Strage in Yemen. E l’Occidente assiste immobile

yemenDopo il riaccendersi della guerriglia (mai totalmente sopita) da lunedì scorso continuano gli scontri in Yemen. Teatro principale sempre la capitale Sana’a: quattro civili sono rimasti uccisi oggi, nel corso degli scontri tra esercito e milizie fedeli ad un altro leader tribale schieratosi contro il governo. Lo riferisce l’agenzia di stampa Sabà. L’opposizione però contesta le cifre ufficiali e parla di rappresaglie durissime e  di decine di vittime, notizia che sembra trovare conferma anche da una  fonte governativa, intervistata dalla tv satellitare al Arabiya, che ha rivelato che i morti sarebbero decine. La notizia ovviamente al momento in cui scriviamo non ha ricevuto conferma.
Secondo la ricostruzione fornita dalla testata, violenti combattimenti sono esplosi ieri notte nell’area di Arhab, nella periferia settentrionale della capitale, dove si trova l’aeroporto internazionale.
Sale dunque il bilancio delle vittime accertate delle violenze esplose lunedì, quando i reparti dell’esercito fedeli al presidente Ali Abdullah Saleh hanno dato il via ad un’operazione di accerchiamento della residenza di Sadiq al-Ahmar, capotribù ed esponente di spicco dell’opposizione, che da mesi chiede le dimissioni del presidente Saleh, da oltre trent’anni al potere.
Altre 28 persone sono morte nell’esplosione di un deposito d’armi che, secondo la polizia, sarebbe di proprietà del clan al-Ahmar. Nella notte, poi, le forze di sicurezza hanno assaltato e distrutto la sede di una televisione vicina all’opposizione e la procura di Sana’a nel frattempo ha spiccato un mandato di arresto nei confronti di al-Ahmar. Quest’ultimo, stando a fonti del suo entourage, sarebbe riuscito a fuggire dalla sua villa, prima che i commando yemeniti facessero partire un attacco.
Fin qui, Saleh ha represso nel sangue qualsiasi tentativo di insurrezione e molte manifestazioni di piazza, sfidando la comunità internazionale che lo invita a farsi da parte. Con la Comunità internazionale che tentenna, nessuna posizione comune ancora è stata presa e la diplomazia sembra per ora improntata solo a mettere in campo tattiche difensive: gli Stati Uniti hanno deciso di richiamare il proprio personale diplomatico non essenziale con le rispettive famiglie, a causa dei grossi pericoli provocati “dalla rivolta della popolazione e dalla minaccia terroristica”, si legge nel travel warning diffuso dal Dipartimento di Stato americano.
Sulla stessa linea d’onda, l’ambasciatore italiano a Sana’a, Alessandro Fallavollita, che ha dichiarato  all’Ansa che agli italiani è stato raccomandato di lasciare il Paese per motivi di sicurezza.