La farsa dei Tfa ridicolizza il Ministero dell’Istruzione

ministero istruzione miurDovevano sancire il trionfo del “merito” nel processo di reclutamento della nuova classe docente italiana. Si sono trasformati in una imbarazzante prova di incapacità del Miur e dei suoi tecnici. I test di accesso al Tirocinio Formativo Attivo, percorso a numero chiuso propedeutico all’abilitazione all’insegnamento, svoltisi nel mese di luglio, hanno infatti registrato un clamoroso e senza precedenti concentrato di errori e sviste nelle domande a risposta multipla sottoposte agli aspiranti docenti, tanto da costringere il Ministro Profumo a scusarsi pubblicamente per gli errori ed obbligare il Ministero dell’Istruzione a nominare in fretta e furia una Commissione speciale incaricata di rilevare tutti le pecche contenute nei test. Con un esito finale a dir poco sconcertante: una media di 11 errori su 60 domande per ogni classe di concorso, con una punta minima di 4 quesiti sbagliati nella classe A112 (Lingua e civiltà straniera) fino a quella massima, roboante, di 25 errori nelle classi A060 (Scienze naturali e chimica) e A035 (Elettrotecnica e applicazioni). Fatto che ha obbligato il Miur ad assegnare automaticamente come corrette tutte le domande contenenti errori, con una revisione totale di tutte le graduatorie finali che ora darà inevitabilmente la stura ad una valanga di ricorsi. Un lavoro coi “fiocchi”, insomma, quello prodotto dalla cosiddetta “Commissione di esperti” che ha redatto i test, peraltro subissati di critiche, a prescindere dagli errori contenuti in alcune domande, per l’esasperato nozionismo portato all’accesso che non ha in alcun modo consentito, hanno accusato molti candidati, di valutare le capacità didattiche e la predisposizione all’insegnamento degli aspiranti docenti. E in tal senso ancora più grottesca è sembrata la sorte toccata a migliaia di docenti che, pur non abilitati, hanno accumulato diversi anni di insegnamento, ai quali non è stato riconosciuto alcun merito o titolo di servizio nella prova di accesso al Tfa, parificandoli ai semplici neolaureati. Ciliegina finale, invero assai indigesta, di questa farsa dei test per il Tirocinio Formativo Attivo, l’esosa tassa di iscrizione richiesta dalle università italiane, presso cui si sono svolte le prove, che si sono intascate la bellezza di 100-120 euro per ogni candidato su ogni singola classe di concorso; fatto che ha costretto qualche aspirante docente in grado di insegnare più materie a sborsare fino a 500 euro per un semplice test di ammissione. Che guarda caso hanno superato in pochissimi, in attesa della seconda e poi addirittura della terza prova di accesso. E la lettera di una docente precaria che qui di seguito pubblichiamo sintetizza al meglio lo stato d’animo di chi si è sottoposto a queste prove.

“Vorrei esprimere tutto il mio sdegno per i criteri e soprattutto per i contenuti del test utilizzato per valutare le conoscenze e le competenze di aspiranti insegnanti di Lettere che
hanno sostenuto la prova di selezione per la classe A043/050 ieri 25 luglio. Molti di loro, e tra questi anche io, sono considerati assolutamente in grado (a fronte dei titoli e dell’esperienza posseduti) di accedere direttamente a concorsi per ricercatore o docente universitario, mentre potrebbero essere, anzi lo saranno sicuramente, esclusi dalla possibilità di acquisire il titolo di accesso per insegnare nelle scuole secondarie. E tutto questo perchè magari non hanno saputo rispondere a domande sull’anno di edizione di una raccolta poetica presso un determinato editore, piuttosto che individuare quale stato africano NON confina con un altro, o sull’autore di un testo del livello del Cardillo Addolorato o ancora l’anno della fondamentale battaglia di Ulm nel quadro delle guerre napoleoniche (faccio presente che un’insegnante di ruolo di Lettere in servizio nella mia provincia è convinta che il plurale della parola melanzana sia “melenzane”…).
Potrei proseguire puntualmente, ma mi limiterò a dire che forse sarebbe stato più interessante capire il perchè fu pubblicato il dizionario della Crusca piuttosto che chiedere l’anno della sua prima pubblicazione, capire perchè Tasso decide di cambiare il titolo al suo poema piuttosto che chiedere di individuare l’anno della prima edizione della Gerusalemme Conquistata e così via di nozione in nozione… Dico cose note, soprattutto note a voi del Ministero, che questo metodo di selezione avete pensato e i cui contenuti avete approvato: metodo degno del peggior (magari fosse il migliore) autore di parole crociate/enigmista, metodo che premia senz’altro gli assidui e giovani consumatori di wikipedia (tutte le risposte richieste erano facilmente reperibili su tale sito), metodo che si piega al più bieco nozionismo e che è lontanissimo da ogni oggettivo ed effettivo criterio di valutazione che dovrebbe selezionare docenti per le nuove generazioni. Non UNA domanda di storia italiana (quella riferita al Sillabo del 1864 era obiettivamente più che secondaria), non UNA domanda di grammatica o sintassi (eppure noi tutti eravamo lì per poter essere selezionati come docenti di lingua italiana), non UNA domanda di geografia italiana e per la geografia europea la domanda era limitata all’indicazione del lago più esteso, non UNA domanda legata alla costituzione, alla cittadinanza o alla convivenza civile, non UNA domanda di definizione di tipologia testuale, in breve non UNA domanda che avesse un legame con il tipo di insegnamento che molti di noi lì presenti avevano già da anni “erogato al consumatore finale” di tutta questa “cultura”, ovvero agli alunni.
Sono davvero indignata: la selezione a cui siamo stati sottoposti è stata una vergogna, un’offesa per tutti quelli che erano lì e che da settimane se non da mesi stavano studiando in molti casi togliendo tempo alla famiglia o al riposo notturno, confidando nel fatto di aver almeno diritto di essere trattati come esseri pensanti se non proprio esseri umani. Ho trovato molto più seri i test INVALSI che sono stati invece “somministrati” (ma voi il dizionario della Crusca lo consultate mai?) agli allievi delle nostre scuole: nozionistica anch’esso ma più serio ed almeno costruito in modo da dimostrare di aver un po’ studiato, anche se solo un po’. Per prepararmi a queste selezioni, sorrido al pensarlo, ho utilizzato i test di ammissione proposti per le SSIS: un abisso. Almeno in quel caso si cercava di capire non soltanto se la persona in esame avesse studiato, ma anche se fosse capace di studiare e di rielaborare i contenuti, ma sto sbagliando io: il Ministero probabilmente non cerca contenuti ma solo contenitori.
Complimenti a quanti hanno avallato il metodo, il sistema e le domande selezionate che non hanno in alcun modo premiato la preparazione, ma soltanto l’abilità di chi è riuscito a far passare un semplicissimo strumento informatico collegato ad internet, dal momento che le domande proposte per nulla miravano a cogliere le potenzialità degli esaminandi, ma solo a premiare il nozionismo della migliore tradizione di Dottrina e Scolastica: elenchi di cronologie, atlanti geografici.
Per i test degli anni a venire vi suggerirei di inserire anche una simpatica cartina muta, magari includendo le stazioni di rilevamento dell’Antartide, oppure di chiedere di riconoscere l’autore di qualche atto notarile del 1327… penso che autori come Boccaccio o Guicciardini non se ne avranno a male, visto che per la selezione della classe A051 a loro sono stati preferiti Intellettuali della levatura di un Lasca indimenticabile autore dell’immortale e imprescindibile “Le cene”.
Voi ci trattate da minus habentes, ma con il test di ieri vi siete coperti di ridicolo. Ciò mi duole molto, ma ogni disillusione (quella ad esempio sulla correttezza intellettuale di chi concepisce le selezioni) serve a far crescere la coscienza”.

Francesca Chiocci

P.S. sinceramente tutto quello che voi ci avete propinato valeva molto meno dei € 100.00 che ci avete chiesto di pagare per farci prendere in giro