Cervelli in fuga da Civitavecchia (1)

flavio della salaCIVITAVECCHIA – I “cervelli in fuga” dall’Italia sono ormai argomento di forte attualità. Soprattutto in questo periodo di grave crisi economica e occupazionale le storie di giovani talentuosi che abbandonano il Paese sono sempre più ricorrenti. Gli spostamenti per migliorare la propria condizione o inseguire le proprie aspirazioni fanno senz’altro parte di una storia generazionale ed italiana molto diffusa (da sud a nord, dall’Italia all’estero, dal piccolo centro alla grande città). Ragazzi il più delle volte laureati che non trovano sbocchi professionali nel luogo in cui vivono, nonostante referenze e curriculum di tutto rispetto che provocano solamente rabbia e frustrazione quando ci si accorge che persone con molta meno formazione, e qualche raccomandazione, occupano addirittura postazioni di potere politico ed amministrativo. Civitavecchia in questo senso non fa eccezione. Sono decine i ragazzi della nostra città che, dopo essersi brillantemente laureati e stanchi di attendere un lavoro che non arriva, hanno deciso di emigrare, all’estero o in altre parti d’Italia, in cerca d miglior fortuna. O semplicemente in cerca di datori di lavoro in grado di apprezzarne e valorizzarne le capacità. Con questa prima puntata Centumcellae News inaugura una nuova inchiesta sui giovani “cervelli in fuga” da Civitavecchia, cominciando dalla storia di Flavio Della Sala,  30enne laureato in chimica e tecnologia farmaceutiche alla Sapienza il quale ha vinto un dottorato di ricerca che svolge presso l’università di St Andrews, in Scozia, dove si è trasferito.

Flavio, quando hai lasciato Civitavecchia?

“Sono andato via da pochi mesi, nel gennaio 2011. Ho avuto un’opportunità irripetibile per svolgere questo dottorato a St Andrews e non ci ho pensato due volte”.

Ti eri già trasferito fuori città per altri periodi di tempo? Per che genere di esperienze?

“Sì, non è la prima volta né che lascio Civitavecchia né che mi trasferisco all’estero. Due anni fa sono stato vincitore di una borsa Leonardo post-laurea per un tirocinio all’estero che ho svolto a Karlsruhe, in Germania, da ottobre 2009 a maggio 2010. Una esperienza bellissima e molto formativa”.

Al di là delle ovvie differenze culturali e linguistiche che esistono tra città e Paesi diversi, tra i coetanei dei diversi luoghi dove hai vissuto hai notato aspirazioni, predisposizioni differenti?

“Fondamentalmente no. Le aspirazioni sono praticamente le stesse di noi ragazzi italiani. Ciò che però ho notato tra i miei coetanei all’estero è una maggiore predisposizione allo spostamento dal proprio luogo di nascita per motivi di lavoro. In altri Stati è una condizione che i giovani accettano con maggior naturalezza e che pertanto affrontano anche con più serenità”.

Hai sempre visto il tuo futuro lavorativo fuori da Civitavecchia?

“Sì, essenzialmente perché al momento della scelta del corso di laurea da frequentare sapevo già che a Civitavecchia non ci sarebbero stati sbocchi lavorativi per il mio background di studi. Ne ero consapevole e ho rafforzato sempre più questa mia convinzione negli anni. Intraprendere qui a Civitavecchia una carriera con la mia formazione universitaria è davvero proibitivo”.

E dall’Italia?

“Dall’Italia in realtà no. Anche se in questo periodo mi trovo all’estero, credo di essere pronto anche a tornare se le condizioni lavorative me lo permetteranno. Certo la situazione nel nostro Paese in questo momento è veramente difficile e poco incoraggiante a livello di sbocchi professionali e certezze di vita. E questo rende estremamente complicato fare previsioni o addirittura progetti di vita a lungo termine”.

Credi che tornerai un giorno a Civitavecchia?

“Non credo di tornare stabilmente a vivere a Civitavecchia, per i motivi di cui ho parlato prima. Se è già difficile ipotizzare un rientro in Italia figurarsi a Civitavecchia”.

Pensi che una persona della tua età quando va via lo faccia sempre per scelta o c’è una parte che resterebbe ma si trova in qualche modo “costretta” ad andarsene?

“Non sempre si va via per scelta, ma possono esserci una serie di fattori che possono spingere una persona a lasciare la propria città senza troppi rimorsi. Civitavecchia è la mia città ma francamente, e pur con rammarico, so che vivendo e lavorando altrove non rinuncio a particolari opportunità che questa città non è in grado di offrire”.

 

Simone Pazzaglia