L’Ecuador tra boom economico e debiti internazionali

Oggi l’economia ecuadoriana, dopo decenni di crisi, vive un discreto periodo di boom economico, grazie allo sfruttamento delle risorse petrolifere e minerarie, e soprattutto, alle scelte importanti fatte dal governo in campo internazionale.

L’Ecuador dal 1976 al 2006 ha sottoscritto diversi contratti di debito con gli istituti finanziari internazionali e il movimento “Ecuador Jubileo 2000” si è interessato proprio a questi contratti cercando di capire come il debito si fosse formato e che cosa il Paese stesse pagando annualmente.
La chiesa Cattolica aveva chiesto durante il Giubileo del 2000 la cancellazione dei debiti dei paesi del Sud del Mondo e la battaglia del Movimento, dopo una campagna di sensibilizzazione durata 7 anni, ha portato il governo a far ratificare un audit cittadino per capire quanto il debito fosse trasparente e legittimo (un audit del debito significa infatti analizzare tutte le condizioni in cui uno Stato ha contratto del debito, serve a determinare inoltre se il debito è illegittimo e non deve essere pagato).
La storia dell’indebitamento inizia per l’Ecuador nel 1973, anno in cui lo shock petrolifero portò il prezzo del barile a triplicare in pochi mesi, e a guadagni elevati ed inattesi per gli emiri che si trovarono quindi con una grande quantità di petrodollari. Questi soldi furono depositati nelle banche del Nord del mondo e da qui le grandi banche internazionali li collocarono in grande quantità in Sud America a bassi tassi di interesse.
In tre anni l’Ecuador si indebitò così di 3 miliardi di dollari: uno per la spesa militare, uno per alcuni progetti di sviluppo, uno per rimborsare il debito dal momento che i prestiti erano annuali.
Le sottoscrizioni di questi contratti furono firmate dalla giunta militare che, appoggiata dagli USA, governava il paese facendo gli interessi degli Stati Uniti.
La situazione rimase sostenibile solo fino all’aumento da parte della Federal Reserve dei tassi di interesse, dal 6% al 21%, scelta che provocò una profonda crisi in tutto il Sud America.
Dal momento che l’Ecuador possiede molti depositi minerari la Banca Mondiale decise comunque di rinegoziare nuovi prestiti a patto di attuare dei piani di aggiustamento strutturale(riduzione della spesa pubblica, congelamenti di stipendi e salari e infine privatizzazioni), così da ripagare il debito ma l’effetto fu invece quello di bloccare l’economia e il paese.
A seguito dell’audit si scoprì che molti debiti dell’Ecuador avevano molti indizi di illegittimità,
i risultati hanno evidenziato ad esempio diversi casi di anatocismo, ovvero interessi pagati sugli interessi di debiti precedentemente contratti, dichiarati poi illegittimi.
La commissione consigliò quindi al governo di sospendere il risarcimento di questi debiti e
dal 2008 il pagamento fu sospeso. Il governo propose ai creditori un cambio dei titoli pagandoli il 30% del loro valore, più del 90% dei possessori di titoli accettarono la proposta in questo modo l’Ecuador riuscì a recuperare 3 miliardi di dollari, circa il 30% di tutto il debito pubblico.
Con meno debiti internazionali il governo è riuscito ad indirizzare i soldi in spese pubbliche: la spesa per la salute è passata dal 4% al 15%, quella per l’educazione dal 12% al 22%.
I risultati di questo audit sono stati eclatanti e hanno portato alla rottura dei rapporti con il Fondo Monetario Internazionale e con la Banca Mondiale. Ora il paese guarda alla Cina come partner commerciale esclusivo, dal momento che offre crediti a tassi di interesse molto alti e non impone condizioni di politica economica come gli organi internazionali della Banca Mondiale, la maggior parte delle vendite di petrolio inoltre si sono spostate dall’America del Nord all’Asia.
La Cina sta investendo molto nel paese ecuadoriano, con infrastrutture e contratti esclusivi, il prossimo passo per il movimento “Ecuador Jubileo 2000” potrebbe essere proprio quello di un nuovo audit cittadino per studiare i debiti che l’Ecuador sta nuovamente maturando.