Le Primarie repubblicane si trasformano in resa dei conti

mitt romneyMartedì scorso in America è suonata forte la sveglia per il GOP. La doppia vittoria di Santorum allunga la partita e rischia di far diventare queste primarie repubblicane una resa dei conti dilaniante: al profondo sud conservatore Mitt Romney (nella foto) proprio non piace, e per fortuna che (i più maliziosi sostengono anche in virtù di un accordo sotterraneo con il mormone milionario) Gingrich, pur ormai in “coma farmacologico” e senza possibilità di nomination, sta continuando la sua corsa, dividendo così l’elettorato ultraconservatore, altrimenti per Romney sarebbe davvero dura.
La doppia vittoria nelle primarie di martedì è stata eclatante anche perché inaspettata: da una parte Gengrich poteva risucchiare un voto simile a quello di Santorum, dall’altra Romney aveva dalla sua tutto l’establishment del partito. Il risultato ha sorpreso anche l’ex senatore della Pennsylvania che stava già recitando il suo discorso elettorale, soddisfatto per il successo in Alabama, quando da dietro le quinte i suoi uomini lo hanno avvertito che doveva cambiare in corsa il contenuto, perché era arrivato primo anche in Mississippi. “Davvero?”, ha chiesto lui quasi stupito. Subito dopo si è girato di nuovo davanti al pubblico, ha alzato i pollici per segnalare che le cose andavano bene, ed ha aggiunto: “Pare che abbiamo vinto anche in Mississippi”.
In questi due stati la macchina organizzativa non era stata neanche attivata, ecco il perché di tanta sorpresa; alla fine Santorum aveva ascoltato i suoi spin doctor che gli consigliavano di tenere bassa l’aspettativa per non fiaccare l’elettorato e puntare tutto sul altri appuntamenti.
Eppure gli eventi di Rick non erano mai deserti, come quando è andato a Biloxi per criticare la politica energetica di Obama e chiedere di tornare a trivellare nel Golfo del Messico dopo il disastro della marea nera provocato dalla Bp: “Il riscaldamento globale – aveva detto – è una frode. Il biossido di carbonio non è tossico e il presidente, con il suo radicalismo ambientalista, sta soffocando la nostra economia”. Dietro le quinte aveva incontrato i giornalisti e aveva espresso fiducia: “Io non gioco mai fuori casa in queste elezioni, perché le mie idee sono la casa dei repubblicani. Solo scegliendo un candidato conservatore potremo davvero sfidare Obama su tutti i terreni e sconfiggerlo”.
Ha avuto ragione lui, ma anche oltre le sue aspettative. L’assenza di una macchina organizzativa che lo spingeva rende ancora più significativo il successo ottenuto: Romney vince a forza di soldi e spinte dell’establishment, Santorum si impone attraverso le sue idee, e la capacità di connettersi con la base del partito. Questo fatto complica moltissimo la campagna di Romney, che viaggia comunque largamente in testa come numero di delegati, ma rischia di ottenere alla fine una vittoria di Pirro, con il partito spaccato.
Obama ringrazierebbe, e non poco.

Simone Pazzaglia