Papa Pacelli: davvero un beato?

papa pio XII pacelli“Una patacca propagandistica, un’opera apologetica”. Non usò esattamente il fioretto il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, per parlare – in un’intervista al mensile Shalom – della fiction di RaiUno “Sotto il cielo di Roma”, due puntate dedicate alla figura di Pio XII e alla posizione della Chiesa, in particolare di Papa Pacelli, nei confronti del nazismo e della Shoah.
“Molto semplicemente direi – ha spiegato Di Segni in quel Novembre 2010 – che questo sceneggiato è una patacca, che persegue una finalità ben precisa, quella di dimostrare l’assoluta bontà di quel Pontefice e la giustificazione politica e morale di tutto ciò che ha fatto. La questione quanto mai controversa non si può esaurire con una discussione rapida e semplificata che finisce con una assoluzione finale scontata e apologetica, senza mostrare tutti gli aspetti e tutti i dati”.
La figura di Pio XII è stata in questi anni al centro di un dibattito intensissimo, tra riabilitazione ed accuse di collaborazionismo, tra silenzi e dibattito sulla beatificazione.
Non vogliamo neanche noi esaurire tutto con considerazioni rapide e semplificate, semplicemente mettere in mostra la complessità di una delle pagine più controverse del rapporto tra Vaticano e politica.
Pio XI morì il 10 febbraio 1939. In qualità di camerlengo, toccò proprio a Pacelli dirigere il conclave che ne seguì. Il 2 marzo 1939, dopo solo tre scrutini e un giorno di votazioni, la scelta ricadde sullo stesso Pacelli, che si impose il nome di Pio XII, a simboleggiare la continuità dell’operato con il precedente capo della Chiesa. Fatto insolito per un conclave, fu eletto colui che, alla vigilia, aveva le migliori possibilità di diventare papa. In effetti Pacelli rappresentava un’ottima scelta politica in quanto era il più esperto in diplomazia tra i cardinali del Collegio. Pacelli fu il primo segretario di Stato dal 1667 (Clemente IX) e il secondo camerlengo (dopo Leone XIII) a venir eletto papa. L’ elezione fu accolta favorevolmente in ambienti diplomatici: il capo del Dipartimento degli Affari vaticani presso il Ministero degli Affari esteri del Reich, il consigliere Du Moulin, redige un memorandum sulle tendenze politiche e sulla personalità del nuovo pontefice ove si descrive il neo eletto come «molto amico della Germania».  Ed uno dei primi atti di Pio XII dopo la sua elezione fu, in effetti, nell’aprile del 1939, quello di togliere dall’Indice i libri di Charles Maurras, animatore del gruppo politico di estrema destra, antisemita e anticomunista, Action Française (che aveva molti simpatizzanti e seguaci cattolici), ai cui aderenti revocò, tra l’altro, anche l’interdizione dai sacramenti irrogata da Pio XI.
Pio XII fu accusato di aver tentato di mantenere rapporti civili col fascismo italiano, suo fratello fu tra i promotori dei patti lateranensi, ma in assoluto l’argomento più dibattuto del pontificato di papa Pacelli è stato il suo rapporto con il regime nazista.
In qualità di Segretario di Stato, infatti, pesa come un macigno il Reichskonkordat, firmato a Roma il 20 luglio 1933 con la Germania del cancelliere Adolf Hitler. Questo concordato, che pure garantiva i diritti dei cattolici tedeschi, dava un ulteriore riconoscimento internazionale al regime nazista a pochi mesi dall’ascesa di Hitler al potere.
L’annosa querelle sui silenzi di Pio XII durante l’olocausto infervora ancora gli storici di parte. Perchè quando nel celebre discorso di Natale del 1942 condannò l’esperienza del nazifascismo e ne denunciò le violenze non fece riferimento a quelle sugli ebrei?
Di sicuro Eugenio Pacelli si trovò in una delle condizioni più scomode per un pontefice e non si può dimenticare ad esempio che durante l’occupazione nazista dell’Italia, dopo l’8 settembre, offrì asilo politico presso la Santa Sede a molti esponenti politici antifascisti tra cui Alcide De Gasperi e Pietro Nenni, appellandosi al fatto che la Città del Vaticano era uno Stato sovrano o che nel 1943, quando i tedeschi imposero agli Ebrei romani di versare oro in cambio di una temporanea salvezza, il Vaticano contribuì fornendo 20 dei 50 chili d’oro richiesti.
Ma anche finita la guerra papa Pio XII si distinse per atteggiamenti conservatori: il suo appoggio alla Democrazia Cristiana fu qualcosa di più di una semplice simpatia, e avrebbe voluto, anche in virtù del suo feroce anticomunismo che il partito di De Gasperi si aprisse in fase di governo all’appoggio delle destre (celebre il loro dissidio sull’entrata dell’M.S.I. In uno dei governi De Gasperi che costò al leader democristiano il mancato ricevimento dal papa in occasione del suo anniversario di matrimonio). Se qualche amnesia sul nazismo c’era stata non si può dire atlrimenti del totalitarismo comunista di cui giustamente condannò gli eccidi dello stalinismo con la clamorosa scomunica mondiale di tutti i comunisti nel 1949. Papa molto celebre sia per il suo impegno politico sia per la sua affinità coi media, istituì l’angelus domenicale col rito del balcone e fu il primo papa ad andare in televisione. E’ una figura dunque imponente quella di Pio XII, e per tanto difficilmente inquadrabile e definibile in maniera univoca, di sicuro politica, di sicuro non neutrale.