Svolta storica in Tunisia, abolita la pena di morte

cappio impiccagione“Trent’anni fa ho visto a Parigi decapitare un uomo con la ghigliottina, in presenza di migliaia di spettatori. Sapevo che si trattava di un pericoloso malfattore; conoscevo tutti i ragionamenti che gli uomini hanno messo per iscritto nel corso di tanti secoli per giustificare azioni di questo genere; sapevo che tutto veniva compiuto consapevolmente, razionalmente; ma nel momento in cui la testa e il corpo si separarono e caddero diedi un grido e compresi, non con la mente, non con il cuore, ma con tutto il mio essere, che quelle razionalizzazioni che avevo sentito a proposito della pena di morte erano solo funesti spropositi e che, per quanto grande possa essere il numero delle persone riunite per commettere un assassinio e qualsiasi nome esse si diano, l’assassinio è il peccato più grave del mondo, e che davanti ai miei occhi veniva compiuto proprio questo peccato.”
Così parlava Lev Tolstoj. In un recente rapporto Amnesty International dichiarava che 58 stati continuano ad applicare la pena di morte nei loro ordinamenti, mentre 139 non la applicano, di diritto o in pratica. Tra questi ultimi, 95 l’hanno abolita per tutti i tipi di reati, 9 l’hanno abolita per reati comuni (mantenendone la previsione solo per reati particolari, come quelli commessi in tempo di guerra) e 35, pur mantenendo la norma giuridica, non la applicano da oltre 10 anni (abolizionisti de facto).
Da oggi gli stati in cui si applica la pena di morte sono 57. La Tunisia ha abolito la Pena di morte. È il primo paese del Nord Africa a prendere questa decisione. Il nuovo corso tunisino inizia con un significativo gesto di apertura e di promozione dei diritti umani. 
Il Consiglio dei ministri tunisino ha infatti approvato il 4 febbraio 2011 una serie di convenzioni internazionali e di protocolli non vincolanti riguardanti, in particolare, l’abolizione della pena di morte, la lotta contro la tortura e la protezione delle persone contro le scomparse forzate.
Si tratta di un passaggio storico in quell’area del continente africano e indica un metodo nuovo, proprio ora che Ben Alì è messo in fuga: la necessità di prevenire divisioni e di favorire un vero e profondo processo di riconciliazione nazionale devono fare a meno dalla pena di morte e rispettare la vita, anche dell’avversario, anche di chi si ritiene colpevole di un crimine. E’ la base per la fine della violenza, è la base su cui fondare società civile.