“Inaccettabile mancanza di confronto sull’indennizzo per il fermo biologico nella pesca”

CIVITAVECCHIA – Potremmo definire come normative fantasma il decreto interministeriale del 21 dicembre relativo all’indennità in favore dei dipendenti e soci/ lavoratori di cooperative per il fermo biologico 2017 e la circolare esplicativa circa le modalità di erogazione di tale indennità.
Si tratta di atti normativi prodotti senza il confronto con le parti sociali, nonostante le innumerevoli richieste di incontro e chiarimento avanzate dal Sindacato e dalle Associazioni di categoria, che avevano come obiettivo quello di garantire modalità di gestione ed erogazione delle prestazioni semplici, a tutela del diritto dei lavoratori.
Il decreto e la circolare sopracitata rivoluzionano la pratica consolidata degli accordi in sede sindacale, da sempre elemento di certezza per i lavoratori e di snellimento della burocrazia, e rendono assai complesso l’iter per ottenere tale indennità. Anzitutto il periodo entro cui produrre perentoriamente la documentazione, 1 gennaio – 31 gennaio, pena la decadenza dell’istanza, non tiene conto del fatto che, oltre alla documentazione da produrre da parte dell’impresa, si rischiano possibili rallentamenti burocratici, vista la necessaria certificazione da parte delle autorità marittime competenti, che se non ricevono indicazioni precise da parte del MIPAAF e del comando generale delle capitanerie di porto, potrebbero non attivarsi in tempi così brevi.
A questo si aggiunge che il decreto e la connessa circolare evidenziano che la somma indicata deve intendersi come prestazione sostitutiva e non integrativa della retribuzione, senza la relativa copertura previdenziale.
Il coinvolgimento del Sindacato e delle Associazioni di categoria da parte dei Ministeri competenti avrebbe permesso agli stessi di comprendere le specificità del settore ed evitare difetti di interpretazione nell’applicazione della normativa, che ad oggi verosimilmente si determineranno in assenza di un accordo tra le Parti sociali.
Come Uila Pesca, insieme a FAI e FLAI, riteniamo tutto questo inaccettabile e ribadiamo con forza la necessità di un immediato incontro con i ministeri competenti.
Come Sindacato di Marineria UILA Pesca dell’Alto Lazio evidenziamo inoltre la, non meno grave, valanga di bandi pubblici (tutti con scadenza, rigorosamente, a sessanta giorni) che ha travolto le imprese intenzionate a sviluppare il loro ruolo all’interno della filiera ittica.
Sette bandi emanati in diciannove giorni, anche in questo caso senza nessun ricorso alla concertazione con le parti sociali, e venendomeno, per altro, alla consuetudine di far precedere la pubblicazione dei bandi sul Bollettino Ufficiale da una nota dell’Assessorato per “pre-allertare” le aziende alla preparazione della documentazione.
Si potrebbe entrare nel merito dei testi emanati, ma si incorrerebbe nella consueta pantomima delle giustificazioni sugli obblighi comunitari e sulle schede misura emanate dal MIPAAF. Dalla concertazione sarebbe senz’altro potuto emergere un confronto utile a calibrare l’uscita ed i contenuti dei bandi alle vere esigenze del settore ittico che, invece, si vede ancora tagliato fuori da tutti i processi decisionali che, inevitabilmente, ne stanno determinando un destino macabro.

Massimiliano Sardone – Segretario Responsabile del Sindacato di Marineria UILA PESCA dell’Alto Lazio