Dopo che il “favorito per un giorno” Newt Gingrich aveva annunciato di non presentarsi nemmeno in Missouri , rimandando un suo ennesimo, improbabile (vista la clamorosa sfilza di endorsement dei big del grand old pary verso Romney) ritorno in pista per il Super Tuesday, martedì 6 Marzo, il mormone più ricco degli states sembrava ormai non dovesse far altro che andare in parata fino a Washington passando di vittoria in vittoria (anche la macchina democratica cominciava a scaldare i motori contro Romney) .
E’ successo invece che il più grande romanzo mediatico del mondo occidentale ha riservato un colpo di scena: tre su tre. Rick Santorum si è aggiudicato i caucuses di Colorado, Minnesota, oltre alle primarie in Missouri. Il brutto anatroccolo diventa cigno nel momento più delicato e da outsider diventa competitor reale; tempismo questo che i media statunitensi hanno immediatamente paragonato a quello di Barack Obama che soprese tutto il mondo col suo exploit, in primis la allora super favorita Hillary “di tanto marito” Clinton.
Ma torniamo a Santorum: 53 anni, sposato da 21, cattolico, avvocato e padre di 7 figli, si erge a difensore della famiglia tradizionale: ostile al matrimonio gay, si oppone all’aborto anche in caso di violenza sessuale, per lui l’Iran è una minaccia per l’Occidente.
I numeri della vittoria sono clamorosi. Il 44,8 per cento dei consensi in Minnesota (dove Mitt Romney finisce lontano terzo, con il 16,9 per cento). Il 40,2 per cento in Colorado, quasi sette punti davanti a Romney (in Colorado, sino a qualche ora fa, Romney era dato sicuro vincitore). Davanti alla folla festante dei supporter, Santorum ha annunciato di “non essere l’alternativa conservatrice a Mitt Romney. Sono l’alternativa conservatrice a Barack Obam”, frase bomba che gli spin doctor dell’ex senatore della Pennsylvania dovevano tenere in caldo da un po’ aspettando la prima vittoria che fosse un po’ più esaltante dell’ Iowa.
Il trionfo di Santorum riapre in modo drammatico i giochi delle primarie, che sembravano ormai chiudersi a favore del candidato dell’establishment repubblicano e delle élites finanziarie. Il West e il cuore della Bible Belt – l’anima conservatrice e religiosa d’America – hanno invece bocciato Romney e promosso Santorum. Il dato interessante è che di questo elettorato ultraconservatore si era fatto campione finora Newt Gingrich (che il New yorker giorni fa diabolicamente ricordava come uomo dell’anno Time ….. del 1995). Se le vittorie di ieri sera non portano delegati a Santorum (le primarie in Missouri erano un “beauty contest”, puramente simboliche e senza distribuzione di delegati; i repubblicani di Colorado e Minnesota distribuiranno i loro delegati in successivi congressi di partito statali), enorme è il loro valore in termini di slancio politico, futura attenzione da parte dei media, capacità di attrarre finanziamenti. Probabile che “Red, White and Blue Fund“, il SuperPac che appoggia Santorum, aumenti nelle prossime settimane la quantità di denaro da far affluire nella campagna del candidato (non a caso il suo principale finanziatore, il re dei “mutual fund” Foster Friess, era ben visibile ieri sera sul podio dove Santorum pronunciava il discorso della vittoria).
La sconfitta in Colorado appare pericolosa anche in vista del futuro, possibile scontro con Obama. Il Colorado è un “battleground state“, uno Stato in bilico tra democratici e repubblicani, che i consiglieri di Obama ritengono però fondamentale per vincere il prossimo novembre. Santorum continua la sua corsa da destra : “Su questioni decisive come salute, ambiente, crisi economica e finanziaria, Romney ha le stesse posizioni di Obama, non è la persona adeguata per imporsi e lottare per la vostra libertà in America”. La partita nel GOP è aperta.
Simone Pazzaglia