Le elezioni amministrative 2024 a Civitavecchia hanno certificato senza appello tre dati: il crollo dell’affluenza, con un solo elettore su due che ha ritenuto di doversi recare a votare per la scelta del nuovo Sindaco; la solenne bocciatura della Giunta Tedesco, al termine di cinque anni praticamente impalpabili; la sconfitta dei casaccari civitavecchiesi.
La cartina tornasole di quest’ultimo dato arriva impietosamente dai numeri: mentre Marco Piendibene ha di fatto doppiato i voti del primo turno, passando da 5.767 a 11.291 preferenze, Massimiliano Grasso ha guadagnato invece meno di cento voti, passando da 9.433 a 9.323 consensi; il che tradotto significa che non solo gli annunciati voti di Forza Italia non sono arrivati (dopo gli stracci volati negli anni di amministrazione Tedesco e prima delle elezioni) ma soprattutto che le defezioni sono arrivate consistentemente proprio all’interno della sua coalizione. In tal senso Grasso poteva vantare un teorico vantaggio in quei pacchetti di voti blindati dei vari campioni del cambio di casacca che affollavano le liste di centrodestra; voti che ad ogni elezione si spostano con disinvoltura da una lista o un partito all’altro, a seconda del cambio di stagione dei protagonisti; bastavano probabilmente quei voti a garantirgli la vittoria ma così non è stato. Ed il perché è presto detto: i pacchetti di voti di chi cambia casacca sono principalmente voti ad personam e poco o nulla ideologici; una volta esaurito il primo turno e garantito il voto al casaccaro di turno, viene meno la motivazione a recarsi alle urne anche nel ballottaggio essendo molto meno sentita l’appartenenza a un progetto o a uno schieramento politico.
Tutto il contrario di quanto accaduto nell’elettorato di Marco Piendibene, nelle cui liste, tolte poche eccezioni, nessuno ha fatto il boom di voti personali al primo turno ma le preferenze si sono distribuite abbastanza equamente tra tutti i vari candidati; e al ballottaggio la motivazione ideologica nel sostenere uno schieramento ben connotato politicamente, contrastando quel centrodestra ritenuto incapace e divisivo, ha fatto la differenza; altrimenti non si spiega il raddoppio di voti ottenuti da Piendibene e arrivati in primis da quell’elettorato di centrosinistra andato separato al primo turno.
E la forza di Piendibene è stata proprio la capacità di tenere al di fuori del proprio schieramento i campioni del cambio di casacca, praticamente candidati quasi tutti col centrodestra.
Insomma, stavolta i casaccari di Civitavecchia, autentico male della politica cittadina negli ultimi 25 anni, hanno incassato gli schiaffoni che meritavano. Con l’augurio che sia iniziata la loro estinzione politica. Sogno azzardato ma non impossibile.
Marco Galice