Il mostro va bene se non sono io

CIVITAVECCHIA – Nel frullatore mediatico sul coronavirus, tra allarmi e allarmismi, caccia alle streghe e untori, c’è il reale pericolo che oltre alla paura di essere contagiati prevalga anche il principio secondo cui tutto è lecito pur di salvarsi. Perché quando ci  sentiamo in pericolo di vita e la paura ci attanaglia siamo disposti anche a lasciare sul tavolo della sopravvivenza i diritti, più quelli degli altri che i nostri in realtà, ma anche qualcuno dei nostri.
Un Sindaco del Beneventano ha pubblicato il bollettino della Asl con i risultati del tampone di un paziente positivo al coronavirus con tanto di nome e cognome. Lo ha fatto sostenendo che il diritto alla salute prevale sul diritto alla privacy. Quello che colpisce è che, a fronte  di condanne da parte di alcuni a un gesto così privo del rispetto del singolo alla privacy, la maggior parte degli utenti si è schierata a favore del Sindaco.
Perché quello che la società a priori etichetta come “mostro” è più mostro quando è vicino a noi. In realtà l’aver pubblicato il nome non è servito a nulla. Sapere che “il mostro” sia Mario Rossi o Vito Bianchi non cambia nulla dal punto di vista della tutela alla salute. Il Sindaco  avrebbe potuto pubblicare il bollettino con i luoghi visitati dal ragazzo per avvisare gli utenti senza il nome. Anche perché, a fronte di un tampone  positivo, la Asl chiede l’elenco delle persone con cui si ha avuto contatti, i luoghi visitati e prende i provvedimenti necessari. Invece si parte dalla paura delle persone, ci si arma del diritto alla salute, si cancella il diritto alla privacy e si butta in pubblica piazza “il mostro”. Ovviamente questo non ha nulla a che fare con le linee guida del Ministero della Salute alle quali dobbiamo strettamente attenerci senza iniziative personali visto il veloce diffondersi del virus.

Ma la condivisione di queste modalità da parte di molte persone fa riflettere. Sembra quasi che il diritto alla salute, alla vita, alla sopravvivenza prevalga su tutto se ci riguarda direttamente.
Prevale se il nemico lo abbiamo in casa anche se sapere il nome di quel nemico è, ai fini della nostra vita, del tutto superfluo.
Se invece a morire sono persone sconosciute dall’altra parte del mondo la cosa è del tutto irrilevante. Non le consideriamo neanche persone, sono semplicemente numeri su un bollettino di guerra. Il giornalista australiano Julian Assange rischia 175 anni di carcere perchè ha pubblicato sulla piattaforma Wikileaks documenti ufficiali che provano crimini di guerra, corruzione e violazione dei diritti umani commessi da stati che si dichiarano “esportatori di democrazia”. Video dove civili inermi vengono uccisi da soldati.
Per chi l’accusa, il segreto di Stato e  il diritto alla privacy prevale sul diritto alla verità, alla vita di altre persone, alla vita di Julian Assange.  Sembra quasi che i diritti dipendano dagli interessi dei vari interlocutori.
E’ stato chiesto a voce alta la chiusura dei porti a chi fuggiva da guerre e reclamava la possibilità a una vita degna di essere vissuta, è stata girata la faccia quando bambini, anziani, uomini e donne annegavano nello stesso mare in cui molti scattavano selfie tra vacanze e bikini. Ma quando lo fanno a noi, quando ci chiudono i porti e aeroporti per tutelare la salute di altre persone, gridiamo allo scandalo e alla vergogna planetaria.
Il mostro va bene se non sono io. I diritti si possono eliminare se non sono i miei. Ma quando puntiamo il dito dovremmo riflettere sul fatto che un giorno, quel mostro, potremmo essere noi.
L’accondiscenda ad atteggiamenti del genere è pericolosissima perché autorizziamo ad aggredire e eliminare anche le nostre libertà. Una volta che approviamo la limitazione dei diritti agli altri firmiamo un mandato in bianco a fare la stessa cosa con noi. E il momento in cui quel mandato ci sarà sbattuto in faccia non lo possiamo sapere.
L’arroganza nel pensare che a noi non toccherà mai ha radice nello stesso posto dove nasce l’indifferenza davanti alle immagini di un bambino che muore nel Mar Egeo. I diritti diventano una farsa se siamo disposti a barattarli
Ci vuole coraggio nel combattere per gli altri e una infinita dose di umanità. Perché l’unica cosa che ci fa sempre sopravvivere è l’essere umani, il sentirsi umani il restare umani

Roberta Piroli