Stavolta il Gay Pride ha lasciato il segno

gay prideOltre un milione di persone alla manifestazione europea del Gay Pride a Roma sabato 11 giugno 2011. Data in cui è stato scritto un pezzo di storia. Mai si era riusciti ad ottenere una simile partecipazione, sicuramente complice il concerto gratuito di Lady Gaga al Circo Massimo ma anche, per fortuna e per la prima volta, i numerosi politici, presenti e non, che hanno appoggiato il gaio evento. È proprio il caso di dirlo, poiché combattere insieme per ottenere la libertà di amare chi si vuole ci rende un Paese un po’ più civile. Rispetto al resto dell’Europa l’Italia è indietro sul fronte della lotta per i diritti delle coppie di fatto eterosessuali e della popolazione LGBT ma con la giornata di sabato qualcosa è cambiato. Il cambiamento è stato palpabile per i numerosissimi presenti, “Ho avuto la pelle d’oca tutto il tempo – dichiara un ragazzo – se ci ripenso mi emoziono ancora, eravamo un oceano di persone, tutte unite e tutte insieme per affermare la nostra identità e per chiedere di essere considerati uguali agli altri, per poter amare chi vogliamo e poterlo accudire in ospedale durante una malattia o poter formare una famiglia”. Questo è stato anche il cuore del messaggio letto dalla pop star Lady Gaga, che ha sottolineato l’importanza di combattere la discriminazione sessuale e di portare a termine la rivoluzione dell’amore perché questo è il momento giusto per farlo. Dopo aver cantato una versione live di Born this way ed aver emozionato un milione e più di persone, seria e professionale ha abbandonato il palco lasciando la parola agli organizzatori che hanno letto il messaggio di augurio e incoraggiamento di Hilary Clinton. Pochi i momenti di tensione nonostante le minacce e la tentata opposizione di alcuni esponenti di Forza Nuova. Il corteo ha sfilato da Piazza della Repubblica al Circo Massimo portando risate, musica, allegria, gadget  alla città ma anche facendo sentire una forza che mai aveva avuto prima. Stavolta il Gay Pride ha lasciato il segno. E se anche a fine serata, sciolto l’oceano di gente confluito al Circo Massimo e intraprese le strade secondarie per raggiungere i mezzi per tornare a casa, non sono mancati insulti di gente ignorante che urlava dai motorini “Froci del cazzo”, stavolta qualcosa è cambiato. Non negli insulti che sono sempre gli stessi e che le persone LGBT devono subire ogni giorno, non nella mentalità delle persone aggressive e incivili che importunano, picchiano, offendono o addirittura uccidono o spingono al suicidio gli omosessuali, ma nel fatto che ormai si è preso atto che gli omosessuali in Italia sono tantissimi e che non hanno più intenzione di nascondersi, che non hanno più paura, che sono pronti a combattere uniti per ottenere dei diritti che spettano loro per natura, che il tempo della rassegnazione e dell’invisibilità è finito. Prima di ieri gli insulti dai motorini sarebbero stati fatti nella via principale e le persone a cui erano indirizzati avrebbero dovuto tacere e scappare nella prima via buia e vuota lungo la strada, cercando di attirare l’attenzione il meno possibile. Da ieri invece sono i molestatori sui motorini a dover aspettare di essere in una via isolata e buia per trovare il coraggio di urlare improperi alle persone LGBT. Ieri è stata impressa un’orma sulla terra, l’orma di un primo passo che non può passare inosservato come molti tenteranno di fare e non possiamo che augurarci, come ha detto anche Lady Gaga, che “qui e adesso si sta facendo una rivoluzione in nome dell’amore. Si sta lottando per affermare il diritto di amare. Perché l’amore è uguale per tutti e le discriminazioni devono finire una volta per tutte”. Anche qui, anche in Italia, nonostante gli oppositori, le difficoltà e il ritardo pauroso con il quale abbiamo iniziato a muoverci rispetto ai nostri cugini europei, finalmente il messaggio è giunto forte e chiaro a tutto il mondo, sicuri che questo è solo il primo passo verso una vittoria non solo per le persone LGBT ma per tutta l’umanità e la civiltà contemporanea; e allora sì che potremmo finalmente urlare tutto l’orgoglio di aver trasformato l’oppressione del passato nella liberazione del futuro e di avere così riscritto la nostra storia.

Francesca Ivol