assessorato ai servizi sociali, dove gli aventi bisogno e diritto vengono ricevuti con il contagocce quasi di trattasse di un’udienza papale, non scherza. VOTO: 3

Enzo D’ANTO’ (Assessore al commercio, alla cultura e al turismo)
In giacca e cravatta fa la sua figura, l’accento partenopeo gli regala un certo fascino. Peccato che come assessore sia praticamente un disastro. Non ci sono soldi, e va bene, ma la gestione D’Antò è totalmente priva di idee, andando a rimorchio, tentando di mettere disperatamente il cappello alle iniziative patrocinate (ma ideate e gestite da altri soggetti) facendole passare per proprie. La biblioteca, da centro propulsivo di cultura qual’era, langue miseramente. Non ci sono spazi per l’arte contemporanea, le associazioni sono abbandonate a se stesse. All’assessore D’Antò sfugge cosa sia la politica culturale. In ultimo la faccenda scabrosa della statua del bacio, smantellata in tutta fretta come se venisse rubata, senza che nessuno sapesse. Incapacità gestionale e comunicativa si fondono per dare vita ad un mix diabolico. Il vero assessore alla cultura va cercato a qualche centinaio di metri di distanza da piazza Calamatta, nella sede della fondazione Cariciv. D’Antò si limita ad andare lì con il cappello in mano, con poche idee, tutte confuse. VOTO: 3

Marco SAVIGNANI (Servizi al Cittadino, al Patrimonio Comunale e alle Partecipate, con delega alle Politiche del Lavoro)
Savignani? Io non l’ho mai sentito parlare nè agire. Esiste davvero? VOTO: N.C.

Massimo PANTANELLI (Assessore ai lavori pubblici)
Il Savonarola dei poveri che su facebook ha invaso ogni bacheca conosciuta e sconosciuta, pregno delle sue certezze sull’urbanistica e la legalità, tuonando praticamente contro tutti, stracciandosi le vesti per ogni mattone fuori posto ed ergendosi a solo ed unico conoscitore della moralità, posto di fronte alla prova della gestione del potere si è rivelato un fallimento. Da vero e possente leone da tastiera alla prova dei fatti si è rivelato un gattino smunto, magro, triste e un po’ patetico. Attualmente passa le sue giornate nell’assessorato, chiuso nella sua stanza mentre, assistito dal personale dei lavori pubblici, gioca con i lego, scambiandoli per la realtà. La rabbia manifestata in occasione delle critiche ricevute per il mercato e la totale inattività sulle riparazioni e le perdite idriche, ci rimandano ad un personaggio che, nonostante la manifesta incapacità, si permette il lusso di essere anche livoroso, sopratutto contro una stampa “di regime” che non riconosce la sua presunta grandezza. VOTO: 3

Alessandro MANUEDDA (Assessore all’ambiente)
Manuedda viene dai partiti tradizionali. Di lì porta con se un certo modo di interpretare i rapporti politici. Manuedda è un signore: mai una polemica, mai una parola fuori posto. Manuedda riceve ed ascolta i cittadini, l’unico assessore pentastellato a farlo senza dividere tra figli e figliastri. La grande pecca di Manuedda è quella di non prendere le distanze dai nazi pacifisti, quelli che issano e glorificano la bandiera della pace e poi parlano di cremazione per gli oppositori, e di chi dà impunemente del mafiosio ad ogni singolo elettore che non abbia votato 5 stelle. Chi avalla simili comportamenti, chi non ne prende le distanze, è colpevole. Invitiamo quindi l’assessore Manuedda a farsi sentire: “Dì una sola parola e tu sarai salvato”. VOTO: 5 + (il più è per la stima personale)

Gioia PERRONE (Assessore all’istruzione ed innovazione tecnologica)
Altro fantasma. Altro esempio di come un buon curriculum accademico non si traduca quasi mai in azioni concrete. Tipico esempio di come la politica pentastellata si basi su congetture e non su certezze. Cosa ha fatto di significativo la signora Perrone? Mah … VOTO: N.C.

Florinda TUORO (Assessore al bilancio e politiche finanziarie)
Essere l’assessore al bilancio del comune di Civitavecchia è molto più una condanna che un onore. Le rogne ed il sonno perso superano di gran lunga gli eventuali benefici. Far quadrare i conti e magari doversi impelagare nuovamente con gli strumenti finanziari (prestiti etc.) non è semplice. Ancora peggio all’interno di una giunta che non ha la vaga idea di come gestire un comune. Circola voce che lei si reputi anche un “tecnico”. Coraggio, Signora Tuoro, ce la può fare, ma sappia che i suoi nemici veri non sono i numeri, ma il resto della giunta. Fino ad ora però abbiamo visto poco, molto poco. VOTO: 4

Antonio COZZOLINO (Sindaco)
Antonio Cozzolino era un ragazzo a modo. Semplice, lineare e prezioso nei ragionamenti. Così me lo ricordavo prima che diventasse primo cittadino. L’elezione lo ha cambiato. Antonio Cozzolino ha raccolto, al primo turno, il 18% dei voti; non ha vinto al ballottaggio, è stato Pietro Tidei a perdere. Questo lo sanno anche le pietre. Eppure, nonostante sia un sindaco “miracolato”, andato al ballottaggio per un pugno di voti, invece di cercare di conquistare gli elettori che pur non identificandosi nel 5 stelle gli hanno dato fiducia, si è arroccato negli uffici, praticando la penitenza del silenzio interrotta solo da alcuni video di pessima propaganda fatta in casa. Antonio Cozzolino è diventato duro, risponde con arroganza, qualsiasi critica diventa un reato di lesa maestà. Parlare con lui è impossibile. Il nemico è ovunque, sopratutto nella stampa, rea di non incensare a dovere la studiosa amministrazione, e nell’opposizione che non si inchina. Il sindaco ha dichiarato che “ci vorranno almeno tre anni” per vedere la luce. Nel frattempo tutti zitti e buoni. C’è gente che lavora lì dentro. Il Sindaco compie un errore fondamentale. Crede che un pezzo di carta, quello che certifica la sua elezione, gli dia il potere di fare quello che vuole. Non è così. Gli appassionati di serial televisivi ricorderanno sicuramente la massima de “Il trono di spade”: “Il potere è un ombra sul muro. Gli uomini decidono chi ce l’ha”. Non un pezzo di carta, ma gli uomini, i cittadini. Antonio Cozzolino pensa di essere insignito di una santità burocratica, ma il suo indice di gradimento scende vertiginosamente. Sulla carta potrà essere Sindaco per tutto il quinquennio, ma che senso ha la poltrona se la città non ti riconosce? Perchè dovrebbe riconoscere chi, chiuso nella sua torre d’avorio a studiare, non comunica con nessuno e studia, studia, studia… mentre la città muore? Che ne è del militante per l’ambiente, del ragazzo semplice e pieno di sogni? E’ stato sopraffatto dall’ideologia di destra che hanno preso il controllo del movimento 5 stelle? Sindaco, sei ancora in tempo. Torna ad essere quella persona semplice e garbata che eri. VOTO: 3 + (anche in questo caso il segno + è di stima personale).

Mario Michele Pascale