SANTA MARINELLA – Ricorre quest’anno il trentesimo anniversario del dramma dell’alluvione di Santa Marinella del 2 ottobre 1981 e la città ha deciso di commemorare questa tragica ricorrenza con una serie di interessanti iniziative come le visite guidate al fosso di Vallesemplice, organizzata dalla Protezione Civile Propyrgi, la presentazione pubblica dei risultati statistici del questionario conoscitivo comprensoriale del 2007 del Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale, lo spettacolo multimediale che si terrà sabato 1 ottobre alle ore 21:00 in Via della Libertà e il convegno dal titolo: “Cosa è accaduto il 2 ottobre? E cosa è cambiato – Una proposta di gestione del territorio dal punto di vista idrogeologico” di domenica 2 ottobre alle ore 17:00 presso la Sala Flaminia Odescalchi, oltre alla mostra permanente “Trent’anni di alluvioni” visitabile dal 24 settembre al 2 ottobre al primo piano della Biblioteca Comunale della Perla. La mostra, nonostante l’essenzialità della sua strutturazione, la trascuratezza didascalica e, nel complesso, la povertà dei mezzi, può contare sulla forza prorompente delle immagini. Impossibile non provare una fitta allo stomaco guardando le foto dell’alluvione dell’81, constatando i danni del 2004, 2005 e 2006, uscendo dalla Biblioteca e vedendo quanto poco è stato fatto per evitare che la storia si ripeta. A cura delle associazioni “La città del Mare”, “Le Voci”, “Acquario infinito”, “Vivere meglio”, Protezione civile Propyrgi, la Riserva naturale Regionale di Macchiatonda, con il patrocinio del Comune, sono stati installati diversi pannelli con le foto storiche di quella tragedia. In sole tre ore sono caduti 125 mm di acqua che hanno messo in ginocchio tutto il paese. Impressionanti le foto del Fosso di Castelsecco, dello Sciatalone e di Via della Fornacetta, tra le pagine più infelici dell’alluvione, dove i tre giovani Alberto Fantozzi, di 24 anni, la fidanzata Fiorella Cagini, di 18 e Anna Cosimi, di 24, trovarono infatti la morte tentando inutilmente la fuga a bordo di un furgoncino che fu inghiottito dal fango e dall’acqua. Molti dei tanti materiali trascinati lungo il percorso si sono accatastati sui ponti e lungo i fossi, ostacolando il defluire delle acque che si sono quindi innalzate fino a superare i blocchi e sommergere tutto. Nelle foto è ben visibile il livello raggiunto dall’acqua, sui muri esterni delle abitazioni, di circa due metri di altezza. Bene rappresentata è anche la situazione del Mignone a S. Severa e del Fosso del Marangone al confine con Civitavecchia, dove la piena fu così dirompente da trascinare in mare anche due betoniere. Tragiche le immagini anche della Sassola, lungo la Statale Aurelia, e del Rio Fiume, dove ha perso la vita Alfredo Battistella. La ferita sembra riaprirsi quando si arriva ai pannelli con le foto degli interni delle abitazioni e degli esercizi commerciali, completamente coperte di fango, che i proprietari tentano invano di pulire. Innumerevoli poi i danni alle autovetture, specialmente in prossimità del Fosso del Ponton del Castrato e del sottopasso ferroviario che collega Alibrandi a Via Oberdan. Qui perse la vita Eleo Pallotti, rimasto bloccato in un locale interrato e travolto dalle acque uscite violentemente dal Ponton del Castrato, fosso in cui confluiranno tutte le acque chiare delle nuove costruzioni in programma dopo l’approvazione del Piano Benigni ad Alibrandi, facendo aumentare l’ansia e la rabbia di chi lì risiede. Non mancano neanche le foto di Via Etruria, dell’esondazione del Fosso Delle Guardiole, dove morì Mario Cleri. Nel muro in prossimità dell’attraversamento su via Etruria esisteva un muro di cemento che, con la piena, ha ceduto improvvisamente causando l’allagamento della zona. Altra zona riconoscibile dalle testimonianze visive è il sottopasso ferroviario di Via Aurelia Vecchia, il Fosso delle Buche, zona Quartaccia, che ha causato l’allagamento della Via Aurelia. La costruzione di case e insediamenti lavorativi a ridosso degli argini dei fossi pone il problema dei materiali che, in caso di piena, ostruiscono i fossi nei quali finiscono e, a causa della forte pressione dell’acqua, ne provocano l’esondazione. Santa Marinella presenta inoltre dei ponti troppo piccoli rispetto alle dimensioni dei fossi sottostanti e anni di edilizia selvaggia hanno cercato di ignorare la natura dei fiumi accanto ai quali sono sorte case e palazzi. Ma, ce lo insegna la storia, la natura prende sempre il sopravvento, così come è successo quella mattina di trent’anni fa e come potrebbe riaccadere in qualunque momento causando, considerata la situazione attuale della scarsa pulizia dei fossi e del rischio idrogeologico peggiorato da trent’anni di urbanizzazione selvaggia, una tragedia ancora peggiore di quel 2 ottobre 1981.
Francesca Ivol