Nel cuore di Roma la cultura si mobilita

teatro valleC’era una volta nel cuore di Roma, nel rione sant’Eustachio, a pochi passi da Largo Argentina e da Piazza Navona, il teatro Valle, il più antico della città. C’era una volta l’ETI (leggi Ente Teatrale Italiano) un’ organizzazione pubblica deputata alla circuitazione della cultura e dell’arte attraverso la gestione di diversi teatri italiani. In quasi sessant’anni di gestione del teatro romano, l’ETI ha portato a Roma artisti come Peter Brook, Bob Wilson, la Royal Shakespeare Company, ha avvicinato un pubblico annoiato alle novità e ai fermenti della scena contemporanea, ha portato avanti un progetto di “formazione” dello spettatore, perché si facesse osservatore critico, e non sonnacchioso voyeur di un teatro “da abbonati”. Tutto questo c’era, una volta. Poi, con il decreto legge n.78 del 31 maggio 2010, l’Ente Teatrale Italiano viene soppresso. Ennesimo taglio, questa volta talmente incisivo da risultare quasi inaspettato pure per un popolo ormai avvezzo a veder considerata la cultura come materiale da riciclo. In seguito alla soppressione dell’Ente, il teatro Valle viene affidato in base a un accordo con il Ministero dei Beni Culturali, a Roma Capitale: un destino incerto, forse nelle mani di un’amministrazione privata. Ciò che fa’ di questa storia – che altrimenti sarebbe solo la goccia un po’ più grossa in un mare tutto uguale – una questione a sé è il fatto che i lavoratori dello spettacolo (e non solo!) decidono di non restare passivi spettatori di questo sgretolamento. Cavalcando “l’onda anomala” che stava proprio in quei giorni attraversando il paese, occupano il teatro. Ne aprono i cancelli (aiutati dai fedeli tecnici del Valle – cinquant’anni passati tra quelle quinte polverose) e dichiarano aperta l’era del “Teatro Valle Occupato”. Così recita la loro dichiarazione di intenti: “Gli occupanti del Teatro Valle di Roma sono le Lavoratrici e i Lavoratori dello Spettacolo, cinema/teatro/danza, artisti/tecnici/operatori, stabili, precari e intermittenti che da dicembre portano avanti lotte in modo diretto ed autorganizzato contro i ripetuti attacchi al mondo dell’arte e del sapere, contro i tagli alla cultura e per i nostri diritti.” In queste due settimane di occupazione il palco del Valle si anima ogni sera di una programmazione alternativa, estemporanea, partecipata da tutta la comunità: artisti, intellettuali e operatori culturali del panorama italiano e internazionale si alternano ogni sera in scena, aprendo spazi di riflessione, individuando proposte concrete per risollevare l’arte e la cultura italiana dal suo stato di coma. Per superare uno scollamento ormai insopportabile tra chi gestisce i fondi per la cultura e chi la cultura la fa. Il prossimo 5 luglio, una delegazione degli “occupanti” presenterà una proposta di gestione pubblica del teatro ispirata ai principi etici che questa occupazione sta tentando di far passare. Una riforma il più possibile radicale, che si propone – almeno nel suo manifesto – di fare da spartiacque verso una nuova intelligente modalità di gestione della cultura: “Perché la filosofia del male minore non ci basta più. Invochiamo una rivolta culturale… e che sia contagiosa!” Per ogni approfondimento, per sostenere l’occupazione e per essere informati sulla programmazione quotidiana è possibile accedere al blog: www.teatrovalleoccupato.it

Francesca Montanino