Il nucleare in Iran si tinge di giallo

ahmadinejadIl nucleare in Iran si tinge di giallo. Dopo che sotto natale Israele minacciava lo scoppio della terza guerra mondiale se Theeran avesse continuato le sue ricerche sull’atomo, si sono succeduti episodi inquietanti. In primis l’uccisione di cinque personaggi legati alla ricerca nucleare iraniana.
Il responsabile della Difesa iraniana, Ahmad Vahidi, ha riconosciuto che non è possibile garantire piena sicurezza agli scienziati. E ne ha specificato i motivi: personale non qualificato; buchi nella sorveglianza; difficoltà nell’individuare chi ha priorità nel servizio di tutela; scarsa collaborazione con l’intelligence.
Nel governo iraniano ora c’è burrasca tra chi vorrebbe usare la linea morbida, pur di portare a casa il risultato nucleare, e i pasdaran che premono per una rappresaglia contro il nemico, individuato prima in Israele, quindi negli Usa: i due paesi sospettati dagli iraniani di condurre la guerra segreta con l’aiuto di oppositori interni. E per Gerusalemme gli attentati di ieri (India, Georgia) sono la prova che la ritorsione – parziale – è arrivata.
Nel frattempo la ricerca prosegue.  E’ notizia di oggi che l’Iran utilizzerà per la prima volta la sue barre di combustibile nucleare prodotte nel suo reattore di ricerca di Teheran, alla presenza del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Lo riferisce l’agenzia Isna citando il vicepresidente del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale, Ali Bagheri.
Per non alimentare nuove tensioni, in via esclusiva la tv iraniana Al Alam ha detto che il governo ha inviato una lettera al commissario Ue per gli Affari esteri, Catherine Ashton, in cui sostiene di essere pronto a “nuovi colloqui costruttivi sul suo programma nucleare”. Inoltre il ministero del Petrolio iraniano ha smentito la notizia diffusa dai media statali secondo cui Teheran avrebbe tagliato le esportazioni di greggio a sei Paesi Ue tra cui l’Italia.
La partita continua a tinte sempre più fosche.